Il talento non viene tramandato nei geni, viene trasmesso nella mentalità. SCHEDA DEL LIBRO
A chi lo consiglio A qualsiasi persona. Cosa impari "Mindset" ci porta in un viaggio di evoluzione della nostra mentalità. Scoprirai quanto i nostri pensieri siano capaci di influenzare le nostre azioni e che un piccolo cambiamento di mentalità può avere un forte impatto sulla nostra capacità di migliorare. Dweck sostiene che quando si tratta delle nostre convinzioni sull'apprendimento di successo, le persone cadono in uno dei due campi: quelli che credono nel primato del talento innato e di coloro che credono nell'importanza fondamentale della pratica e dell'impegno costante. Le persone del primo gruppo che descrive come aventi una "mentalità statica", quelle del secondo una "mentalità dinamica". Leggendo questo libro scoprirai qual è il tuo approccio nei diversi aspetti della tua vita: lavoro, sport, famiglia, vita sociale, nel mondo degli affari e in generale la tua propensione, o meno, all'apprendimento. Descrizione e frasi salienti Si tratta di un libro molto noto in tema di crescita personale e devo ammettere che mi ha sempre suscitato una forte curiosità. Dopo averlo letteralmente divorato in neanche due settimane, devo dire che non ha disatteso le mie aspettative, anzi, le ha superate per il semplice fatto che il titolo può apparire fuorviante circa gli argomenti trattati. Dweck affronta il tema del mindset, adattandolo a diversi ruoli: insegnanti, alunni, genitori, CEO, sportivi e in generale alla propensione di ognuno nell'adottare una mentalità "statica" o "dinamica". Che tu sia un genitore, un insegnante, un CEO, un dipendente, uno studente, non importa. Questo libro fa per te. Carol Dweck è docente di psicologia presso la Standford University. Ha insegnato alla Columbia University di New York e ad Harvard. Considerata come una delle maggiori autorità mondiali nel campo degli studi sulla personalità, della psicologia sociale e della psicologia dello svilupo. Mentalità statica vs mentalità dinamica "Io non divido il mondo in deboli e forti o in successi e fallimenti. Lo divido in chi apprende e chi non apprende." Le persone con una mentalità statica non sono disposte a correre rischi, proteggono gelosamente la propria immagine e sono terrorizzate dal pensiero di commettere errori. Credono che il talento e l'intelligenza siano cose con cui le persone nascono e le reputano generalmente fisse e immutabili. Caratteristiche della mentalità statica:
Le persone con una mentalità dinamica, invece, vedono gli errori come opportunità di apprendimento. Accolgono il rischio e sono aperti ai feedback, comprese le critiche costruttive. Vedono il talento come un punto di partenza, non come un dono. Apprezzano il duro lavoro e l'applicazione e a differenza di chi ha la mentalità statica non vedono l'intelligenza come fissa e immutabile. I punteggi ei livelli dei test ci dicono solo dove si trovano le persone e nulla su dove potrebbero arrivare o cosa potrebbero raggiungere con il duro lavoro. Le persone con mentalità di crescita, afferma Dweck, hanno più successo, più aperte all'apprendimento e più felici. Sono consapevoli che il fallimento può essere doloroso, ma lo vedono come un problema da affrontare e da cui imparare. Caratteristiche della mentalità dinamica:
Insegnare il "mindset dinamico" ai bambini "Dobbiamo insegnare ai nostri studenti ad amare l'apprendimento e ad imparare e pensare da soli". Secondo l'autrice, sin da bambini si può insegnare ad adottare una mentalità dinamica, Dweck sostiene che dobbiamo insegnare ai nostri figli che ciò che è importante è il loro potenziale. Non basarsi solo su una fotografia del momento, ma comprendere dove potrebbero arrivare con il duro lavoro, il sostegno e la dedizione. Un bambino potrebbe avere un'attitudine per una materia, uno sport o un'arte, ma dovrà lavorare costantemente per migliorare. Ecco alcuni insegnamenti che puoi trarre da questo libro:
Mindset è un libro incredibilmente utile per comprendere come coltivare la propria mentalità per raggiungere traguardi inaspettati nella propria vita, ispirando le persone che ci stanno attorno. Adesso vuoi leggere altri libri di crescita personale? Se hai 5 secondi lascia un feedback, bastano due CLICK e condividi la recensione! Segui le pagine Linkedin e Facebook per rimanere aggiornato. La vendita è una combinazione tra arte, scienza e neuroscienza." SCHEDA DEL LIBRO
A chi lo consiglio Figure commerciali, manager, professionisti della vendita, imprenditori e liberi professionisti.. Cosa impari Vendere è uno dei principali problemi - se non il principale - di tutte le aziende e continua ad esserlo non tanto per la difficoltà di mettere in pratica strategie di vendita, ma quanto per la cattiva gestione delle emozioni durante tutte le fasi. Significa avere la capacità di valutare esattamente il cliente potenziale, di capirne la personalità e di adattare il proprio stile all'interlocutore per creare un rapporto e un clima di fiducia. Comprendere il suo punto di vista e riuscire a dominare la conversazione con sicurezza e assertività. Leggendo questo libro capirai che l'intelligenza emotiva gioca un ruolo fondamentale, considerando che la vendita si rivolge prima di tutto al cervello primitivo, ovvero l'amigdala, responsabile delle nostre emozioni. Questo perché acquistiamo influenzati da impulsi emotivi e poi lo giustifichiamo con la razionalità. Approcciarsi in maniera più professionale ed empatica, significa applicare la neuroscienza e l'intelligenza emotiva nei tuoi processi di business. Descrizione e frasi salienti Avrei voluto acquistare questo libro da diverso tempo, ma un giorno entrando il libreria mi sono convinto di quanto fosse importante leggerlo in questo periodo storico. Qualsiasi professionista della vendita è cosciente del fatto che un libro non può trasformare uno scarso venditore in un esperto. Premesso questo, ritengo questo libro utilissimo per approcciarsi al proprio interlocutore in maniera più umana, diretta e sicuramente maggiormente efficace. Fare le domande giuste, ascoltare in maniera attiva, gestire le proprie emozioni, creare un clima di fiducia durante l'intero processo di vendita, mantenere un equilibrio tra i risultati sperati e quelli ottenuti, ma soprattutto comprendere le problematiche e i bisogni del potenziale cliente. Sembrano banalità, eppure in poco più di duecento pagine ho trovato degli strumenti facilmente attuabili, che potrebbero tornare utili anche nella tua vita professionale. Un libro altamente consigliato a chi fa della vendita il proprio mestiere o a chi vuole semplicemente approfondire il tema dell'intelligenza emotiva per interagire in maniera efficace con le persone. Rinvio della gratificazione "La corsa non la vincono i più veloci, ma quelli che continuano a correre". Mi preme riportare un interessante esperimento che riassume un concetto molto sottovalutato. Ovvero che i migliori professionisti della vendita sono quelli che non si arrendono se non ottengono risultati istantanei: questa è una delle differenze abissali tra un esperto e un principiante. Soprattutto in virtù del fatto che tutte le interazioni commerciali si chiudono tra le 5 e le 12 interazioni e molti si fermano alle prime. Un esperimento condotto nel 1972 dal Dott. Walter Mischel su un gruppo di bambini face emerge la differenza tra i due approcci appena citati. Mischel divise un gruppo di bambini di 4 anni e mise un marshmellow di fronte ad ognuno e disse loro che sarebbe tornato dopo 20 minuti, promettendo che se non lo avessero mangiato ne avrebbero ricevuto un altro. Alcuni lo mangiarono subito, altri no. Dopo 10 anni si mise in contatto con gli stessi bambini e scoprì che quelli che non avevano mangiato il dolcino avevano ottenuto risultati migliori a scuola e avevano migliori capacità socio-relazionali. Nella vendita non si può avere fretta. Bisogna avere la lucidità di lavorare con i prospect giusti, di gestirli nei tempi corretti e di valutare quali sono le migliori attività in termini di ricerca di nuovi clienti o di sviluppo delle relazioni. Compreresti da te stesso? Sei autentico? "La fiducia in se stessi deriva dalla consapevolezza della propria preparazione. E quando sei preparato, puoi rilassarti ed essere te stesso." La base caratteriale di ogni venditore è che se non crede nelle proprie capacità, certamente non sarà in grado di convincere nessuno. I venditori che fanno registrare punteggi elevati sono quelli che nonostante la forte autostima personale, riescono a riconoscere gli errori, a modificare gli atteggiamenti e a perfezionarsi sempre. Un altro concetto che ho apprezzato molto è legato all'autenticità. I migliori venditori, oltre ad essere preparati, sono quelli maggiormente credibili e che trasmettono sincerità. Un discorso e una presentazione perfetta non sempre bastano per influenzare un potenziale cliente, se alla base non c'è un approccio autentico. Di conseguenza risulterà artefatta anche la soluzione proposta. Affronta le obiezioni, non cercare di vincerle "Non tentate di superare le obiezioni: fatele venire fuori." Generalmente viene sempre insegnato che le obiezioni vanno vinte e che bisogna essere preparati a rispondere in maniera perfetta e quasi sistematica quando si viene contraddetti. Tutto bello, ma io sono maggiormente d'accordo con l'autrice, che sostiene una tesi opposta. Stanley consiglia di stimolare le obiezioni, ovvero di affrontarle in modo da anticipare eventuali problematiche in una fase successiva. Spesso ci sentiamo dire che il budget proposto non era in linea con le aspettative, oppure che non era il timing giusto per investire in un progetto, o peggio ancora, che si trattava di una soluzione non di particolare interesse. Nessuno vuole perdere tempo: né il venditore né il potenziale cliente. Perché non adottare un atteggiamento empatico e affrontare insieme alcune obiezioni? Affrontare i problemi prima che si creino e mettersi nei panni del cliente è possibile, grazie all'intelligenza emotiva. Aspetta, non scappare! Adesso vuoi leggere altri libri sulla vendita? Se hai 5 secondi lascia un feedback, bastano due CLICK e condividi la recensione! Segui le pagine Linkedin e Facebook per rimanere aggiornato, oppure vai nel blog. Le persone dipendenti hanno bisogno degli altri per ottenere ciò che vogliono. Le persone indipendenti possono ottenere ciò che vogliono attraverso i propri sforzi. Le persone interdipendenti possono combinare i propri sforzi con quelli degli altri per raggiungere i più grandi successi.” SCHEDA DEL LIBRO
A chi lo consiglio A qualsiasi persona. Cosa impari Covey in questo bellissimo libro ti rivelerà quali sono i passi cruciali per iniziare un percorso di crescita personale e professionale, il cui obiettivo può essere quello di raggiungere obiettivi e successi, o semplicemente per condurre una vita equilibrata e appagante. L'autore pone innanzitutto particolare importanza all'individuazione dei propri valori e principi, veri punti cardine della propria esistenza. Le 7 regole di Covey hanno l'obiettivo di sviluppare l'efficacia di ognuno di noi e di raggiungere un equilibrio personale che possa portare all'interdipendenza. Tale percorso può essere raggiunto attraverso l'applicazione di una serie di azioni e abitudini che ti permetteranno di poter essere efficace con te stesso, raggiungendo una leadership personale, e di conseguenza con gli altri. Descrizione e frasi salienti Come di consueto mi preme raccontare il perché ho deciso di acquistare il libro. Innanzitutto ritengo che il titolo possa disincentivare all'acquisto, in quanto può risultare banale e poco interessante ad un pubblico non incline allo sviluppo di una carriera personale. In realtà, sono stato attratto da questa lettura proprio perché tratta argomenti legati sia alla sfera personale che a quella professionale. L'ho acquistato dopo aver letto parecchie recensioni che hanno confermato la mia sensazione iniziale. Ovvero che si tratta di uno dei libri di crescita personale più completi in assoluto. Soprattutto considerando che la pubblicazione pur risalendo al lontano 1989, ancora oggi, in seguito a varie ristampe, rimane una vera e propria pietra miliare dell'argomento. Il libro ti fornirà una serie di consigli e strategie per migliorare l'efficacia della tua vita. Partendo dall'individuazione dei valori e dei principi, dall'ottimizzazione del tempo, fino all’instaurare e consolidare sane abitudini. Personalmente ho apprezzato il capitolo legato allo sviluppo della mentalità vincere/vincere, che non significa che dovrai ambire a diventare lo sportivo più importante del mondo, ma sposare un approccio win-win con tutte le persone con cui avrai a che fare. Affinché avvenga un cambiamento nella tua vita, dovrai necessariamente partire dal costruire un equilibrio personale e un'autodisciplina che ti permetterà di raggiungere piccoli obiettivi quotidiani. Stephen Covey è stato uno dei massimi esperti di leadership a livello internazionale, un insegnante, un consulente aziendale ed è stato fondatore dell'ex Covey Leadership Center e co-presidente della Franklin Covey Company. Oltre a questo libro ha scritto diversi volumi che hanno ispirato milioni di persone in tutto il mondo. Le 7 regole delle persone efficaci “Le persone efficaci non sono orientate ai problemi; sono orientate alle opportunità. Esse nutrono le opportunità ed affamano i problemi." L'autore sostiene che il nostro carattere può essere allenato, coltivato e migliorato attraverso lo sviluppo di abitudini che inseriamo gradualmente e che consolidiamo nel tempo. Una frase riportata nel libro riassume perfettamente questo concetto: "Semina un pensiero e raccoglierai un’azione, semina un’azione e raccoglierai un’abitudine, semina un’abitudine e raccoglierai un carattere, semina un carattere e raccoglierai un destino." Tutti noi nasciamo neonati, quindi dipendenti: siamo nutriti e sostenuti dai nostri genitori. Nel tempo diventiamo sempre più indipendenti e man mano che cresciamo diventiamo anche interdipendenti, ovvero iniziamo a comprendere l'importanza delle persone nella nostra vita. Alcuni individui però, pur crescendo, rimangono persone dipendenti e la loro felicità è strettamente legata a qualcuno o a qualcosa. Le 7 regole di Covey hanno l'obiettivo di sviluppare l'efficacia di ognuno di noi e di raggiungere un equilibrio personale che possa portare all'interdipendenza. Il punto di partenza è accettare il proprio carattere, definire i propri valori e sviluppare la motivazione. Raggiungere l'indipendenza, secondo l'autore, ti permetterà di ambire all'interdipendenza, che produce risultati maggiori. Per raggiungerla devi coltivare ciascuna delle seguenti regole:
Non andrò nello specifico di ogni voce, altrimenti perderai il gusto di iniziare questa bellissima lettura. Per facilitarti a comprendere i contenuti del libro, ho identificato 7 domande che ti porrai dopo aver letto il libro:
Adesso vuoi leggere altri libri di crescita personale? Se hai 5 secondi lascia un feedback, bastano due CLICK e condividi la recensione! Segui le pagine Linkedin e Facebook per rimanere aggiornato. Il fossato è il lavoro lungo e impegnativo che si rende indispensabile per passare dalla condizione del principiante a quella di chi padroneggia completamente la materia. SCHEDA DEL LIBRO
A chi lo consiglio A qualsiasi persona. Cosa impari "Il vicolo cieco" di Seth Godin è un piccolo libro di crescita personale, pieno di insegnamenti e lezioni di vita. L'autore ti spiegherà come, a volte, è importante rinunciare a qualcosa: un lavoro, una relazione o un progetto. Questo ragionamento è legato alla logica del fossato, principio cardine del libro, che rappresenta la differenza tra chi persevera e chi si ferma prima delle difficoltà che si manifestano lungo un percorso che affrontiamo. Ci sono due scelte: mollare o superare il fossato. Il fossato è il segreto del successo. Chi investe risorse e tempo nel lungo termine è destinato a raggiungere con più probabilità i propri obiettivi. Il vicolo cieco è una noia mortale e non porta da nessuna parte. Se vuoi scoprire se vale la pena o meno superare il fossato nella tua vita, leggi la recensione. Descrizione e frasi salienti Ho acquistato questo libro con l'assoluta di sicurezza di leggere un libro interessante. Le capacità di scrittura di Seth Godin non sono in discussione - essendo uno dei maggiori esperti di marketing - che conferma anche in un libro legato sicuramente alla crescita personale e non di certo al marketing. Chiaro, conciso ed efficace: "straight to the point" direbbero gli inglesi. Godin ha scritto certamente libri più celebri di questo, ma ciò non toglie che la sua carriera da marketer sia stata influenzata dalla sua caparbietà e della voglia di raggiungere grandi obiettivi. Non a caso è in assoluto uno dei più importanti marketer al mondo, citato in decine di libri, articoli, video e continua ad offrirci contenuti di valore ogni giorno. E' proprio per queste ragioni che ritengo "Il vicolo cieco" un libro sicuramente credibile e utile, vista la sua esperienza e la sua capacità di trasmettere messaggi di valore in maniera semplice e nel modo più diretto possibile, senza giri di parole. Ritengo sia il suo elemento differenziante rispetto ad altri noti esperti del settore. La logica del fossato "Quasi tutto ciò che vale la pena di fare nella vita è regolato dalla logica del fossato." Il fossato è punto cardine di un percorso intrapreso e rappresenta il momento in cui o ci si ferma o si continua a proseguire, affrontando tutte le difficoltà. E' la differenza tra l'esperto e il principiante, tra l'improvvisato e il professionista. La sfida non è quella di iniziare qualcosa, ma di portarla avanti nel tempo. Nonostante tutto. Come riporta Godin all'interno del libro, la consapevolezza di trovarsi nel fossato non rende l'esperienza più gradevole, ma può aiutare ad attraversarlo più in fretta adottando le soluzione più opportune. Vicolo cieco o fossato? "Il vicolo cieco è una noia mortale." Chi di noi non è mai entrato in un vicolo cieco? (ovviamente metaforicamente parlando). Il concetto del vicolo cieco è legato alla nostra incapacità di scappare da situazioni negative, che non ci porteranno a nulla se non al fallimento o ad una vita noiosa e poco appagante. La difficoltà, molto spesso, è quella di non riconoscere il fossato o il vicolo cieco. Lo si può scoprire solo arrivando almeno a metà percorso. Pensiamo ad una maratona: alcuni mollano già decimo chilometro, chi al ventesimo e molti al trentesimo perché non superano il fossato. Ma nessuno abbandona al quarantesimo, perché ha già superato il fossato e deve solo stringere i denti per un paio di km. Chi sarebbe capace di abbandonare quando oramai scorge la linea d'arrivo? Questo insegnamento è un esempio che rappresenta un po' la vita di tutti noi: quando iniziamo un nuovo sport, una nuova attività, un nuovo business o una relazione. Spesso è utile (per non logorarsi nel tempo) mollare prima del previsto, quando si ha la sensazione di stare per entrare in un vicolo cieco, altre volte invece, è solo l'inizio del fossato e dobbiamo fare qualsiasi cosa per superarlo. I vincenti comprendono che sopportare un dolore adesso, evita di patirne uno più grande in futuro. Adesso vuoi leggere altri libri di crescita personale? Se hai 5 secondi lascia un feedback, bastano due CLICK e condividi la recensione! Segui le pagine Linkedin e Facebook per rimanere aggiornato. “Gli eventi che non sono ripetibili vengono ignorati prima che accadano e sopravvalutati dopo (per un po’ di tempo). Dopo un Cigno nero, come quello dell’11 settembre 2001, la gente si aspetta che si ripeta, quando invece le sue probabilità sono diminuite.” Nassim Taleb SCHEDA DEL LIBRO
A chi lo consiglio A qualsiasi persona. Cosa impari "Il Cigno nero" di Nassim Nicholas Taleb esplora l'aspetto psicologico di ciò che percepiamo come eventi casuali, dimostrando che in realtà si rivelano essere più probabili di quanto pensiamo. Taleb chiama questi "Cigni neri" in base all'unica certezza europea che tutti i cigni fossero bianchi. Secondo l’autore, molti avvenimenti e grandi scoperte ne subiscono la logica: l’attacco alle torri gemelle del 2001 non sarebbe mai avvenuto se fosse stato previsto e, allo stesso modo, lo Tsunami del 2004 avrebbe fatto poche vittime qualora lo si fosse atteso. Il libro ci offre una migliore comprensione dei nostri difetti quando si tratta di fare previsioni. Questo può aiutarci a riconoscere quando il nostro giudizio è offuscato dalla nostra propensione nel cercare conferma di quello che già pensiamo, ignorando qualsiasi tesi contraria. Quello che l'autore chiama "fallacia narrativa" e "bias di conferma". Inoltre, imparerai perché pensare come un tacchino potrebbe essere dannoso per la tua salute e per la tua vita. Descrizione e frasi salienti Non potevo esimermi dal leggere un libro di tale importanza. "Il Cigno nero" di Taleb è un saggio che accorpa in unico testo materie come storia, economia, filosofia, scienze e matematica. Per tale ragione, può risultare poco scorrevole e necessita di una lettura approfondita (non è la classica lettura serale, per intenderci). L'autore dimostra una completa padronanza in ogni materia, avvalorata da un approccio scettico alla conoscenza - si definisce un empirista scettico - di cui ne fa una filosofia di vita (vedi "L'antibiblioteca di Umberto Eco": l'importanza dei libri non letti) e invita il lettore a non trattare la conoscenza come un tesoro, ma come un processo in continua evoluzione. Taleb si presenta come arrogante, sicuro di sé, completamente fuori dagli schemi e ipercritico con dirigenti, banchieri e illustri pensatori, ma nel contempo l'ho trovato brillante e geniale. A tratti divertente, a tratti noioso. Tutto il contrario di tutto. Questo libro può essere amato o odiato, non ci sono mezze misure. La prima metà di questo libro è la più forte e riassume in gran parte i concetti chiave, dopo di che Taleb tende a ripetersi un po' e potrebbe risultare prolisso. Ammetto di non avere le competenze per confermare se tutto quello che riporta si avvicina alla realtà, ma a prescindere da questo, la ritengo una lettura indispensabile perché porta ad aprire mente e aiuta a sviluppare il pensiero critico. Cosa sono i "cigni neri" “Gli eventi che non sono ripetibili vengono ignorati prima che accadano e sopravvalutati dopo (per un po’ di tempo). Dopo un Cigno nero, come quello dell’11 settembre 2001, la gente si aspetta che si ripeta, quando invece le sue probabilità sono diminuite.” Un cigno nero era usato fin dai tempi dei romani come esempio di qualcosa di così raro da non esistere, ed era opinione diffusa in Europa che tutti i cigni fossero bianchi. Poi, un giorno, un esploratore olandese in Australia ha avvistato un cigno nero e da lì è stata demolita ogni credenza sulla visione del mondo. I cigni neri sono eventi che la gente ingenuamente presume non accadranno. Ma quando si manifestano, sostiene, li facciamo apparire retroattivamente plausibili piuttosto che accettare che la casualità abbia una forte influenza. L'effetto di un cigno nero, però, non è lo stesso per tutti noi. Alcuni ne saranno fortemente influenzati, altri quasi per niente. Il potere del loro effetto è in gran parte determinato dal tuo accesso a informazioni rilevanti: più informazioni hai, meno è probabile che tu venga colpito da un cigno nero; e più sei ignorante, più sei a rischio. Taleb sottolinea quanto è importante "sapere ciò che non si sa", proprio per ridurre notevolmente il rischio di trovarsi impreparato in diverse occasioni della vita. L'illusione di quello che pensiamo di sapere “Le prove dimostrano che pensiamo assai meno di quanto crediamo, tranne, naturalmente, quando ci pensiamo.” La verità è che siamo troppo fiduciosi di conoscere tutti i possibili rischi da cui dobbiamo proteggerci. Questo è quello che l'autore chiama "errore ludico" e, in base ad esso, tendiamo a gestire il rischio come se fosse un gioco, con una serie di regole e probabilità che possiamo determinare prima di giocare. L'errore ludico non è altro che la falsa convinzione che la vita funzioni come un gioco o un esperimento mentale da manuale. "La fallacia narrativa" e il "bias di conferma" “Siamo creduloni rispetto a coloro che ci aiutano a governare l’incertezza.” Siamo naturalmente inclini ad avere una mentalità ristretta rispetto alle nostre convinzioni sul mondo e sulla realtà. Una volta che abbiamo un'idea di come funziona il mondo, tendiamo ad aggrapparci ad esso e a non cambiare idea. Per dare un significato a queste informazioni non collegate, le trasformiamo in una narrazione coerente. Questa è la fallacia narrativa, nonché una distorsione della realtà di natura biologica, dovuta al fatto che il nostro cervello riduce l'elaborazione di nuove informazioni e per pigrizia ci ancoriamo a pensieri già esaminati. Quando ci imbattiamo in informazioni che vanno contro ciò che già crediamo, è improbabile che non le accettiamo e ancor meno è probabile che indagheremo ulteriormente. Se indaghiamo, quasi certamente cercheremo fonti che confermano la nostra tesi. Questo errore è il bias di conferma: spesso cerchiamo prove solo per quelle convinzioni che abbiamo già formato, anche nella misura in cui ignoriamo qualsiasi prova che le contraddica. Non pensare come un tacchino “Gli esseri umani, infatti, credono a qualsiasi cosa venga detta loro, purché non si mostri il minimo segno di scarsa fiducia in se stessi; come gli animali, riescono a rilevare la minima insicurezza prima ancora che venga espressa.” Immagina di essere un tacchino che vive in una fattoria. Negli anni l'agricoltore ti ha nutrito, ti ha lasciato vagare liberamente e ti ha fornito un posto dove vivere. Usando il passato come guida, non c'è motivo di aspettarsi che il domani sia diverso. Ahimè, domani è il Ringraziamento e vieni decapitato, riempito di spezie, gettato in un forno e divorato da chi per tanto tempo ti aveva ospitato e nutrito. Il massacro del tacchino è un cigno nero, un evento inaspettato che il tacchino non aveva previsto. Lo scopo di questo libro è proprio quello di trasmettere lo scetticismo filosofico, in poche parole: smettere di pensare come un tacchino, che non vuol dire essere diffidenti a qualsiasi informazione, ma usare il proprio intelletto per ragionare, pensare e pesare tutti gli avvenimenti della vita. Adesso vuoi leggere altri saggi? Se hai 5 secondi lascia un feedback, bastano due CLICK e condividi la recensione! Segui le pagine Linkedin e Facebook per rimanere aggiornato. Le aziende con i maggiori profitti non sono quelle più orientate al profitto, che le persone più ricche non sono quelle più attaccate ai soldi, e le più felici non necessariamente quelle che cercano ad ogni costo la felicità. SCHEDA DEL LIBRO
A chi lo consiglio A qualsiasi persona. Cosa impari "Il pensiero obliquo" non è una soluzione alternativa, ma un modo alternativo di pensare, che non ha la pretesa di prevedere ogni scenario possibile. Questo saggio ti offrirà una serie di aneddoti ed esempi pratici, basati su fatti storici, eventi legati al mondo economico e finanziario, storie di aziende, arrivando addirittura al calcio e allo spegnimento degli incendi boschivi. John Kay dimostra come le aziende con i maggiori profitti non siano quelle più orientate al profitto, come le persone più ricche non siano quelle più attaccate ai soldi, e le più felici non necessariamente quelle che cercano ad ogni costo la felicità. Il mondo in cui viviamo è complesso e un approccio diretto non può essere (sempre) la soluzione per prevedere o immaginare l'andamento del futuro. La strada migliore è il pensiero obliquo che, talvolta, ci porta in maniera indiretta ad una soluzione diretta. Descrizione e frasi salienti "Il pensiero obliquo" mi ha convinto sin da subito. A pelle. Generalmente, prima di acquistare un libro mi assicuro che si tratti di un testo valido, per cui vale la pena investire del tempo. In questo caso mi sono fatto trasportare dalle mie sensazioni personali e dalla mia propensione nel cimentarmi in letture che inducono ad una profonda riflessione sulla visione delle cose o del mondo circostante. Si tratta, quindi, di un saggio psicologico, che definirei eclettico per la capacità di combinare varie materie, pur mantenendo il focus del libro. Il pensiero obliquo, nel mondo reale si rivela la miglior soluzione, essendo basato su variabili sono incontrollabili e imprevedibili, per il semplice fatto che il pensiero diretto diventa statico e spesso controproducente. Questo libro ti offrirà un'approfondita visione sulla differenza tra i due approcci. John Kay è uno dei più importanti economisti inglesi. È stato presidente della London Economics, società di consulenza da lui stesso fondata, e ha insegnato alla London School of Economics e a Oxford. Ha scritto su numerose testate (“Financial Times”, sulle cui colonne è nata l’idea del pensiero obliquo, “The Independent” e “The Observer”) e ha pubblicato numerosi libri, tra cui "The Truth about Markets (2003)" e "The Long and the Short of It (2009"). Pensiero obliquo vs pensiero diretto Per semplificare al massimo la differenza tra i due pensieri, John Kay riporta i due approcci, contrapposti, tra il computer e il nostro cervello. Per forza di cose, il primo ha un approccio diretto e ha la naturale capacità di risolvere qualsiasi calcolo, dopo aver vagliato tra tutte le possibili combinazioni (vedi il sudoku o gli scacchi). Al contrario, il nostro cervello ha un approccio sia razionale che irrazionale, con una prevalenza per il secondo. Sostanzialmente, noi adottiamo un modo di agire che l'autore definisce iterativo e adattivo. Persone diverse nella medesima situazione elaborano giudizi e comportamenti diversi. Ecco perché il pensiero alternativo non è trovare una soluzione alternativa, ma trovare un modo alternativo di pensare. Tale metodo ci permette di avere una visione più ampia, basata sull'apprendimento e sul ragionamento, frutto dell'esperienza maturata. John Kay afferma, inoltre, che il successo di Napoleone, Churchill e Jobs non sarebbe derivato dunque da una maggiore capacità di calcolo, ma da un approccio differente al pensiero. Difatti, l'invenzione del telefono, così come la creazione del walkman Sony e la reinterpretazione di quell'idea con l'iPod sono state soluzioni a problemi che nemmeno sapevamo di avere. Innovazioni nate grazie all'attuazione di un pensiero obliquo. Perché le persone più felici non inseguono la felicità Esistono tanti modi per raggiungere la felicità temporanea, in molti casi effimera. Piccoli frammenti di vita che ci inducono a pensare che siamo felici in quel momento. Ma quando la si vuole ottenere a tutti i costi, in maniera diretta, è un boomerang. Spesso siamo felici senza saperlo, per il semplice fatto che non ce lo chiediamo. Probabilmente perché non abbiamo le idee chiare su cosa ci rende felici. La felicità è dove la troviamo, non dove la cerchiamo. Chi insegue obiettivi astratti come la ricchezza o la felicità, sta optando per un approccio diretto. La felicità non è una Ferrari rossa. Il pensiero obliquo ci dovrebbe convincere ad eseguire singole attività (come un hobby o un'abitudine che ci rende appagati) che sono in grado di regalarci momenti di felicità, che messi insieme, nel lungo periodo, ci rendono persone migliori e realizzate. L'illusione della razionalità Per concludere, una parte de libro che ho apprezzato molto è uno dei capitoli finali (comunemente sottovalutati), in cui l'autore smonta la comune convinzione di ritenerci razionali e di aver la presunzione di pensare di controllare, valutare, o addirittura, prevedere ogni cosa. Un vero e proprio miraggio. Il mondo è complesso e la realtà in cui viviamo necessita di un approccio decisionale obliquo. La maggior parte delle decisioni che prendiamo è basata sull'irrazionalità, ma ci illudiamo di aver scelto in maniera razionale. La verità è che l'esperienza, le emozioni e le sensazioni guidano la nostra vita. Sarebbe inconcepibile approcciarci alla vita in modo diretto, proprio perché gli eventi sono, spesso, inaspettati e noi esseri umani ci sappiamo adattare costantemente. Ci tengo a chiarire che John Kay non afferma che l'approccio diretto sia sempre sbagliato (attribuito ai ricci), soprattutto quando l'ambiente è stabile ed è possibile prevedere ogni possibile combinazione e si è certi di poter raggiungere gli obiettivi prefissati. Il punto è che, nella maggior parte delle occasioni della nostra vita, attuiamo decisioni basate sul pensiero obliquo. Quindi agiamo da volpi. E tu agisci da volpe o da riccio? Adesso vuoi leggere altri saggi o libri di business? Se hai 5 secondi lascia un feedback, bastano due CLICK e condividi la recensione! Segui le pagine Linkedin e Facebook per rimanere aggiornato. Il marketing si combatte in un campo di battaglia largo 15 centimetri, la mente del possibile cliente. Non vinci con un prodotto migliore. Vinci con una migliore percezione. .SCHEDA DEL LIBRO
A chi lo consiglio Direttori marketing, imprenditori, manager di aziende, amministratori delegati e appassionati di marketing. Cosa impari "La Guerra del Marketing" è un autentico best seller di fama mondiale che ti fornirà una concreta rappresentazione di come applicare le migliori strategie di mercato nel tuo contesto, attraverso una scrupolosa narrazione di varie storie ed esempi - positivi e negativi - di illustri aziende come Coca Cola, Pesi, McDonald's, Burger King, Mercedes, BMW, IBM, Apple e tante altre. Il marketing e le guerra si fondono in un capolavoro ispirato al libro "Della guerra" (1832), del generale Carl von Clausewitz, vero e proprio protagonista di questo prezioso testo. La guerra del marketing è un tentativo di applicare il pensiero militare ai problemi del marketing, spesso basato sull'istinto e poco sulla teoria. Ecco che la teoria militare può aiutare a colmare questa lacuna. Tenendo presente che: "Il marketing è una guerra dove il nemico sono i concorrenti, e il cliente è l'obiettivo da conquistare". Descrizione e frasi salienti Ho ricevuto questo libro, fresco di stampa (prima edizione nel 1986), con immenso piacere dalla casa editrice Lindau, nello specifico da Anteprima marchio specializzato in coaching e self-help, con l'obiettivo di leggerlo e recensirlo, essendo perfettamente in linea con il focus del mio blog, quindi con i miei gusti personali. Al Ries e Jack Trout sono i fautori di alcuni concetti di marketing che tutt'oggi vengono applicati dalle più grandi aziende del mondo. Nel 1994 Ries, assieme alla figlia Laura, ha fondato una delle società di consulenza più autorevoli al mondo. Mentre Jack Trout è morto nel 2017 all'età di 82 anni, lasciando un'importantissima eredità nel mondo del marketing. Tra i tanti libri pubblicati, spiccano "Le 22 immutabili leggi del marketing" e "Il posizionamento. La battaglia per le vostre menti". "La Guerra del Marketing" è un libro che non può mancare nella libreria di qualsiasi marketer o manager di azienda. Il motivo è semplice. La visione strategica è un presupposto imprescindibile per competere in qualsiasi tipo di business, ma non solo. Per mantenere la propria leadership nel tempo è fondamentale attuare costantemente delle azioni - difensive o offensive - adatte al momento storico, alla percezione dei consumatori e alla posizione dei concorrenti. Farlo nel mondo sbagliato per un tempo prolungato, equivale a perdere tante piccole battaglie, che sanciscono la definitiva sconfitta. Discorso che vale anche per un leader indiscusso (gli esempi a proposito sono tanti). Questo testo lo reputo, oggi più che mai, essenziale per comprendere quali mosse mettere in atto in un mondo in continua evoluzione, sempre più saturo e competitivo. Il quadro strategico de "La Guerra del Marketing" L'intero libro si fonda su quattro strategie basilari, necessarie per competere in un mercato, per mantenere la leadership o per erodere quote di mercato alle aziende che hanno una posizione di supremazia. Infine, per altre realtà, che per natura, per dimensione o per scelta, decidono di non agire da leader e attuano strategie di guerriglia. Di seguito le quattro strategie:
Sintetizzando quanto riportato nel libro, la maggior parte delle aziende dovrebbe intraprendere guerriglie. Un'azienda su 100 dovrebbe giocare in difesa, due in attacco, tre ai fianchi, e 94 dovrebbero fare guerriglia. La strategia non può essere separata dalla tattica Il marketing si nutre di strategia e di tattica. La relazione tra le due è indissolubile. La conoscenza della tattica ti aiuta a sviluppare la strategia che rende possibile una certa linea d'azione per l'impresa. La strategia, però, dirige la tattica. Un'ottima strategia sopporta una tattica mediocre, in quanto a monte c'è una chiara direzione. Se invece per vincere una battaglia è necessaria una valida tattica, allora la strategia da sola non basta. Per un buon generale di marketing deve essere capace di raggiungere obiettivi strategici e avere una profonda conoscenza che gli permette di attuare delle valide tattiche portano al successo. Il marketing è astuzia, flessibilità, coraggio e conoscenza Un buon generale di marketing deve essere astuto. Il marketing non è diverso dal football e da tanti altri sport, dove si vince in astuzia, prendendo in contropiede e sopraffacendo il nemico. Un buon generale di marketing deve essere flessibile. Senza questa dote si finisce per essere presuntuosi, convinti che cambiare significa rischiare. Invece, in un mondo come quello attuale, adattarsi significa non perdere terreno, innovare e vincere nuove battaglie. Un buon generale di marketing è coraggioso. Non serve solo essere il migliore, ma avere "la faccia da guerra" ed essere pronto a rischiare. Sempre. Un buon generale di marketing deve conoscere i fatti. Bisogna conoscere i dettagli e il mercato di riferimento per poter attuare strategie e tattiche vincenti. Che tu sia una grande, media o piccola impresa non importa. Dovrai sempre superare nuove battaglie per rimanere a galla e, magari, per vincere guerre contro i tuoi concorrenti. "La Guerra del Marketing" ti aiuterà a farlo! Adesso vuoi leggere altri libri di marketing o di business? Se hai 5 secondi lascia un feedback, bastano due CLICK e condividi la recensione! Segui le pagine Linkedin e Facebook per rimanere aggiornato. Se un corridore deve per forza individuare un avversario da battere, lo cerchi nel se stesso del giorno prima. SCHEDA DEL LIBRO
A chi lo consiglio Ad appassionati di corsa e di sport in generale. Ma anche a qualsiasi persona desideri trarre insegnamenti e lezioni di vita legate allo sport. Cosa impari "L'arte di correre" è essenzialmente un libro di memorie di Murakami, attraverso il quale racconta il suo amore infinito per la scrittura e per la corsa. Due mondi che insieme potrebbe rappresentare addirittura un ossimoro, e invece, secondo lo scrittore c'è un legame indissolubile che a suo modo di vedere lo ha fortificato, reso più resiliente, concentrato e ambizioso. Correndo ha imparato molte cose riguardo alla scrittura. Gli insegnamenti che potrai trarre da questa lettura sono molteplici: sfidare te stesso, non arrenderti mai, avere sempre nuovi obiettivi personali, essere umile e autocritico a tal punto che ogni "sconfitta" significa un nuovo punto di partenza per migliorare e per crescere. Con questo diario di viaggio, Murakami sostanzialmente racconta se stesso: emerge il suo carattere, non particolarmente socievole, un'autodisciplina fuori dal comune, ma soprattutto una grande forza mentale, accompagnata da un'elevata perseveranza. È evidente come la corsa rappresenti per lui non solo uno sport, ma una metafora di vita, un modo per affrontare tutto con estrema dedizione, passione e umiltà. Amatore o professionista, non importa. L'importante è correre e sfidare se stessi. Ogni giorno. Descrizione e frasi salienti Questo libro ha avuto per me un duplice significato. Da amante della corsa, ormai da diversi anni, non potevo non cimentarmi in questa bellissima lettura, che rappresenta appieno le sensazioni e le emozioni di qualunque corridore. Il secondo significato è legato alla tempistica in cui l'ho letto, perché proprio in questo periodo sto aumentando gradualmente i km percorsi, per arrivare a percorrere il tragitto di una mezza maratona. Alcuni libri non arrivano per caso: ci scelgono, non li scegliamo noi. "L'arte del correre" è una lettura scorrevole e, a tratti, emozionante, almeno per chi come me può immedesimarsi in alcuni tratti o abitudini, tipiche di chi corre e lo fa non solo per sport, ma per superare ogni giorno se stesso. Perché come giustamente dice lo scrittore: "la corsa non è adatta a tutti". Nel libro non vengono raccontati solo i "successi" - il cui significato non è legato ai trofei - ma anche e soprattutto i fallimenti: le prestazioni negative, gli acciacchi dovuti allo sforzo fisico, i dolori lancinanti durante le gare e i momenti negativi a livello personale. La filosofia della corsa è tutta qui. I racconti degli allenamenti e delle prestazioni sono una sorta di diario dei progressi dello scrittore, divinamente romanzato da una serie appunti scritti tra l'estate del 2005 e l'autunno del 2006. Murakami Haruki ama definirsi uno scrittore maratoneta. Inoltre è un vero e proprio cultore della musica jazz, classica e rock. È autore di molti romanzi, racconti e saggi ed è stato indicato per vari anni come uno dei favoriti all'assegnazione del Premio Nobel per la Letteratura. Nel 1979 ha pubblicato il suo primo romanzo: Hear the Wind Sing. Da gestore di un jazz bar a scrittore professionista "D'altronde, non è che io mi sia messo a correre perché qualcuno mi abbia detto: ehi, perché non diventi un maratoneta? Così come non mi sono messo a scrivere perché qualcuno mi abbia chiesto di scrivere un libro. Un giorno così, mi è preso il desiderio di scrivere un libro. E un altro giorno, così, mi è preso il desiderio di correre. Sono vissuto facendo sempre di testa mia e a modo mio." Tutto iniziò nel 1981, quando decise di chiudere il suo jazz bar, aperto nel 1974 assieme a sua moglie, nonostante tutti i suoi amici lo presero per folle. Dopo che i suoi primi due romanzi - entrambi scritti nelle prime ore del mattino o dopo l'orario di chiusura il bar - furono ben accolti, decise di chiudere i suoi affari e provare a scrivere a tempo pieno. Per bilanciare la natura sedentaria di questo nuovo stile di vita, iniziò anche a correre. Quello del gestore era un lavoro che non lo rappresentava in alcun modo, vista la sua poca predisposizione al contatto con il pubblico, e che lo alienava di giorno in giorno. Il suo essere metodico, focalizzato e disciplinato non avrebbe potuto manifestarsi se non cambiando radicalmente vita. Quella da scrittore maratoneta, appunto. Dai primi passi alla prima maratona "La maggior parte di ciò che so sulla scrittura che ho imparato correndo ogni giorno." A trentatré anni cominciò a correre e lo fece adottando un andamento piuttosto lento, ma costante, con l'obiettivo di correre gare sempre più lunghe. Dopo tanti allenamenti e tanta fatica, corse la sua prima maratona in Grecia. Da lì in poi anche la sua carriera da scrittore ebbe un miglioramento costante, fino a diventare uno più conosciuti al mondo. A detta sua, deve il suo successo (anche) alla corsa, perché gli diede il giusto mindset da applicare nella scrittura. L'amore per la corsa cambiò drasticamente la sua vita. E di conseguenza mutò anche il suo carattere: ogni giorno diventava sempre più resiliente, più forte, più allenato e pronto a sfide sempre più intense e ambiziose. Sfide legate al suo mestiere da scrittore, che lo impegnava spesso a dover viaggiare e tenere delle conferenze in tutto il mondo. I suoi viaggi lo portarono dalle Hawaii, al Giappone, a Cambridge e a Boston, ma la corsa fu una fedele compagna in qualsiasi luogo, proprio come fonte d'ispirazione per i suoi libri e soprattutto, come filosofia di vita. Sfide sempre più intense e ambiziose "Non importa quanto banale possa apparire un'azione, continua a abbastanza a lungo e diventa un atto contemplativo, persino meditativo." Murakami nei suoi racconti dimostra come la corsa sia cambiata con lui. Arrivò ad un punto in cui la sfida non era tanto battere il proprio tempo, ma cercare di correre - senza mai camminare - gare sempre più difficili, come quella da 100 km. Per la stessa ragione, lo scrittore arrivò a partecipare a circa una maratona l'anno (arrivando a circa 25 totali), per poi passare a gare di triatlhon. Nel triathlon, si cimentò in ardue nuotate di gruppo e spesso ebbe paura sulla bici, proprio per la sua mancanza di abitudine di utilizzare un "veicolo" che non fosse il suo corpo. Infine, il libro si conclude con un dettagliato racconto della maratona di New York. Per distacco la sua preferita. La corsa - e lo sport - lo ha sempre accompagnato in tutta la sua vita e nonostante in qualche periodo abbia anche avuto la tentazione di smettere, ha sempre trovato la forza mentale per allenarsi duramente. Non devi aver corso una maratona per apprezzare gli insegnamenti che si possono trarre da questo bellissimo libro. Un lezione è chiara: il talento è nulla se non è accompagnato da un allenamento costante e da una forte dose di umiltà, essenziale per crescere costantemente e per intraprendere sfide sempre più ambiziose. Adesso vuoi leggere altri libri sportivi o autobiografie? Se hai 5 secondi lascia un feedback, bastano due CLICK e condividi la recensione! Segui le pagine Linkedin e Facebook per rimanere aggiornato. La tattica si basa su come appari, il marketing invece su chi sei effettivamente. Puoi anche vendere con la tattica, ma ti fai amare con il marketing. SCHEDA DEL LIBRO
A chi lo consiglio Marketer, liberi professionisti, imprenditori, professionisti della vendita o chiunque abbia la necessità di costruire un proprio personal branding e una strategia di comunicazione. Cosa impari "Dimmi chi sei", oltre a essere il titolo, è una domanda esistenziale e se cerchi delle risposte, questo libro non te le darà. Ogni singolo lettore dovrà trovare un significato profondo al proprio sé in maniera autonoma e sulla base di questo sarà in grado di comprendere come comunicare la propria identità in maniera efficace e coerente. Sviluppando una chiara strategia di posizionamento personale - per gli anglofoni personal branding - che si rivolga ad un pubblico specifico, in linea con i propri obiettivi professionali e personali. Questo testo contiene una serie di riflessioni, stimoli e consigli, basati su valori come l'etica, l'autenticità e la consapevolezza, contrapposti all'inganno, alla finzione e all'autocelebrazione fine a se stessa. La netta differenza tra chi ha pazienza e chi ha fretta, tra chi vuol essere visto e chi ascoltato, chi utilizza la tattica e chi la strategia e chi preferisce la credibilità all'apparire. "Dimmi chi sei" è un libro fondamentale che mi sento di consigliare a chi preferisce sussurrare anziché urlare e coltivare invece che seminare. La comunicazione non è per tutti. Capirai questa frase nelle prossime righe. Descrizione e frasi salienti Seguo il blog di Riccardo Scandellari da diversi anni e conoscevo il suo stile, che definirei unico, da comunicatore. Una persona che non ha bisogno di presentazioni. Personalmente ho sempre apprezzato la sua capacità di essere efficace e coerente in tutti i contenuti, senza mai cadere nella tentazione di contaminarsi alla mediocrità comunicativa generale della massa. Questo libro è la conferma di un pensiero che era già radicato nella mia mente e che provo, con estrema difficoltà per la quantità e qualità di contenuti, a raccontarti in poche righe. "Dimmi chi sei" non è un libro per tutti e lo potrai comprendere leggendolo. Scandellari, in fondo, racconta se stesso: i propri valori, lo stile, il modo di comunicare e di concepire la vita e le relazioni. Lo scopo, però, non è persuadere e convincere il lettore ad adottare il medesimo stile, ma indurlo a riflettere sul proprio "io", sulla propria strategia e sul modo, assolutamente personale, di dare un contribuito ad una nicchia a cui vogliamo comunicare qualcosa di noi o della nostra professione. L'autore implora a non commettere errori strategici, ma non solo, fornisce diversi strumenti e consigli per divulgare e costruire contenuti di valore ed efficaci, nella maniera che ritieni sia più consona al tuo stile comunicativo. Posizionamento. Una voce unica, riconoscibile "Posizionarsi non significa convertire gli altri ai tuoi ideali, ma selezionare il pubblico a cui senti di appartenere". Il concetto di posizionamento è davvero il punto di partenza per qualsiasi tipo di comunicatore o azienda. A tal proposito Scandellari sottolinea l'importanza di trovare una propria "voce" - per gli anglofoni tone of voice - e uno stile riconoscibile e distinguibile, che possa realmente raccontare la persona e il professionista che ti rappresenta. Un professionista che vuole distinguersi deve avere dei chiari obiettivi, di medio e lungo termine, fare poche promesse, cercando di mantenerle il più possibile e rimanere coerente nel tempo. Più facile a dirsi che a farsi. Molti comunicatori cadono nell'errore di avere fretta di generare numeri, like, contatti, iscrizioni, senza poi aver realmente costruito una solida reputazione e credibilità nel proprio campo. Prevale chi è coerente "Come farsi trovare sui motori di ricerca? Come far sì che le persone parlino di noi sui social network? Bisogna essere interessanti e d'aiuto, e soprattutto bisogna esserlo attraverso una pubblicazione regolare" Joe Pulizzi Un altro errore che l'autore cita più volte nel testo è proprio quello relativo alla coerenza e alla costanza. Un posizionamento per essere tale deve essere, per forza di cose, come un linea retta che abbia un'unica direzione. Molti comunicatori tendono a prediligere contenuti che generano più coinvolgimento, piuttosto che ribadire concetti rilevanti per un determinato pubblico. Secondo Mark Schaefer, un esperto di marketing e branding, i marketer devono tenere a mente tre caratteristiche fondamentali: - Pertinente, essere rilevante per un determinato pubblico - Superiore, avere la tendenza a migliorare costantemente la propria comunicazione - Coerente, diventare una certezza, creare fiducia e mantenere la promessa nel lungo periodo. Oggi le persone si aspettano autenticità e relazioni sincere. Lo si può ottenere solo con una narrazione continua del tuo brand, in maniera onestà ed empatica, che metta in risalto la tua personalità e il modo di pensare. La differenza tra essere visto e ascoltato "Molti seminano, pochi coltivano, pochissimi arrivano a raccogliere i frutti". Trovo davvero indicato il paragone tra il comunicatore e il coltivatore. Quest'ultimo, per natura, ha una visione orientata al lungo periodo, proprio per mantenere i propri campi in uno stato ottimale e per garantire i raccolti per il futuro. Lo stesso chi comunica. Non tutti sono in grado ragionare a lungo termine e valutano i propri risultati in base a metriche o dati, da cui non emerge, però, quello che realmente percepiscono le persone. Ecco che molti comunicatori cadono nell'errore di avere fretta di generare numeri, like, contatti e iscrizioni, magari acquistando campagne pubblicitarie nei principali social network, senza poi aver realmente costruito una solida reputazione e credibilità nel proprio campo. Numeri che rimangono tali. "Senza un reale interesse i tuoi follower sono semplici numeri". Invito a leggere questo bellissimo libro, non solo per migliorare il proprio personal branding, ma per costruire o potenziare il proprio stile di comunicazione, per ragionare sui propri valori e sull'approccio nel costruire relazioni vere. Chi fa marketing - o semplicemente chi propone un prodotto o servizio - non può non cimentarsi in questo testo e sposare valori, oramai rari, come l'etica, la fiducia e l'onestà. Adesso vuoi leggere altri libri di marketing o di business? Se hai 5 secondi lascia un feedback, bastano due CLICK e condividi la recensione! Segui le pagine Linkedin e Facebook per rimanere aggiornato. Per avere successo, le aziende devono riflettere di meno sull'innovazione in generale, e di più sullo scopo delle loro attività d'innovazione. SCHEDA DEL LIBRO
A chi lo consiglio Marketer, amministratori delegati, imprenditori e brand manager. Cosa impari "Innovare davvero" è un libro che critica fortemente l'innovazione, quella più comune e superficiale, il cui termine è oramai abusato da aziende, persone e libri. Di contro, enfatizza l'approccio delle organizzazioni che creano realmente culture aziendali ad alto tasso innovativo. Fatte di immaginazione, idee, condivisione, rispetto e reciprocità. Alf Rehn con questo testo intende aprire gli occhi sull'importanza di fare innovazione profonda e implora a smettere di portare avanti quello che lui definisce "chiacchiericcio sull'innovazione", un modus operandi tipico di manager e aziende, ma anche di persone comuni. Il tipo di innovazione di cui parla l'autore è quello che realmente impatta sulle persone e risolve dei problemi rilevanti. Scoprirai che non serve essere una multinazionale per creare una cultura innovativa, anzi, le piccole-medie realtà hanno maggiore possibilità di costruire culture creative, basate su idee e rispetto. Perché come afferma Rehn: "Non c'è, e non c'è mai stata, un'organizzazione priva di idee". Descrizione e frasi salienti Personalmente sono attratto da questo tema e per tale ragione ho deciso di acquistare non il solito libro sull'innovazione, che parla di aziende - spesso le solite - che hanno rivoluzionato svariati settori. Per quanto possa essere sicuramente vero in alcuni casi, ho pensato fosse più indicato leggere un testo che critica l'approccio innovativo comune. Una lettura che parte da ciò che non è innovativo, per poi chiarire cosa realmente è riconducibile ad un'innovazione profonda, utile per le persone. L'approccio critico di Alf Rehn è prezioso, perché ci offre la sua personale visione, non propriamente morbida, ma basata su una solida esperienza, che permette al lettore di poter vedere la realtà con un altro occhio. Alf Rehn è uno dei più brillanti esperti al mondo in tema di creatività e innovazione. È docente di Innovation, Design e Management presso la University of Southern Denmark. Autore di diversi libri e nel 2016 Thinkers50 l’ha nominato uno dei pensatori più influenti in materia di innovazione. La visione dell'autore è molto chiara. Le problematiche sostanzialmente sono due: contesti aziendali in cui l'innovazione non prospera perché viene sistematicamente uccisa da uno scarso rispetto, da una "pigrizia" esasperata nel portare avanti le idee e da altre ragioni che vedremo dopo. La seconda, opposta, in cui molte aziende credono di fare innovazione, portano avanti progetti che in realtà sono banali e superficiali. In quest'ultimo caso Rehn parla di "teatrino dell'innovazione", il modo in cui si crea una sorta di emulazione reciproca di idee innovative, che di innovativo hanno ben poco. Le quattro R dell'innovazione profonda "Se volete più innovazione, date alle persone ciò di cui hanno bisogno per innovare". Secondo l'autore sono tante le motivazioni per cui molte aziende non innovano (oltre a quelle già citati precedentemente): perché non sono aperte alle idee, non incoraggiano i dipendenti a generarle o semplicemente non tollerano l'insuccesso e il pensiero di vedere fallire un progetto. Partendo da questo presupposto, ha sintetizzato quattro elementi che dal suo punto di vista sono le caratteristiche fondanti di un'azienda innovativa. Non si tratta solo di competenza tecniche o chissà quali strumenti, ma di valori: 1. Rispetto 2. Reciprocità 3. Responsabilità 4. Riflessione All'interno del libro vengono argomentati uno per uno ed emerge come anche solo la mancanza di uno di essi, è capace di bloccare in partenza il processo di innovazione. Ridare significato all'innovazione "Quando tutto, ma proprio tutto, si può chiamare innovazione, la parola ha sempre meno significato." Alf Rehn sostiene che ci sia una tendenza a iper-risolvere dei non-problemi e per tale ragione qualsiasi novità viene rappresentata come un'innovazione. Il risultato è la mancanza di uno scopo o di una motivazione profonda: un'innovazione non innovativa che non aggiunge nulla a quanto c'è già sul mercato. Un esempio, a dir poco eccezionale, è Kellogg's che voleva presentare un burro di arachidi come un'innovazione. Questo ci fa comprendere quanto siamo incredibilmente assuefatti da questo termine, a tal punto che non distinguiamo cosa è realmente significativo per la nostra vita. Quando smettere di fare innovazione "A volte la cosa più audace che può fare un'organizzazione è dire di no all'innovazione!" Ho particolarmente apprezzato questo capitolo perché l'autore sostiene che in molti casi lo stress nel voler per forza innovare, può avere un effetto opposto. Il fatto di mettere in pausa i processi innovativi, solo con lo scopo di poter renderli significativi in un secondo momento, può aiutare alcuni contesti a ragionare su cosa è realmente utile per la crescita aziendale. Da qui il pensiero dell'autore di dire "no" all'innovazione as usual, perché spesso è quella che logora i contesti aziendali e uccide le idee. Riassumendo, ecco alcuni insegnamenti che, a mio parere, emergono da questo libro: 1. Creare culture aziendali innovative significa aprire a nuove idee; 2. L'immaginazione vince su tutto; 3. Puntare sulla diversity; 4. Sperimentare ed apprendere sono due caratteristiche fondamentali; 5. Rispetto, reciprocità e responsabilità sono indispensabili; 6. Bisogna costruire contesti finalizzati allo sviluppo di talenti e idee; 7. Mettere a disposizione risorse e strumenti per agevolare l'innovazione. Adesso vuoi leggere altri libri di marketing o di business? Se hai 5 secondi lascia un feedback, bastano due CLICK e condividi la recensione! Segui le pagine Linkedin e Facebook per rimanere aggiornato. Un buon marketer vede i consumatori come essere umani completi, con tutte le sfaccettature proprie delle persone reali. SCHEDA DEL LIBRO
A chi lo consiglio Marketer, social media manager, addetti marketing, brand manager, responsabili marketing, blogger, liberi professionisti e imprenditori. Infine, ai curiosi. Cosa impari "Human-Centric Marketing" di Matteo Rinaldi è diverso da molti altri libri sul tema, perché affronta il marketing da un punto di vista prettamente umano. Si basa su un approccio che mette realmente al centro le persone, in contrapposizione con la standardizzazione dei consumatori. Medesimo discorso vale per i brand che, mai come oggi, hanno la necessità di mostrare il lato empatico ed emozionale, indispensabile per creare un valore intrinseco che si compie con l'offrire un'esperienza al proprio target di riferimento. In questo libro approfondirai concetti legati alla segmentazione del target, alla creazione e allo sviluppo di una strategia di branding, alla modalità di comunicazione in una campagna online e offline e vengono inoltre approfondite un insieme di strategie utili per dare coerenza, continuità e affidabilità ad una marca. La singolarità di questo testo è la totale assenza di concetti astratti o avulsi dalla realtà: l'intero contenuto è arricchito da decine di esempi di strategie attuate da grandi brand come Coca Cola, Danone, Costa Crociere, Huawei e tanti altri, alcune delle quali sviluppate dall'autore stesso, assieme al suo team. Descrizione e frasi salienti Sono sempre molto selettivo - in relazione ai miei gusti - quando si tratta di acquistare nuovi libri, a maggior ragione su temi che prediligo. Sono venuto a conoscenza di questo testo navigando su Linkedin, semplicemente in un post e da lì ho approfondito e cercato informazioni. "Human-Centric Marketing" mi ha convinto subito, già prima di acquistarlo, perché avevo compreso il valore e l'unicità del contenuto, basato su un'esperienza reale dell'autore nel campo del marketing. Ultimo, non per importanza, è uscito nei primi mesi del 2020. Matteo Rinaldi è professore della Luiss Business School e Partner & Regional Director di Garrison Group e ha lavorato con alcuni dei marchi più famosi al mondo, tra cui Coca-Cola, Danone, L'Oréal, Ikea, VISA, Carrefour, Juventus e tanti altri. Avendo letto diversi libri in ambito marketing - nello specifico inerenti a strategia e posizionamento - posso dire, con estrema consapevolezza, di aver imparato più da questo libro che da tanti altri testi molto noti. Che pur essendo delle pietre miliari, lasciano il lettore con una domanda: "E adesso come lo contestualizzo alla realtà?". "Human-Centric Marketing" è ricco di esempi pratici, case history, campagne di successo (e di insuccesso) e soprattutto di strategie - frutto di un metodo a monte - preziose per attuare azioni di marketing operativo. Non è un libro che va letto, ma studiato, e perché no, sottolineato. Il manuale si divide in 8 steps utili per marketer che hanno la necessità di approfondire strategie di branding e per prendere spunti in merito a tecniche di marketing operativo: piani di comunicazione sui social media, pubblicità efficaci, campagne virali e guerrilla di marketing. Tutte azioni completamente inutili se la strategia di partenza non è meticolosa. Vediamo come. Provo a riassumere i principali concetti, senza anticipare nulla. La base di tutto è il posizionamento del brand "L'obiettivo di ogni marketer è di fatto quello di cercare di occupare, con il proprio brand, un piccolo spazio nella mente delle persone." In un'epoca in cui tutti hanno fretta e necessità di risultati istantanei, è necessario riscoprire le fondamenta e partire da una strategia ben definita e di lungo termine. I brand devono innanzitutto, costruire credibilità, valore e autenticità, in linea con i reali fattori differenzianti dell'azienda. Chiedendosi "chi sono" e "quali sono le mie caratteristiche". "Posizionare" un brand significa definire un target specifico, quindi entrare nella "mente dei consumatori", in molti casi di alcuni. Si concretizza in tre indispensabili passaggi: 1. Avere il coraggio di sacrificare 2. Essere persistenti 3. Avere chiaro il proprio target L'ultimo punto è quanto sintetizzerò nel prossimo paragrafo, vero e proprio fulcro del manuale. "Human-Centric-segmentation": come sfogliare una cipolla "L'obiettivo di una strategia di targeting, nella metodologia human-centric, è di trovare il target più aspirazionale per un determinato brand, in modo da creare una comunicazione ad hoc che sia emozionalmente coinvolgente, non solo per il target ma anche per quelli che aspirano ad essere come loro." La frase riportata riassume in poche righe le caratteristiche dell'approccio Human-Centric, che parte da un'analisi specifica del target di riferimento, basata su un'attenta valutazione delle caratteristiche delle persone: livello socio-economico, abitudini sociali e di acquisto, stile di vita, gusti, modi di fruire del tempo libero ecc. Una corretta e accurata - da qui il concetto di "sfogliare una cipolla - analisi permette di dare un volto al consumatore, ma anche e soprattutto, al brand. Ogni marca ha delle caratteristiche intrinseche e autentiche che devono necessariamente sposarsi con una comunità di persone più vicina possibile ai valori della marca. Se il sales target è essenziale, lo è anche l'Aspirational Portrait, nonché cosa aspira ad essere quel determinato target di riferimento e soprattutto quali sono i Tension Point, argomento del prossimo paragrafo. L'importanza dei punti di tensione "Un buon marketer vede i consumatori come essere umani completi, con tutte le sfaccettature proprie delle persone reali." Come già accennato, le persone hanno abitudini, aspirazioni, comportamenti, bisogni, ma soprattutto paure. Ad esempio "paura di morire" o "paura di avere problemi di salute" (quelli più generali, ma ce ne sarebbero a centinaia: uno tra tutti il "senso di colpa") e via dicendo. I punti di tensione assumono un ruolo chiave nello sviluppo di una brand strategy. "Cosa li preoccupa?" è la domanda da porsi prima di impostare una strategia di comunicazione che possa far identificare tali persone nella missione di una marca, quindi di un prodotto. Infine, penseresti mai che mai Madonna può insegnarci qualcosa sul riposizionamento del brand? Oppure che Trump ci possa fare delle indicazioni su come creare un brand partendo dai "punti di tensione"? O paragoneresti mai un consumatore ad una cipolla per capire quanto sia importante andare in profondità perché, più si sfoglia, più si capisce e più si è in grado di creare un legame emozionale tra i marchi e le persone? Probabilmente no. Per tutte queste ragioni - e tante altre non citate - ritengo che Human-Centric Marketing sia un libro davvero unico, ricco di esempi e di storie che è impossibile non ricordarsi, anche con un sorriso. Prima di consumatori, siamo tutti persone. Essere umani è la chiave, ricordiamocelo. Adesso vuoi leggere altri libri di marketing o di business? Se hai 5 secondi lascia un feedback, bastano due CLICK e condividi la recensione! Segui le pagine Linkedin e Facebook per rimanere aggiornato. L'apocalisse è iniziata. Non dura un giorno, ma anni. E' come un virus, latente. Poi improvvisamente si manifesta. E tutto crolla o tutto inizia. SCHEDA DEL LIBRO
A chi lo consiglio A qualsiasi persona. Premessa Di solito non si inizia una recensione di un libro parlando dei tempi di pubblicazione. Ma questa volta è diverso. Sì, perché "Ballando con l'Apocalisse" è un caso a parte e i tempi di pubblicazione ti forniscono qualche indicazione sul libro. Scritto tra settembre 2019 e dicembre 2019, è stato stampato nel gennaio 2020 e uscito nelle librerie fisiche e digitali il 5 febbraio 2020. Hai capito perché mi sono soffermato su queste date? Il libro è stato scritto molto prima di quello che stiamo vivendo ma era perfettamente in linea con ciò che sarebbe arrivato. Cosa impari “Ballando con l’Apocalisse” è un viaggio che accompagna ognuno di noi nella realtà che stiamo vivendo, passando prima da una serie di possibili scenari radicali (quelli di oggi) che però danno il benvenuto a nuove prospettive, al progresso e a nuovi protagonisti di una storia tutta da scrivere. L’Apocalisse di cui parla l’autore infatti non è la fine del mondo, ma la fine di un mondo. Di capitolo in capitolo, di piano in piano, Andrea Fontana racconta con estrema consapevolezza e lucidità, e oserei dire con un'inclinazione profetica, per le ragioni temporali di cui sopra, le dinamiche più rappresentative dei potenziali cambiamenti: socio-politici, economici, ambientali e tecnologici di cui siamo protagonisti. Che sia un viaggio verso il paradiso o verso l'inferno, dipende solo da noi. Fontana ti condurrà, pagina dopo pagina, fino all'ultimo gradino verso un mondo nuovo. Fino ad arrivare alle stelle. Che mondo sarò il nostro, dopo? Descrizione e frasi salienti Pochi libri mi hanno convinto sin da subito, non appena usciti in libreria, e "Ballando con l'Apocalisse" è uno di questi. Non solo. Ha superato ogni mia aspettativa. Si tratta di un saggio coinvolgente e appassionante di altissimo livello, che guida il lettore in un viaggio impegnativo, a tratti introspettivo, che narra le complesse sfide che dobbiamo affrontare prima, durante e dopo un'apocalisse. Coincidenza ha voluto che ho letto questo libro nel bel mezzo dell'emergenza sanitaria (e in uno stato psico-fisico che Fontana definisce trance agonistica) che sta coinvolgendo l'intero pianeta. Per tale ragione, il valore di questo testo è doppio, in quanto invita ad una realistica riflessione sul mondo di oggi, ma soprattutto di domani. Un libro talmente incisivo - e spiccatamente realistico - che è capace di farti vivere e comprendere le dinamiche sociologiche, rappresentative di una fase storica complicata. L'autore è Andrea Fontana, saggista e sociologo della comunicazione e dei media narrativi. Nonché il più rilevante esperto di storytelling in Italia. Con i suoi studi e ricerche ha anticipato diversi fenomeni: non solo lo storytelling ma anche il dibattito sulle fake news. Per cui a maggior ragione mi sento di consigliare la lettura di questo suo ultimo lavoro. Di seguito cercherò di sintetizzare i passaggi focali, in rigoroso ordine cronologico del testo, senza però anticiparti nulla che possa rovinare il gusto di leggerlo autonomamente. I nuovi cittadini Il primo piano è quello degli eroi comuni. Quelli che Fontana chiama i nuovi cittadini: i nuovi abitanti del (nuovo) mondo. Si tratta di persone che hanno coraggio, voglia di combattere, di rivoluzionare e di lasciare un segno nel mondo. Proprio come noi oggi stiamo fronteggiano Covid-19. Milardi di persone in casa che non sono passivi spettatori ma eroici protagonisti che lottano stando fermi. Guardiani dell’umanità, come ci definisce Fontana nel testo. I nuovi cittadini – come noi oggi – sono in perenne flow emotivo. Cercano venti favorevoli per capire dove andare (citando Seneca) e provano ad attivare tutti i loro sensi. Perché solo un’atteggiamento di maggiore sensibilità cognitiva ed emotiva consente di vivere un’Apocalisse. I nuovi brand I nuovi cittadini al tempo stesso richiedono leadership e brand forti, di personalità, che non hanno paura a raccontare le proprie emozioni. In un'Apocalisse, infatti, i brand sono chiamati ad avere certamente un posizionamento, ma anche, e soprattutto, ad orientare trasmettendo valori ispirativi, con l'obiettivo di rappresentare comunità anche eterogenee, di fan innamorati a tal punto che si sentono parte della missione del brand stesso. In poche parole un brand bravery, ovvero coraggioso. Fontana definisce anche il "Marketing dell'Apocalisse". Un modo di concepire un marketing altruista, orientato alle persone, in grado di creare vero engagement. Fatto di autenticità, emozioni, debolezze, passione e leadership. Proprio come quello che stiamo vedendo in TV e nei social in questi giorni. Non testimonial finti e modelle false, ma persone vere nelle loro case, magari affaticate dalla quarantena, Sì, perché si può avere una forte leadership anche mostrando le proprie debolezze e le proprie ferite. Ammettendo gli errori. Proprio come le persone comuni. I brand che parlano solo di loro stessi e che si professano invincibili, hanno fatto il loro tempo e in una Apocalisse non possono arrivare al cuore. I nuovi mondi "I nuovi mondi dipenderanno da noi. Da quanto saremo in grado di realizzare un nuovo paradiso e un nuovo inferno. Di certo vivere in un tempo apocalittico richiede competenze particolari, non comuni. Che tutta l'umanità sta sviluppando negli ultimi anni". I nuovi cittadini, i nuovi brand, i nuovi leader e le nuove istituzioni sono i protagonisti dei nuovi mondi. Sono l’esito di improvvisi cigni-neri e unicorni bianchi. Il risultato di quattro possibili variabili che l’autore indica come i 4 Cavalieri da dover gestire nei prossimi mesi-anni. Le sintetizzo brevemente: Sono l’esito di improvvisi cigni-neri e unicorni bianchi. Il risultato di quattro possibili variabili che l’autore indica come i 4 Cavalieri da dover gestire nei prossimi mesi-anni. Le sintetizzo brevemente: - Variabile 1. I poteri socio-politici - il cavaliere bianco dell'Apocalisse - Variabile 2. Le risorse economiche - o il cavaliere nero dell'Apocalisse - Variabile 3. I cambiamenti ambientali e climatici - o il cavaliere verde dell'Apocalisse - Variabile 4. Evoluzione e accelerazione tecnologica - o il cavaliere rosso dell'Apocalisse Siamo in mezzo alla coltre apocalittica. Dobbiamo attraversarla. Tutto può crollare e tutto può iniziare. Proprio come l’esito di questo Covid-19. Tu sei pronto? Adesso vuoi leggere altri saggi? Se hai 5 secondi lascia un feedback, bastano due CLICK e condividi la recensione! Segui le pagine Linkedin e Facebook per rimanere aggiornato. Se curi la tua mente, se la nutri e la coltivi come un giardino fertile e ricco, vedrai che fiorirà più di quanto non ti immagini. Se lascerai attecchire le erbacce, non riuscirai mai a raggiungere quel senso di profonda armonia interiore che vai cercando. SCHEDA DEL LIBRO
A chi lo consiglio A qualsiasi persona. Cosa impari "Il monaco che vendette la sua Ferrari" è la storia romanzata di un avvocato di successo di nome Julian Mantle, che in seguito ad un attacco cardiaco decise di stravolgere completamente la sua vita. Da uomo di business, stanco, insoddisfatto e votato al lavoro a saggio, felice e libero. Un libro ricco di significati profondi che rappresentano un po' la vita di tutti noi: fatta di impegni, corse contro il tempo, piena di oggetti superflui che riempiono il nostro vuoto interiore e di abitudini malsane. Robin Sharma, con la tipica saggezza orientale, ci illustra un serie di regole, consigli e di approcci alla vita, che possono aiutarti a vivere una vita più consapevole. Essere padroni dei propri pensieri e del proprio tempo è il primo passo per un'esistenza ricca e gratificante. Descrizione e frasi salienti Si tratta di un libro molto noto e che ho sempre avuto la curiosità di leggere. Devo dire che non ha disatteso le mie aspettative. L'autore ci offre un prezioso testo sulla crescita personale, con il tipico stile fluido, leggero e discorsivo di un romanzo. Una lettura spiccatamente introspettiva e utile per qualsiasi persona, perché induce a riflettere su argomenti comuni come la gestione del tempo, il dare valore all'essenziale, sviluppare l'autodisciplina e potenziare la forza di volontà. Ma soprattutto, quello di vivere appieno il presente, senza guardare né al passato né al futuro. Un libro ricco di insegnamenti, ma anche di spunti pratici che possono essere facilmente applicati nella vita di tutti i giorni. Non voglio svelarti la trama del libro, ma riassumerti alcuni concetti chiave che, a mio parere, sono i più rappresentativi. L'importanza della filosofia kaizen "Gli uomini buoni cercano perennemente di migliorarsi" Confucio kaizen è una filosofia orientale, il cui termine significa in giapponese "costante perfezionamento". Questo approccio è certamente l'elemento fondante di questo libro, nonché il punto di partenza per comprendere i vari rituali riportati nel testo e, ovviamente, per raggiungere uno stile di vita ricco e appagante. L'autore definisce così le persone che attuano questo approccio: "coloro che hanno sempre la tazza vuota", ovvero chi si mantiene aperto alle novità e alla conoscenza. Chi è curioso e vuole apprendere costantemente. La padronanza di sé è il DNA del controllo della propria vita. Il potere della disciplina "Dichiara guerra a tutti i pensieri negativi che col tempo si sono insinuati nella tua mente, e vedrai che alla fine saranno loro a sentirsi a disagio, come ospiti indesiderati." Il concetto dell'autodisciplina è come un muscolo che va allenato e esercitato per raggiungere i propri obiettivi, che siano personali o professionali. La padronanza della mente incomincia dal controllo dei singoli pensieri e l'autocontrollo, quindi, è il modo per dominare le proprie giornate, le abitudini e la vita in generale. La forza di volontà è la virtù essenziale di una persona realizzata. Rispetta il tuo tempo e sconfiggi i ladri "Saper organizzare il proprio tempo è il primo contrassegno di una mente ordinata" Sir Isaac Pitman Saper gestire il proprio tempo è il risultato di una mente lucida e padrona di se stessa. Le azioni che decidiamo di intraprendere quotidianamente sono il frutto di una corretta pianificazione. Se la pianificazione è fallimentare, lo saranno anche le nostre azioni. Programmare le giornate in modo razionale aumenta esponenzialmente l'efficienza e la produttività. Ecco perché la disciplina è la base per gestire le priorità. Le regole ci imponiamo sono indispensabili per raggiungere i nostri sogni o nostri piccoli obiettivi, la cui importanza è soggettiva. Le persone illuminate sono mosse dalle loro priorità. Attenzione a non permettere a nessuno di rubarti il tempo. Farsi sopraffare dalle telefonate, dai contatti continui, dalle distrazioni altrui, è come un saccheggio. Il tempo è prezioso e va protetto. Concludo con le 7 virtù senza tempo riportate dall'autore alla fine del libro: 1 - Controlla la mente; 2 - Persegui il tuo scopo; 3 - Pratica il kaizen; 4 - Sviluppa l'autodisciplina; 5 - Rispetta il tuo tempo; 6 - Aiuta disinteressantamente gli altri; 7 - Vivi il presente. Adesso vuoi leggere altri libri sulla crescita personale? Se hai 5 secondi lascia un feedback, bastano due CLICK e condividi la recensione! Segui le pagine Linkedin e Facebook per rimanere aggiornato. Non è vero che abbiamo poco tempo: la verità è che ne sprechiamo molto. Seneca SCHEDA DEL LIBRO
A chi lo consiglio A qualsiasi persona. Cosa impari Il tema del tempo è un argomento sempre molto dibattuto e questo libro offre diversi spunti e consigli su come gestirlo e valorizzarlo. Vivendo in un mondo veloce, frenetico e basato sull'immediatezza, l'autrice richiama all'ordine e alla lentezza. C'è la necessità di decelerare, di pensare e perché no, di annoiarsi. Il nostro lavoro e i ritmi giornalieri inducono il nostro corpo e la mente a lavorare ad una frequenza elevata e questo genera stress, stanchezza, patologie cardiovascolari, depressione e in alcuni casi porta al burnout. Solo decelerando e trovando un equilibrio generale, possiamo tornare a goderci i momenti essenziali della nostra vita e vivere il presente. In che modo? Camminando di più e correndo di meno. E non solo... Descrizione e frasi salienti Ho acquistato questo libro convinto da diverse recensioni online e, dopo averlo visto in libreria, ho deciso di acquistarlo e di cimentarmi in questa lettura ad alto contenuto meditativo. Devo ammettere di averlo iniziato a leggere ad inizio febbraio e per questioni di tempo ho avuto modo di recensirlo solo adesso. Questa lettura ha avuto per me doppio significato, perché è coincisa, per pur caso, con un periodo storico globale particolarmente delicato per via dell'emergenza sanitaria legata al Coronavirus. Tutto sembra essersi fermato: città deserte, ritmi blandi, negozi chiusi e questo significa avere meno fretta, meno urgenze e scadenze, poche fonti di stress (se non mentali per via della paura e dell'incertezza economica), ma significa anche instaurare abitudini nuove per tutti noi. Ecco che "L'arte della lentezza" si è incredibilmente manifestata, più che mai oserei dire, in maniera naturale, purtroppo. Ovviamente non era quello a cui auspicava l'autrice, né tantomeno i suoi lettori e il sottoscritto. Il libro ha l'obiettivo di sottrarci dall'urgenza, dalla fretta e dal bisogno di essere sempre connessi. L'autrice affronta l'argomento, basato su quella che lei definisce Slow life, tracciando un percorso - a mio modo di vedere, a tratti sin troppo utopistico - finalizzato a raggiungere la serenità interiore con piccoli (grandi) accorgimenti. Si passa dalla meditazione, al respiro, al miracle morning e in maniera molto generale alla gestione del tempo, vero e proprio focus del libro. Il mio giudizio personale (vedi le 4 stelle) non è eccellente perché ritengo che il tutto venga affrontato con un po' di superficialità, ma probabilmente per il semplice fatto che voglia indurre il lettore ad approfondire ogni passo in maniera autonoma. Credo che il fine de "L'arte della lentezza" sia quello di far prendere coscienza di quanto sia importante ridurre i ritmi, soprattutto a chi conduce vite frenetiche. La ritengo, ad ogni modo, una valida lettura per approcciarsi al tema in maniera generale e per comprendere come e se approfondire o sposare un approccio di questo genere. Camminare per rallentare "Se non riesci a pensare, cammina. Se pensi troppo, cammina. Se pensi male, cammina ancora". Jean Giono Camminare è sempre stata un'abitudine radicata nelle giornate di pensatori e filosofi come Kant, Platone, Cartesio, Aristotele e via discorrendo. Secondo questi pensatori, il movimento delle gambe è identico a quello della mente. Così come avanziamo verso una destinazione, avanziamo anche verso le nostre idee. Le passeggiate hanno rappresentato per i filosofici citati, dei momenti preziosi per generare idee e pensieri, che tutti noi conosciamo. Camminare vuol dire ascoltare il nostro ritmo, ritrovare noi stessi e migliorare la nostra salute psicofisica. L'era dello zapping compulsivo "Conquistatore dispotico, il progresso tecnico è inarrestabile. Perché ogni rallentamento equivale a un passo indietro, l'umanità è condannata al progresso a vita." Alfred Sauvy Si chiama "Cronofagia", e rappresenta il consumo esagerato di televisione, social network, web e di tutte le altre modalità di connessione che ci sottraggono tempo. Mai come in quest'epoca, siamo sommersi da decine di distrazioni che mandano completamente in tilt il nostro cervello, sottoponendolo ad un forte carico cognitivo che grava enormemente sulla nostra salute. Il multitasking, per molte persone ritenuto un'ottima strategia per ottimizzare il tempo, è in realtà un modo per non focalizzare la nostra attenzione su nessuna delle attività in atto, ma piuttosto sezionandole e mandando il nostro cervello in forte stress. Un po' come quando chiediamo al nostro computer di eseguire più azioni contemporaneamente. Cosa succede? Un po' di sano egoismo "L'egoismo aspira alla solitudine per sfuggire alla dipendenza". Henri Lacordaire Ho particolarmente apprezzato questo capitolo, perché lo ritengo essenziale nella mia vita. L'autrice invita a prenderci del tempo per noi stessi: praticare sport, imparare un'attività, riservarci del tempo per il relax, uscire con gli amici o occuparlo come meglio preferiamo. Dobbiamo difendere il valore del nostro tempo e attribuirne un altissimo valore. Bisogna negoziare il proprio tempo e riservarci uno spazio prezioso dedicato solo a noi stessi. Concludo con qualche consiglio generale riportato dall'autrice: - Impara a delegare e quindi ad affidare compiti ad altri (colleghi, familiari, amici); - Utilizza i promemoria: la famosa to do list (senza esagerare); - Metti in ordine (anche se è un fattore opinabile); - Riduci il tempo di connessione da device e simili; - Differenzia ciò che urgente da ciò che non lo è; - Prenditi del tempo per te stesso; - Cammina di più e corri di meno. Adesso vuoi leggere altri libri sulla crescita personale? Se hai 5 secondi lascia un feedback, bastano due CLICK e condividi la recensione! Segui la pagina facebook per rimanere aggiornato. Più ti liberi delle scimmie del tuo staff, più hai tempo da dedicargli. SCHEDA DEL LIBRO
A chi lo consiglio Manager, imprenditori, amministratori delegati e qualsiasi figura inserita in un contesto aziendale. Cosa impari Ken Blanchard, William Oncken e Hal Burrows, mettono insieme un piccolo saggio che insegna ad un buon manager come delegare, ma soprattutto quanto è importante farlo sia per ottimizzare le prestazioni lavorative che per la propria salute mentale. Questo manuale ti insegnerà come responsabilizzare le persone, assegnare dei compiti, dare loro delle direttive su come risolvere dei problemi, senza che questi vengano "rimbalzati" a chi gestisce. Un buon manager ha come obiettivo quello di gestire (lo dice la parola stessa) e non di sostituirsi all'operatività dei suoi collaboratori. "L'One Minute Manager" ti darà tutti i consigli necessari per gestire le "Scimmie" che giornalmente si presentano nel tuo contesto lavorativo. Un prezioso metodo che ti permetterà di passare dal curare le "Scimmie" ad assegnare le "Scimmie". E' utile non solo per i manager ma anche per tutti i livelli gerarchici delle aziende. Descrizione e frasi salienti Ho letto questo libro dopo aver terminato "Chi ha spostato il mio Formaggio" Il seguito, il cui contributo di Ken Blanchard è stato rilevante, in seguito alla morte dello scrittore Spencer Johnson. Seppur gli argomenti siano essenzialmente diversi, nel primo si parla di cambiamento e in questo di come delegare e come gestire le priorità in un contesto aziendale. "L'One Minute Manager" Insegna a delegare, fa parte di una collana di libri utili per manager, imprenditori o per qualsiasi persona che abbia interesse ad imparare a gestire le priorità e il proprio tempo. Si tratta di un libricino che si legge anche in poche ore, essendo molto pratico e scritto in maniera piuttosto semplice. Mi è piaciuto perchè vengono raccontate delle dinamiche aziendali reali di un manager, che grazie all'incontro il One Minute Manager, è riuscito a modificare alcuni suoi comportamenti inerenti al gestire i compiti (quindi le "Scimmie) e le priorità. Ma soprattutto a tenere la porta del suo ufficio aperta (lo capirai dopo aver letto il libro). Lo ritengo un libro da leggere perché utile non solo per i manager ma anche per tutti i livelli gerarchici delle aziende, in quanto fa comprendere le dinamiche delle due facce della medaglia: i supervisori e i chi deve gestire le "scimmie". Un buon manager dovrebbe avere la capacità di sapere delegare, e ciò si tramuta nel dare delle precise responsabilità ad ogni membro dell'azienda. L'errore di molte persone che gestiscono un team è quello di essere sopraffatti dal risolvere i problemi di ogni persona a cui fa capo, anziché limitarsi alla mera gestione. Questo comporta avere sempre meno tempo a disposizione e prendersi carico di mansioni che esulano dalla sua competenza. La gestione delle "Scimmie" La risposta a tutto ciò può essere trovata in quello che viene definito dagli scrittori: una "Scimmia". Ma cos'è esattamente una "Scimmia"? Una "Scimmia" è definita come la prossima mossa per ogni attività o progetto da svolgere in un'organizzazione. Per ogni "Scimmia" ci sono due persone coinvolte, una per eseguire la mossa successiva (di solito il subordinato) e una per supervisionarla (di solito il manager). I problemi sorgono, appunto, quando il manager si assume la responsabilità della "Scimmia" che lo rende effettivamente lavoratore e trasforma il subordinato in un supervisore. "Tutte le scimmie devono essere gestite al livello organizzativo più basso in linea con il loro benessere." Riassunto delle 4 regole di Oncken per la gestione delle scimmie: Regola 1 - Descrivere la scimmia Regola 2 - Assegnare la scimmia Regola 3 - Assicurare la scimmia Regola 4 - Tenere d'occhio la scimmia Usando le quattro regole di gestione delle scimmie i manager possono imparare a diventare supervisori efficaci del tempo, con l'obiettivo di impiegarlo nella maniera più corretta e consona alla figura che rappresentano. Sii un manager intelligente: togliti quella scimmia dalle spalle! Adesso vuoi leggere altri libri di business o di marketing? Se hai 5 secondi lascia un feedback, bastano due CLICK e condividi la recensione! Segui la pagina facebook per rimanere aggiornato. Coloro che scelgono di brandire l'influenza sociale come un'arma invece che come uno strumento, finiranno inevitabilmente con lo spararsi sui piedi." SCHEDA DEL LIBRO
A chi lo consiglio A qualsiasi persona. Cosa impari J. Goldstein, J. Martin e B. Cialdini, tre massimi esperti dell'arte della persuasione, raccolgono in questo prezioso libro decine e decine di studi, esperimenti e aneddoti, frutto della loro esperienza acquisita in tantissimi anni. Gli autori hanno esaminato, dal punto di vista scientifico, una serie di aspetti del funzionamento della persuasione, attraverso ricerche basata sull'influenza sociale, sulla persuasione e sulla fiducia. Il risultato è un libro ricco di esempi pratici, aneddoti e casi di successo basati su storie vere, in seguito a piccoli cambiamenti basati sui principi della persuasione. Bisogna sottolineare che ciò che emerge è un modo di concepire la persuasione in maniera etica e onesta. Gli stessi autori riportano esempi fallimentari dovuti all'utilizzo di tecniche d'influenza sociale effettuate in maniera sleale. Persuadere non vuole dire manipolare, ma attuare azioni che influenzano i processi decisionali delle persone. La persuasione è una scienza, non un'arte. Descrizione e frasi salienti Ho acquistato questo libro dopo aver letto "Le armi della persuasione" di B. Cialdini (recensito qui), comunemente ritenuto, senza alcun dubbio, il testo di riferimento su cui si sono fondate le attuali strategie persuasive utilizzate da imprenditori, aziende, marketer ed esperti venditori. "50 segreti della scienza della persuasione", oltre al contributo di Cialdini, riunisce l'esperienze di altre due importanti figure nel campo delle persuasione, come Goldstein e Martin. Di questo testo ho apprezzato l'estrema chiarezza e semplicità nel riportare esempi di vita quotidiani inerenti sia alla sfera personale che a quella professionale. Tali azioni, basate su precise strategie persuasive, possono essere facilmente riprodotte nel proprio business o semplicemente nel caso si abbia a che fare con le persone e il cui fine sia modificare un comportamento o indurre ad una determinata azione. Il libro è suddiviso in 50 capitoli, i cui titoli sono semplici domande ben elaborate e rappresentate da ricerche effettuate, o controllate, dai tre autori. Lo consiglio certamente a chi abbia un forte interesse ad approfondire tecniche di persuasione, definite dagli autori "cassetta degli attrezzi", da utilizzare nella propria vita quotidiana. Di seguito alcuni spunti del libro che ho particolarmente apprezzato e alla fine della recensione riporto i 7 concetti che, a mio parere, maggiormente emergono dalla lettura. Come trasformare una debolezza in un punto di forza? Una delle strategie più efficaci è quella di dare risalto alle proprie debolezze quando si promuove un prodotto un servizio. Sembra un paradosso, invece è una delle tecniche più utilizzate in ambito pubblicitario. Un esempio è il vecchio Maggiolino, che passò da piccola auto tedesca, ritenuto anche poco attraente esteticamente, a vero e proprio status symbol. La Wolkswagen infatti, diversi decenni fa, puntava proprio su una comunicazione ironica, diretta che ne enfatizzava le debolezze dell'auto, proprio per ottenere una percezione positiva, sincera e umile. E così è stato. Altri due esempi sono L'Orèal: "Siamo cari, ma voi valete" o Listerine: "Il gusto che odiate tre volte al giorno". Quale sorriso viene ricambiato? "Non aprite un negozio a meno che non vi piaccia sorridere” dice un proverbio cinese. Quante volte siamo entrati in un negozio e siamo stati accolti con un bel sorriso naturale e siamo stati più propensi ad acquistare? Lo stesso vale per l'esatto contrario. Bisogna considerare che è importante che il sorriso sia autentico e non artefatto. La potenza del labelling technique. Questa tecnica si basa sul concetto di etichettatura che ha come obiettivo quello di generare un comportamento, e quindi un'azione, coerentemente con l'etichetta stessa. Una compagnia aerea la utilizzò in questo modo: "Sappiamo che ci sono molto aviolinee fra cui scegliere, perciò vi ringraziamo per avere optato per la nostra". Un modo per ringraziare i viaggiatori per la loro fiducia, utile per rinforzare tale convinzione. Ovviamente tale tecnica deve essere attuata solo in maniera etica. Un esempio, che aggiungo io, è quello utilizzato attualmente da Facebook per favorire l'engagement delle pagine, assegnando riconoscimenti ai fan più attivi o maggiormente efficaci in termini di coinvolgimento degli altri utenti. Certamente, chi lo riceve sarà più propenso a trascorrere più tempo nella piattaforma e a commentare le proprie pagine preferite. Da questo libro ho imparato 7 importantissimi concetti: - L'evidenza sociale è uno dei mezzi più potenti in assoluto; - Il sorriso autentico è la base per persuadere con naturalezza; - Ammettere i propri errori è il miglior modo per dimostrare umiltà e onesta; - Personalizzare il proprio messaggio è fondamentale per far sentire le persone uniche; - Comunicare il nostro impegno aumenta le nostre possibilità di ottenere qualcosa o eseguire un'azione; - Siamo naturalmente attratti da prodotti rari, offerte in termini di quantità e tempo; - Comunicare le proprie debolezza enfatizza la possibilità di persuadere in maniera efficace. Adesso vuoi leggere altri libri di marketing? Se hai 5 secondi lascia un feedback, bastano due CLICK e condividi la recensione! Segui la pagina facebook per rimanere aggiornato. Il denaro, quando è cominciato ad arrivare a palate, ha influenzato noi tutti. Non molto, e non per molto, perché nessuno di noi è stato motivato dal denaro. Ma è questa la natura dei soldi. Che tu ne abbia o meno, che ne voglia o meno, che ti piacciano o meno, cercheranno di definire la tua vita. Il nostro compito di essere umani è fare in modo che non sia così." SCHEDA DEL LIBRO
A chi lo consiglio A qualsiasi persona. Cosa impari Phil Knight ci racconta come ha trasformato una piccola azienda d'importazione di scarpe giapponesi negli Stati Uniti in una multinazionale. Dalla Blue Ribbon Sports a quella che oggi conosciamo come Nike, il passo non è stato breve. Una strada lunga, anzi lunghissima e tortuosa, che ha portato il suo fondatore a raggiungere il suo sogno (da lui definito "idea folle") di lasciare un segno in questo mondo. Voleva vincere. Non sapeva come, quando e in che modo. Phil prima o poi avrebbe trionfato e lo ha fatto credendo ostinatamente nel suo progetto, con l'appoggio di collaboratori fedeli e appassionati di sport, proprio come lui. Un libro illuminante, pieno di emozioni e denso di significato. "L'arte della vittoria" non è solo la storia del fondatore di uno dei brand più importanti al mondo, ma è un appello a non mollare mai, ad inseguire ossessivamente il proprio obiettivo a qualunque costo, affrontando numerose avversità. Di Knight appare un uomo dal grande valore umano, sincero, schietto, competitivo, umile, resiliente, onesto e fedele. La fragilità, che a tratti emerge in alcune situazioni, lo rende un uomo comune che ha raggiunto un traguardo incredibile: fondare una delle aziende più importanti al mondo e che, ancora oggi, ispira milioni di persone. Descrizione e frasi salienti "L'arte della vittoria" di Phil Knight è comunemente ritenuta una delle autobiografie più interessanti in assoluto. Se prima di leggerla mi chiedevo il perché e cosa ci fosse di così speciale in questo libro, adesso non posso che confermare tale tesi. Banalmente potrebbe sembrare la storia di Nike, ma sostanzialmente è il racconto romanzato di anni di vita del fondatore e rappresenta una vera e propria storia di successo di un imprenditore che ha superato qualunque difficoltà: bancaria, logistica, familiare e soprattutto economica, prima di realizzare un'azienda da migliaia di dipendenti. Un uomo che ha creduto in un sogno, lo ha inseguito, cercato e realizzato. Quando si parla di perseveranza, passione e resilienza, questo libro sintetizza perfettamente questi tre concetti. Oltre alle spiccate doti imprenditoriali, ci tengo a sottolineare anche le sue capacità narrative. Knight è ironico, minuzioso nei dettagli, così chiaro e diretto che arriva ad emozionare il lettore. Il libro, da cui emerge un forte senso romanticismo, racchiude una serie di valori come la fedeltà, l'onestà, l'amicizia, l'amore per la famiglia e per i figli e la lealtà nei confronti di chi ha condiviso con lui gioie e dolori, successi e insuccessi. Infine, affiora l'immensa passione per lo sport, una vera e propria vocazione. Nello sport si può vincere e si può perdere: Knight ha vinto e Nike è il suo meritatissimo trofeo. Dall'Oregon al Giappone per inseguire la sua "idea folle" Knight è un giovane di belle speranze dell'Oregon, amante dello sport e con un sogno nel cassetto. O meglio, quella che lui definisce "idea folle". Non di lavorare per una grande azienda, ma di distribuire scarpe giapponesi in America. Spinto dalla sua curiosità e dalla perseveranza che lo contraddistingue, decise di fare un viaggio in Europa, Africa e Asia, passando dal Giappone, dove ha avuto modo di incontrare una nota azienda di scarpe: la Tiger (oggi Asics). Si preparò così bene a trattare con i giapponesi, studiandone modi di fare e di agire, che ottenne la distribuzione del marchio nel suo paese. Tutto ebbe inizio da questo momento. Da lì a poco comprese che da solo non sarebbe arrivato da nessuna parte. La prima persona che decise di coinvolgere è stato un tale Bill Bowerman, suo vecchio allenatore, che si rivelò un elemento chiave: a tal punto da diventare fondatore della Blue Ribbon Sports nel gennaio del 1964, quindi di Nike nel 1971. Successivamente si aggiunsero altri personaggi fondamentali, come Jeff Johnson (colui che ha consigliato il nome Nike), Woodell, Caroline Davindson e via dicendo. Da lì in poi un susseguirsi di successi e insuccessi. Una lunga serie di alti e bassi. Una volta divenuti i distributori ufficiali del marchio Tiger in America, non sono mancati i problemi logistici dovuti alle spedizione della merce, gli intoppi burocratici, i problemi con le banche e visti i tempi, le difficoltà di comunicazione tra lui e i referenti giapponesi. I viaggi in Giappone divennero sempre più frequenti, coerentemente con l'aumento degli ordini e quindi del fatturato della Blu Ribbon Sports. La crescita fu così importante che Knight e il suo socio decisero di sviluppare una rete commerciale più capillare in diverse zone dell'America. Il fatturato aumentava di anno in anno e di conseguenza anche gli ordini. Ma questo non bastò. Le vendite, secondo l'azienda giapponese non era sufficienti per un paese così vasto come l'America e Knight ebbe la (giusta) che stessero cercando nuovi distributori. I rapporti tra lui i suoi referenti (l'ultimo era Kitomi) si iniziarono a logorare e la famosa "idea folle" iniziò a prendere forma. Knight, assieme al suo fedele compagno di avventure, viste le problematiche dovute alla distribuzione di un prodotto non proprietario, decise di sviluppare una scarpa creata da loro. Assumendosi tutti i rischi del caso. Entrambi avevano le competenze, l'esperienza e la passione per provarci. Non fu facile, perché i soldi sono sempre stati un ostacolo e le banche, vista l'instabilità e la mancanza di risorse provenienti dalle scarpe Tiger, iniziarono a fidarsi sempre meno. A quanto pare neanche questo fu un ostacolo così insormontabile. La Blue Ribbon Sports era la loro vita, l'unica vera ancora di salvezza. Bisognava andare avanti e credere nella grande "idea folle" di Phil, a qualunque costo. Dalle ceneri della Blue Ribbon, stava per nascere qualcosa di incredibile. "Allora quale sarà il nome: Falcon, Bengal o Dimension Six?" Andò proprio così. I nomi su cui erano indecisi Knight, Woodell e Jonhson erano proprio questi. Ma a quest'ultimo continuava a non piacergliene nessuno. Probabilmente aveva ragione. Un giorno Jonhson chiamò Woodell per informarlo di aver avuto, nel bel mezzo della notte, un'intuizione sul nome da dare all'azienda: Nike. Proprio come la dea della vittoria. Tutto iniziava ad avere un senso. "Che cosa c'è di più importante della vittoria", sostenne Knight. Del resto la vittoria è sempre stata la sua unica ossessione. Quel nome era perfetto e suonava bene. Il logo più celebre al mondo è costato solo 35 dollari! Ebbene sì. A Caroline Davidson sono bastate 17 ore e 35 dollari per creare lo swoosh che tutti noi conosciamo. Un brand che oggi vale miliardi di euro. Da questa storia, a mio parere, emergono 5 importantissime lezioni: - Insegui il tuo sogno, la tua passione, la tua vocazione e non farlo per soldi; - Non puoi fare tutto da solo, crea un team di persone fedeli, competenti e vincenti; - Non mollare davanti ai tantissimi ostacoli della vita; - Trasforma le avversità in opportunità; - Dagli errori si possono imparare tantissime cose. Adesso vuoi leggere altre autobiografie o libri sulla crescita personale? Se hai 5 secondi lascia un feedback, bastano due CLICK e condividi la recensione! Segui la pagina facebook per rimanere aggiornato. Scegli una nuova convinzione. Cambiare ciò che pensi non cambia ciò che sei." SCHEDA DEL LIBRO
A chi lo consiglio A qualsiasi persona di qualsiasi età. Cosa impari "Chi ha spostato il mio formaggio? Il seguito" è la naturale continuazione della prima edizione (1998). Dopo aver venduto milioni di copie e aiutato migliaia di persone a superare le difficoltà e a fronteggiare i cambiamenti della vita, la nuova edizione riprende l'unico dubbio che ci ha lasciato l'ultima lettura. Che fine ha fatto Tentenna? Ha continuato a vivere passivamente la propria esistenza o ha affrontato la vita con coraggio, ripercorrendo il labirinto in cerca del suo amico Ridolino? Troverà nuovamente altro formaggio? Un altro illuminante libro di Spencer Johson che ti aiuterà a sviluppare la tua crescita personale e ti farà ragionare sull'importanza di affrontare i problemi della tua vita personale e lavorativa in maniera propositiva. Descrizione e frasi salienti Il sequel di "Chi ha spostato il mio formaggio" è stato pubblicato dopo oltre vent'anni. Difatti è arrivato nelle librerie di tutto il mondo nel 2019, dopo circa due anni dalla morte dello scrittore Spencer Johnson (luglio 2017), grazie all'impegno dell'amico Ken Blanchard e al contributo dei figli dell'autore, deceduto per un incurabile tumore al pancreas. Johnson ha contribuito al miglioramento di tantissime persone, ispirate e incoraggiate da due semplicissime storie, ricche di significati unici e profondi. E' evidente che il protagonista di questo libro sia lo gnomo Tentenna, che nel precedente testo, si è ritrovato da solo nel Deposito F, disperato, inquieto e senza alcun formaggio da cui poter attingere per nutrirsi. In cuor suo, si aspettava ancora che comparisse nuovamente il formaggio o che tornasse Ridolino ad aiutarlo per accompagnarlo in un nuovo deposito strapieno di formaggio. Nella sua solitudine, Tentenna urlava: "Non è giusto!". Secondo lo gnomo, il suo compagno di avventure sarebbe dovuto tornare, anche se in certi momenti i suoi pensieri erano del tutto contrastanti: "Mi ha lisciato solo", "Perché non sono andato con lui?", "E se si fosse perso o fatto del male?". Sopraffatto dalla paura, dalla delusione, dai rimorsi, ma soprattutto dalla fame, Tentenna farà finalmente il passo che lo convincerà ad uscire dalla sua situazione? Raggiungerà il suo amico? Troverà il formaggio? I topolini Nasofino e Trottolino dove sono finiti? Non voglio anticiparti nulla e lo scoprirai leggendolo in prima persona. Anche da questo libro si possono trarre diversi insegnamenti: - Prendi coscienza delle tue convinzioni. Una convinzione è un pensiero di cui sei certo; - Non credere a tutto quello che pensi. A volte i fatti sono soltanto il tuo modo di vedere le cose; - Rinuncia a quello che non funziona. Non puoi imbarcarti in una nuova missione con un vecchio bagaglio. - Guarda fuori dal Labirinto. Prendi in considerazione l'improbabile. Esplora l'impossibile. - Scegli una nuova convinzione. Cambiare ciò che pensi non cambia ciò che sei. - Non ci sono limiti a quello in cui puoi credere. Puoi agire, sperimentare e sentirti bene molto più di quanto tu creda. Adesso vuoi leggere altri libri sulla crescita personale? Se hai 5 secondi lascia un feedback, bastano due CLICK e condividi la recensione! Segui la pagina facebook per rimanere aggiornato. La resistenza più ostinata al cambiamento risiede dentro di noi e nulla può migliorare finché noi non cambiamo." SCHEDA DEL LIBRO
A chi lo consiglio A qualsiasi persona di qualsiasi età. Cosa impari Chi ha spostato il mio formaggio? è un’avvincente storiella ricca di insegnamenti e significati, adatta a qualsiasi persona, direi anche ai bambini visto lo stile di scrittura fiabesco e facilmente comprensibile. Questo libricino ti farà comprendere l’importanza di fronteggiare i cambiamenti in maniera positiva, o ancor meglio, propositiva. Difatti, la storia si basa su quattro personaggi, diversi tra loro, che affrontano in maniera differente le avversità che si manifestano nel corso della loro vita. L’autore invita a riflettere sul proprio atteggiamento e sulla nostra predisposizione personale, quindi alla velocità nel prendere decisioni, davanti a ostacoli e cambiamenti nella nostra vita. Descrizione e frasi salienti E’ da diversi anni che avrei voluto leggere questo libro, e mentre consultavo alcuni testi in libreria, ho deciso finalmente di acquistarlo convinto anche dalle molteplici recensioni positive. Si tratta di un bestseller che ha venduto (e vende ancora) milioni di copie in tutto il mondo. Così di facile lettura che si divora in 60 minuti. Semplice ma nel contempo efficace. Per tale ragione lo ritengo un libro immancabile nella libreria di ogni persona. Chi ha spostato il mio formaggio? è appunto la storia di quattro personaggi: due topolini e due gnomi. Rispettivamente: Nasofino e Trottolino e Tentenna e Ridolino. I protagonisti devono procacciarsi il cibo per vivere e vagano lungo il “labirinto”, con l’obiettivo di trovare il “formaggio”. Entrambe le parole “labirinto” e “formaggio” sono delle metafore che rappresentano la vita di tutti noi: nel primo caso la strada tortuosa che rappresenta il cammino che percorriamo per raggiungere i nostri obiettivi, ovvero una bella famiglia, un lavoro soddisfacente e una vita sociale appagante. Quest’ultimi sono appunto “il formaggio”. Sostanzialmente il libro si divide in tre parti: la prima racconta l’incontro tra alcuni compagni di scuola, che si confrontano in merito alle loro decisioni e quindi ai cambiamenti lavorativi e familiari. La parte centrale, quella più importante, è rappresentata dal racconto della storia dei quattro personaggi. Il finale ha l’obiettivo di far immedesimare il lettore in uno dei personaggi precedentemente descritti. La storia, il cuore del libro, si sviluppa con il racconto della quotidianità dei quattro protagonisti: i due topolini Nasofino e Trottolino, e i due gnomi, Tentenna e Ridolino. Ognuno, a proprio modo, è alla ricerca del formaggio e si impegna giornalmente girovagando lungo il labirinto con la speranza di trovarlo. Fino a quando un bel giorno si accorgono della presenza di un'enorme scorta di formaggio nel deposito F. Sia gli gnomi che i topolini per diverso tempo lo hanno condiviso. Peccato che, prima o poi la "pacchia" sarebbe finita. Mentre i due topolini, essendosi resi conto che la situazione stava peggiorando di giorno in giorno, decidono di tornare nel labirinto alla ricerca di nuovi depositi pieni di formaggio. Scelta di sopravvivenza saggia e coraggiosa. Al contrario i due gnomi, Tentenna e Ridolino, convinti di aver trovato l'oro e la felicità per tutta la vita, si ancorati alle solite abitudini, incuranti della possibilità che il formaggio, un giorno, sarebbe potuto definitivamente finire. Difatti, arriva il tragico momento in cui si trovano da soli nel deposito F, disperati, delusi e increduli. Il formaggio è completamente finito. Da questo momento in poi entrano in gioco i comportamenti chiave di ogni personaggio, molti dei quali rappresentativi delle nostre azioni e decisioni quotidiane. Come reagiamo davanti alle difficoltà? Siamo capaci di accorgerci in tempo di un problema, prima che diventi irreversibile? Facciamo qualcosa per cambiare le cose? Non ti aggiungo altro, perchè non vorrei anticiparti il seguito e il finale, che ti consiglio di scoprire in prima persona. Gli insegnamenti che, a mio parere, emergono da questo libro sono i seguenti: - Se non cambi in tempo qualcosa che sta per crollare, quanto te ne accorgerai sarà troppo tardi; - Segui una nuova strada, affronta il "labirinto" e gli ostacoli della vita: prima o poi troverai il “formaggio” ; - Sii pronto a cambiare e ad adattarti rapidamente; - Il cambiamento (anche quello inaspettato) è l'occasione per cogliere nuove e stimolanti opportunità; - Se ti comporti sempre allo stesso modo, non aspettarti miglioramenti; - L'unico modo per superare la paura dell'ignoto è avere il coraggio di agire; - Mai dare niente e nessuno per scontato. Adesso vuoi leggere altri libri sulla crescita personale? Se hai 5 secondi lascia un feedback, bastano due CLICK e condividi la recensione! Segui la pagina facebook per rimanere aggiornato. Il marketing che ci piace - certamente - vende. Ma non vende tutto. Non a chiunque. E certamente non a tutti i costi. Il marketing che ci piace, crea, ispira, ricorda, incanta, racconta, coinvolge, stimola, migliora. E soprattutto, nel profondo rispetto del presente e del passato, si prende cura del futuro". SCHEDA DEL LIBRO
A chi lo consiglio Imprenditori, responsabili e addetti marketing, startupper, amministratori delegati e liberi professionisti. Cosa impari Esiste una visione del marketing diversa da quella costruita negli anni ottanta, che sia compatibile con la nostra società e con le nostre esigenze attuali? Come si può recuperare una nuova verginità al marketing, ricostruendo una sua nuova reputazione? Il marketing è spesso confuso con la pubblicità, talvolta visto con accezione negativa. In realtà è narrazione, identità, umanità, suggestione, musiche, simboli, colori: è tutto ciò che viene costruito per cambiare la vita delle persone e risolvere i problemi. Tutto sommato, le scelte dei consumatori si riassumono in quei 10 secondi davanti allo scaffale o alla televisione. Ma prima di ottenere questo, abbiamo creato un buon o un cattivo marketing? Descrizione e frasi salienti Personalmente sono sempre alla ricerca di nuovi testi, ovviamente validi, su cui cimentarmi e da cui trarre ispirazione, imparare nuove cose e che possano aprirmi la mente. Rimanendo in tema marketing, i libri concettuali e accademici sono certamente fondamentali per sviluppare le competenze, ma talvolta ce ne sono altri che necessitano di essere letti sia per i messaggi che trasmettono che per la qualità e la varietà dei contenuti. "Fare marketing rimanendo brave persone" è un libro eccezionale, scritto da Giuseppe Morici, che mi sentirei di presentare come uno dei più validi dell'argomento. Un testo completo, che definirei multidisciplinare per lo stile unico con cui viene trattato il marketing, che abbraccia la poesia, il cinema, la storia, la televisione e soprattutto la narrazione. Perché, in fondo, chi fa marketing deve avere capacità narrative. Morici è attualmente President della Regione Europa nel Gruppo Barilla, ma in passato ha lavorato per Procter & Gamble, Gruppo Bolton e per la società di consulenza Monitor. Grazie alla sua ventennale esperienza nel mondo del marketing, l'autore riporta varie analisi di pubblicità, spot televisivi di grandi brand e esempi calzanti di aziende che conducono un buon marketing. Quello dello scrittore è un richiamo al marketing etico, un invito a chi fa questo di mestiere a sviluppare un approccio generativo (che si oppone a quello degenerativo, che non migliora chi lo ascolta), umanistico e orientato alla creazione del futuro. Siamo uomini o consumatori? Forse è questo il vero segreto del marketing. Non è più sufficiente parlare al consumatore, ma è fondamentale coinvolgerlo in un processo di narrazione che possa dare un senso reale ad un brand. Esso crescerà tanto quanto sarà in grado di andare a fondo nel terreno umano, oltre i primi strati superficiali della razionalità e della funzionalità dei prodotti. "Solo così il marketing smetterà di urlare ai consumatori e tornerà a conversare con le persone, con le donne e con gli uomini". Ecco che secondo Morici, il nostro cervello ha tre funzioni, tra loro molto differenti: 1 - La corteccia cerebrale, la parte razionale all'interno del quale entrano in funzione meccanismi mentali complicati: memoria, pensiero ragionamento, linguaggio e coscienza; 2- Il cervello limbico o intermedio, in cui risiedono emotività, emozioni e affetti; 3- Il cervello rettiliano: basato sull'istinto, sui riflessi e che si rappresenta la parte più simile ai nostri antenati. Qui risiedono le nostre esigenze legate alla sopravvivenza e al soddisfacimento del piacere. Le aziende devono avere ovviamente la capacità coinvolgere i "tre cervelli", ma in particolare quello limbico e rettiliano, attraverso forme, colori, simboli, comunicazione ecc. Queste due parti del cervello ci permettono di automatizzare i comportamenti e ci rassicurano, motivo per il quale decidiamo di optare per un brand che siamo certi ci possa risolvere un problema. Il prezzo diventa (quasi) irrilevante se il valore che ne attribuiamo per noi è alto. I 7 plot narrativi e i 12 archetipi della personalità Lo scrittore riporta 7 interessantissimi plot narrativi che rappresentano la parte poetica del libro e grazie al quale contestualizza vari spot televisivi, fiabe, film, con l'obiettivo di indicare i diversi obiettivi di narrazione. Inoltre propone sette tipologie di personalità umane, che per caratteristiche rappresentano brand che tutti noi conosciamo a cui spesso ci ispiriamo e ci immedesimiamo. Se la marca fosse una persona, quale sarebbe quella che più si avvicina ai tuoi tratti caratteriali e a tuoi comportamenti? Saresti una Guida, un Creatore, un Innocente, un Eroe, un Esploratore, un Saggio un Mago, un Buffone, un Fuorilegge, un Amante, un Uomo Qualunque, un Caregiver? Leggi questo bellissimo libro e lo scoprirai! Adesso vuoi leggere altri libri di marketing? Se hai 5 secondi lascia un feedback, bastano due CLICK e condividi la recensione! Segui la pagina facebook per rimanere aggiornato. Il Digital Deep Marketing non è una palla di sterpaglie. Già sapete che ai clienti non interessa quando parlate di voi stessi, quando dite quanto siete belli, bravi e favolosi. Vi è oramai chiaro che, col vostro prodotto, dovete risolvere i loro problemi". SCHEDA DEL LIBRO
A chi lo consiglio Imprenditori, responsabili e addetti marketing, startupper, amministratori delegati e liberi professionisti. Cosa impari Con Digital Deep Marketing Francesco Galvani propone un testo basato sul marketing digitale, partendo però prima da un’introduzione sul concetto di brand positioning e sull’importanza di avere una chiara specializzazione. Tale approccio, pur essendo una materia già trattata da massimi esperti di marketing, talvolta si limitava a concetti teorici e quindi in alcuni casi poco pragmatici. L'autore ti offrirà un riassunto ben circostanziato di principi legati alla psicologia cognitiva, al marketing digitale, al brand e nella parte finale del libro a strategie di web marketing. Il metodo Deep Marketing, che rappresenta un coerente filo conduttore tra le materie citate, è frutto dell'esperienza di 15 anni, prima da manager in multinazionali, come Luxottica, e successivamente da consulente. Secondo Galvani un buon marketing si basa sulle persone e di conseguenza sulle soluzioni che possono realmente risolvere un problema. Descrizione e frasi salienti Ho ricevuto questo libro con grande piacere dalla casa editrice Lindau, nello specifico da Anteprima marchio speciliazzato in coaching e self-help, con l'obiettivo di leggerlo e recensirlo, essendo perfettamente in linea con il focus del mio blog, quindi con i miei gusti personali. Di Digital Deep Marketing mi incuriosiva l'approccio, sostanzialmente diverso, da alcuni testi già letti in passato. Una sorta di rivisitazione e aggiornamento di alcune teorie e strategie ben plasmate che rappresentano appieno il metodo proposto dall'autore. La prima parte del libro è un'introduzione al marketing, perlopiù persuasivo e strategico, utile a sensibilizzare il lettore e per stuzzicarlo ad approfondire il metodo nei capitoli seguenti. Sostanzialmente, troverai diversi accenni legati al posizionamento e ai relativi fautori (vedi Al Ries e Jack Trout), alle tecniche di persuasione e a come la nostra mente impatta, positivamente e negativamente, su qualsiasi scelta di acquisto. Quelli che Galvani definisce bias cognitivi, ovvero i luoghi comuni o delle scorciatoie di valutazione che le persone utilizzano per pensare e prendere delle decisioni con il minor sforzo possibile. Nello specifico, potrai approfondire i seguenti concetti: - Bias della conferma - Bias della scelta - Dipendenza dal contesto - Bias dell'inanzione - L'avversione alle perdite Grazie ai diversi esempi e case history riportati, scoprirai cosa intende l'autore per un buon o un cattivo marketing. A tale concetto è strettamente legata la specializzazione: più un prodotto è unico, posizionato e ben raccontato con un marketing orientato alle persone e maggiori sono le possibilità che abbia successo. Un buon marketing, appunto, semplifica la vita: risolve un problema. Un brand specifico e ben posizionato, si traduce in un chiaro target a cui rivolgersi e a cui orientare tutta la comunicazione e il marketing. A tal proposito, leggendo il libro noterai che l'autore ribadirà più volte l'impossibilità di rivolgersi a più target, e quanto sia fondamentale, invece, comunicare ad una tipologia di cliente "modello". Sono riportati molteplici esempi, ma ritengo che i più azzeccati siano due aziende ben posizionate: L.L. Bean e Protest Sportwear (se vuoi intanto farti un'idea, visita i siti ufficiali). Il cuore del testo è ovviamente il metodo Deep Marketing. Le cui teorie fondanti sono basate su due macro-concetti: obiettivo manifesto e necessità profonda. Quest'ultima, a sua volta, si divide in: trasformativa, pratica e sociale (vedi immagine). Per sapere di cosa si tratta, ti consiglio di leggere il libro! Fonte foto: deepmarketing.it La parte finale, invece, si basa su strumenti e consigli pratici per lo sviluppo di siti, blog e database di CRM per la gestione dei clienti. L'autore, inoltre, dispensa preziosi consigli sulla gestione dei contenuti sui principali social media come Facebook e Instagram, e su come ideare Landing Page efficaci, campagne di Lead Generation (automatiche e non) e infine pone particolare rilevanza alle newsletter, che ancora oggi sono uno degli strumenti più efficaci in assoluto. Concludo con una frase esplicativa del libro e, ovviamente, del metodo Deep Marketing: "Le persone non cercano prodotti, cercano soluzioni a necessità. Le persone non sono fedeli a un prodotto, sono fedeli a un senso di soddisfazione ricavato dalla soluzione di un problema". Adesso vuoi leggere altri libri di marketing? Se hai 5 secondi lascia un feedback, bastano due CLICK e condividi la recensione! Segui la pagina facebook per rimanere aggiornato. Se chiediamo a qualcuno di farci un favore, l’otterremo più facilmente se forniamo una qualche ragione: alla gente piace avere delle ragioni per quello che fa. Robert Cialdini SCHEDA DEL LIBRO
A chi lo consiglio A qualsiasi persona. Cosa impari Robert Cialdini è oggettivamente ritenuto uno dei massimi esperti a livello mondiale di psicologia sociale della persuasione. Questo libro è una pietra miliare dell'argomento (la prima edizione è del 1984), in quanto approfondisce i principali concetti legati alla comunicazione persuasiva, applicabili nel campo del marketing, delle vendite, della politica e in molti altri contesti. I principi descritti all'interno del testo sono senz'altro replicabili, in determinati ambiti, se lo scopo è aumentare le conversioni di un acquisto o semplicemente per modificare il comportamento o la percezione di un determinato prodotto o servizio. Cialdini ti spiegherà come una spinta emotiva è capace di cambiare drasticamente una decisione, e quindi un'azione o un comportamento di acquisto. Descrizione e frasi salienti Come di consueto, mi preme spiegare il motivo per cui ho deciso di leggere questo libro. Pur conoscendo i suoi concetti non mi ero ancora cimentato in questa interessantissima lettura, e solo dopo aver avuto modo di riscontrare la rilevanza delle sue teorie in diversi libri di marketing e vendite, ho deciso di procedere all'acquisto. Cialdini è spesso citato da scrittori illustri che fanno riferimento ai suoi preziosi, e intramontabili, principi legati alla comunicazione persuasiva. La prima edizione del libro risale al lontano 1984, ma si sono ovviamente susseguite varie ristampe con lo scopo di renderlo sempre più attuale. E' importante sottolineare che, contrariamente a quanto si può pensare, la persuasione non va confusa con la manipolazione. Quest'ultima è una distorsione delle informazioni che ha l'obiettivo di ingannare i destinatari del messaggio oppure si tratta semplicemente di un utilizzo spropositato e sleale di alcune tecniche di persuasione. La persuasione, nell'accezione positiva invece, influisce sul processo decisionale attraverso l'utilizzo di tecniche che hanno lo scopo di influenzare il comportamento in maniera etica. All'interno del libro Cialdini riporta 6 principi rappresentativi dei relativi capitoli (ad eccezione del primo sul concetto di persuasione), divenuti ormai celebri, che ha definito "armi della persuasione". 1 - Reciprocità 2 - Impegno e coerenza 3 - Riprova sociale 4 - Simpatia 5 - Autorità 6 - Scarsità Queste tecniche, come avrai potuto notare, vengono utilizzate da decenni dalle aziende e ancora oggi hanno un impatto devastante nei comportamenti di acquisto delle persone. Molto compagnie basano le loro strategie su alcuni di questi principi. Non intendo analizzarli tutti, anche perchè sarebbe più utile leggerli sul libro e poi perchè meriterebbero ognuno un approfondimento a parte, ma ci tengo a contestualizzare il primo e il terzo della lista, ovvero la reciprocità e riprova sociale. Ti sei mai sentito in dovere di dover ricambiare un favore che ti ha fatto un amico o un conoscente? Spesso sentiamo quasi il dovere di dover rispettare il nostro accordo verbale o semplicemente vogliamo manifestare il nostro rispetto verso quella persona e ci teniamo mantenere intatta la nostra credibilità. Questo è il principio di reciprocità. Il secondo principio che intendo approfondire è quello della riprova sociale. Al giorno d'oggi è un concetto particolarmente impattante sulla psicologia del consumatore: i social media, le testimonianze, i siti di recensioni di ristoranti, hotel e strutture, ma anche gli stessi influencer giocano un ruolo essenziale nella scelta di acquisto di ognuno di noi. Sapere che gli altri apprezzano qualcosa condiziona considerevolmente le nostre decisioni sia in negativo che in positivo. Nel libro troverai decine e decine di esempi che faciliteranno la comprensione dei 6 principi. Uno degno di nota, che ci tengo a proporti è quello del venditore di televisori ed apparecchi stereofonici. A differenza dei suoi colleghi che non sfruttavano particolari strategie di vendita, questo venditore utilizzava la tecnica del ripiegamento-dopo il rifiuto, ovvero un metodo attuato con successo che consisteva nel proporre un servizio di assistenza lunga (da 1 a 3 anni) e costosa. In seguito ad ogni rifiuto, proponeva immediatamente la polizza di massimo un anno ad un prezzo più vantaggioso, ottenendo così, nella maggior parte dei casi, un consenso. Ti consiglio vivamente di leggere questo libro se sei interessato a scoprire quali possono essere le armi che puoi sfruttare nel tuo lavoro e nella tua vita personale. Secondo Cialdini tutti possono applicare tecniche di persuasione, a patto che vengano messe in atto nel contesto adatto e nella maniera corretta. Si spera nel modo più etico possibile... Adesso vuoi leggere altri libri di marketing? Se hai 5 secondi lascia un feedback, bastano due CLICK e condividi la recensione! Segui le pagine Linkedin e Facebook per rimanere aggiornato. La rivoluzione digitale non ha cambiato noi, siamo noi che, essendo cambiati, abbiamo creato gli strumenti tecnologici che ci servivano; non siamo vittime degli smartphone, dei social network, dell’intelligenza artificiale e via dicendo, siamo noi che abbiamo voluto essere “umani aumentati”. SCHEDA DEL LIBRO
A chi lo consiglio A qualsiasi persona. Cosa impari The Game è un bellissimo viaggio che parte, appunto, dagli albori del gioco e arriva ai giorni nostri attraverso una raffinatissima e avvincente cronistoria, strutturata attraverso delle mappe, dell'evoluzione digitale globale, che a detta di Baricco è stata voluta dall'uomo e non certamente subita. Il filo conduttore è il concetto di "semplificazione", un modo di pensare che ha completamente rivoluzionato le nostre menti: una semplice pagina web diventa il "tutto". Un approccio che ci permette passare agevolmente dal reale al virtuale sfruttando tutti i mezzi che abbiamo a disposizione. Una vita a doppia trazione: il mondo e l'Oltremondo. Quella che lui definisce "insurrezione digitale", perfettamente contrapposta alla cultura novecentesca, basata invece sulla tradizione. E' la storia della superficialità al posto della profondità. È la forma del Game. Descrizione e frasi salienti Convinto dalle tante recensioni e dalla caratura dello scrittore (famoso per il noto libro I barbari), ho deciso di iniziare questa bellissima lettura in pieno periodo estivo. Scelta azzeccatissima. Di "The Game" ho apprezzato lo sforzo di Baricco nel voler affrontare un tema complicato con una facilità disarmante, ma soprattutto dal suo punto di vista così lontano dall'essere digitale. Nonostante questo ne trae vantaggi sia positivi che negativi. Solo mettendo insieme tutti i pezzi era possibile creare un mosaico così circostanziato che ben rappresenta la cultura di ieri, di oggi e di domani. Lo ritengo certamente un saggio ben articolato, tutt'altro che banale, che porta indubbiamente a riflettere su come gli strumenti digitali ci stanno trasformando e sull'impatto che hanno nella nostra mente. Baricco invita a ragionare sull'esponenziale significato di "Internet", perfettamente riassunto nella parola "tutto": velocità, idee, movimento, apertura, conoscenza ma anche menzogne, eresie e superficialità. Per l'autore la sfida è - e sarà - vivere tra il mondo e l'Oltremondo, tra la vita reale e il web: tra un abbraccio e un post su Facebook. Un mondo che l'autore stesso fa fatica a comprendere, che pur essendo consapevole delle enormi potenzialità, è convinto che celi molteplici risvolti negativi: un approccio leggero, veloce e poco veritiero. Perchè "The Game"? La sua tesi parte dal presupposto che la nascita degli strumenti digitali sia la naturale risposta ad anni di guerre che hanno devastato il mondo, ad un modo di pensare chiuso e quasi mai rappresentato dal "movimento" e dalla libertà di espressione. C'era quindi bisogno di una rivoluzione totale: ridurre le complessità, avvicinare più che allontanare, uscire da una mentalità elitaria. C'era bisogno di un drastico cambiamento che l'uomo ha voluto plasmando pian piano il mondo intero per adattarlo alle proprie necessità. Ecco il concetto di gioco, o meglio di videogioco. All'interno del libro viene descritto il significato sociologico che rappresenta il passaggio storico dalla nascita del calciobalilla al Flipper e infine agli Space Invaders. I videogiochi hanno avuto la capacità di farci passare gradualmente dal reale al virtuale. Un modo per facilitare la comprensione e l'utilizzo di tutto ciò che prima sembrava essere complesso. Oggi, tutto ciò che è semplice, lo è solo all'apparenza: un po' come l'home page di Google, più volte citata dall'autore in quanto la ritiene ricca di "cassetti" di pieni di informazioni. Ecco che Baricco identifica un passaggio epocale nel genio di Steve Jobs: l'iPhone, rappresentato da un perfetto design, è il prodotto che rivoluzionato la nostra storia con l'introduzione di un bottone e uno schermo touchscreen. Prima di Jobs, ovviamente, la nascita del World Wide Web (ad opera di Tim Berners-Lee nel 1990) è stato il momento storico più impattante per l'intero pianeta, in quanto ha sancito l'inizio di una mentalità aperta, orientata alla condivisione e alla conoscenza, alla rinascita del singolo in quella che viene definita post-esperienza. Ovvero, la versione intelligente del multitasking: sapersi destreggiare nel Game, in un mondo che richiede movimento, velocità e a detta dello scrittore, habitat ideale per usare la superficialità come forza propulsiva. "Non perdere tempo a mettere a punto cose che possano avere un grande sviluppo; piuttosto cerca di inventare cose il cui sviluppo è infinito perché sono state pensate per contenere TUTTO”. A tal proposito non mancano i cenni a Google, Amazon, Spotify, i grandi player che rappresentano il "tutto" nella maniera più semplice possibile: un'interfaccia, un sito, un'app. Il web per Baricco è concepito come un'estensione della nostra persona, una sorta di "umanità aumentata" che rappresenta appieno il concetto di scambio, di condivisione. Una sorta di Uomo Nuovo, detto anche Uomo-tastiera-schermo, che è nato grazie al genio di ingegneri americani, veri pionieri di questa rivoluzione digitale. L'Uomo-tastiera-schermo è il logo della nostra civilità: viviamo nel mondo e webbiamo nell'Oltremondo. Non mancano i cenni politici che contrappongono i due filoni di pensiero: i sostenitori dell'insurrezione digitale, come il M5S, contro il resto della politica che incarna perfettamente la cultura novecentesca: tradizionalista, vecchia e con un approccio poco aperto. La stampa del libro è precedente al governo M5S e Lega, ma nonostante questo ha anticipato un'incompatibilità tra i due partiti, proprio come sta confermando la storia attuale. La geniale macchinetta della verità-veloce L'accesso all'informazione, alla cultura, alla conoscenza in generale, è drasticamente cambiato con l'avvento di Internet. Baricco ha giustamente posto l'attenzione sulla qualità delle notizie, le famose "fake news", sull'importanza di filtrare le giuste informazioni. Lo si può fare solo avendo la capacità di pesare le giuste fonti, attraverso l'approfondimento e lo scambio di opinioni. Ecco che la verità-veloce rappresenta il culmine della superficialità e dello scarso approfondimento. Il web richiede rapidità, agilità, leggerezza. "È la storia del passaggio al digitale, un filo di imprecisione in più in cambio di un'immensa agilità. È la storia della superficialità al posto della profondità. È la forma del Game". The Game è un capolavoro. Un libro che consiglio vivamente perchè abbina l'eccellente capacità divulgativa dello scrittore ad un'accurata analisi degli ultimi quarant'anni di evoluzione digitale, ma soprattutto narra gli scenari attuali e futuri della nostra epoca. Adesso vuoi leggere altri saggi? Se hai 5 secondi lascia un feedback, bastano due CLICK e condividi la recensione! Segui la pagina facebook per rimanere aggiornato. La maggior parte delle nostre decisioni di acquisto non sono nemmeno vagamente coscienti. Il nostro cervello prende la decisione e in quasi tutti i casi non ce ne rendiamo nemmeno conto". SCHEDA DEL LIBRO
A chi lo consiglio Imprenditori, marketer, startupper, proprietari di attività commerciali, liberi professionisti o qualsiasi persona interessata ad approfondire l'argomento. Cosa impari Neuromarketing è il risultato di un esperimento su un totale di 2000 consumatori, durato tre anni e costato sette milioni di euro. Decine e decine di test su brand, prodotti, spot, fanno emergere quanto il lato emotivo sia impattante nel processo decisionale di acquisto. Scoprirai perchè la maggior parte delle nostre scelte non è razionale e Lindstrom ti fornirà diversi risultati, basati su tecniche di neuroimaging, che dimostrano che le neuroscienze e il marketing sono legati tra loro in modo indissolubile. Hai mai pensato cosa ti fa propendere per un brand piuttosto che per un altro? Perchè alcune aziende riescono ad entrare nella testa, e nel cuore, dei consumatori e altre no? Cosa differenzia un brand forte da uno debole? Descrizione e frasi salienti Martin Lindstrom è uno dei consulenti di branding più apprezzati al mondo, lo si può definire un guru del neuromarketing. E' CEO della Linstrom Company. È anche presidente dell’agenzia Brand sense e di Buyology. Linstrom è consulente di marketing di molto aziende internazionali, tra le quali: Mc Donald’s Company, Nestlé, Ikea, PepsiCo, Nokia, American Express e Unilever. Ho acquistato Neuromarketing in occasione di un evento (Wobi del 13 giugno) in cui l'autore era presente come speaker e con cui ho avuto il piacere di scambiare due battute. Una persona veramente energica e molto affabile. La sua brillante presentazione mi ha convinto ad acquistare tre dei suoi libri e posso affermare di essere già ampiamente soddisfatto del primo. Il suo linguaggio, sia scritto che parlato, è semplice, diretto, ma efficace e basato sempre su esperienze dirette e casi di successo di brand mondiali, Ikea tra tutti. Questo libro, è appunto, un mix tra neuroscienze e marketing, frutto di test su migliaia di consumatori, sottoposti a macchinari per la risonanza magnetica funzionale (fMRI, functional Magnetic Resonance Imaging) capaci di misurare le reazioni agli stimoli in tempo reale. Uno studio approfondito di come i brand hanno il potere di influire sulle nostre scelte intaccando le nostre funzioni cerebrali: emozioni, ricordi, sensazioni, esperienze di vita. Un testo eccellente e ricco di informazioni inedite. L'unica pecca è una traduzione non proprio impeccabile, con diversi refusi. I neuroni a specchio nel marketing Il concetto dei neuroni a specchio è ben noto in psicologia e viene contestualizzato dall'autore proprio nel marketing. Questi neuroni vengono attivati nel nostro cervello sia quando si compie un'azione sia quando si vede compiere un'azione. Il nostro istinto tende ad agire di conseguenza agli stimoli che si presentano. Pensiamo al sorriso di una persona che ci accoglie e che può certamente influenzare le nostre scelte di acquisto. Le emozioni incidono in maniera preponderante sui nostri comportamenti di acquisto. Ma soprattutto tendiamo ad imitare e a confermare quello che piace agli altri e che può generare in noi una ricompensa sociale. Acquistiamo ciò che viene acquistato dalle altre persone. Il marketing come religione Come c'entra la religione, i riti e le superstizioni con il marketing? Attraverso dei test, Lindstrom ha potuto riscontrare che l'attività cerebrale innescata durante la visione di brand molto noti è risultata molto simile a quella emersa dalla visualizzazione di immagini religiose. Alcuni brand sono così forti che rappresentano quasi delle religioni. "Noi contro Loro" è un modo per schierarsi per esprimere un senso di appartenenza e spesso lo facciamo attraverso i brand. Marchi forti come Apple, Guinness, Ferrari scaturiscono emozioni simili ad immagini di Madre Teresa, la Vergine Maria e la Bibbia. La forza del Sensory Branding I brand innescano tantissimi stimoli e possiamo recepirli attraverso l'udito, l'olfatto, il gusto, il tatto, che assieme la vista offrono un'esperienza sensoriale completa. Secondo l'autore, i brand che sfruttano i sensi, in particolare udito, olfatto e vista, hanno maggiori possibilità di generare reazioni emotive nei consumatori. Senza dimenticare il potere che hanno i messaggi subliminali nelle pubblicità, che mirano a trasmettere messaggi nascosti e a scaturire emozioni inconsce che si tramutano in future decisioni di acquisto quando ci troviamo in un supermercato, in un negozio e dobbiamo fare una scelta che crediamo sia razionale. Un altro tipo di pubblicità con un forte impatto, se eseguita correttamente, è quella che spesso vediamo nelle trasmissioni televisive, il cui obiettivo è fare Product Placement. Un brand perfettamente integrato nel programma, ne abbiamo diversi esempi in Italia. Non ti svelo altro. Questi sono solo alcuni concetti chiave di questo bellissimo testo, ricco di esempi molto calzanti che ne agevolano la comprensione. Se vuoi scoprire perchè noi consumatori siamo attratti da alcune marche e ci leghiamo a tal punto da non considerare le altre, ti consiglio di acquistare il libro e approfondire tutti i segreti riportati da Lindstrom. Adesso vuoi leggere altri libri di marketing o di business? Se hai 5 secondi lascia un feedback, bastano due CLICK e condividi la recensione! Segui le pagine Linkedin e Facebook per rimanere aggiornato. Se vuoi avere successo, negli affare come nella vita, non devi pensare a te stesso. Devi pensare a loro". Jay Abraham SCHEDA DEL LIBRO A chi lo consiglio Imprenditori, marketer, startupper, amministratori delegati, liberi professionisti. Cosa impari "La bibbia del marketing strategico" è un libro così introvabile che solo a nominarlo desta la curiosità di tante persone interessate ad approfondire l’argomento. Molto probabilmente lo starai ancora cercando online e intanto provo a darti i motivi per cui devi leggerlo. Che tu sia un imprenditore, uno startupper o un esperto di marketing, questo testo non può mancare nella tua libreria personale e nel tuo bagaglio culturale. Jay Abraham ti fornirà decine di consigli, casi studio, trucchi, pillole e strategie, frutto dell'esperienza della sua carriera di successo come consulente. Non ti aspettare nozioni o frasi d’effetto, si tratta di un libro di marketing operativo e strategico, utile per chi vuole lanciare o potenziare un business. Descrizione e frasi salienti Jay Abraham è uno dei massimi al mondo di marketing strategico, nonchè Ceo di Abraham Group Inc., realtà che aiuta la aziende e risolvere i problemi e a massimizzarne le performance. Ha lavorato per oltre 10.000 clienti in circa 1.000 settori in tutto il mondo. La sua enorme esperienza e le sue competenze lo rendono uno dei consulenti di marketing più pagati al mondo. "La bibbia del marketing strategico", oltre ovviamente a sviluppare diversi concetti legati al marketing, è un libro di approfondimento di strategia aziendale a 360°: a partire dal lancio di un'azienda o di una startup, alla ricerca dei finanziatori, all'importanza di tessere rapporti e partnership strategiche orientate al potenziamento del business, all'attuazione di azioni di marketing a risposta diretta, fino ad arrivare alla massimizzazione dell'area vendite. Non lo ritengo un manuale accademico in quanto è scritto con uno stile diretto e scorrevole. L'unico appunto che posso fare è che a tratti risulta un po' prolisso. Ad ogni modo te lo consiglio vivamente perché potrai trovare storie, aneddoti e reali casi studio a cui poterti ispirare. I tre modi per far crescere qualsiasi azienda Secondo Abraham, esistono 3 semplici modi per far crescere un'azienda: 1. Aumentare il numero di clienti; 2. Aumentare l'ordine medio di ciascun cliente; 3. Aumentare il numero di acquisti che un cliente effettua nel tempo. Potenziare questi tre punti può moltiplicare le entrate di qualsiasi realtà aziendale. In questo concetto rientrano i concetti di up-selling e di cross-selling, quindi in quest'ultimo caso di prodotti o servizi complementari che possano mantenere i clienti attivi nel lungo periodo. La Lifetime Value è un indicatore che permette di valutare, appunto, il processo dall'acquisizione fino all'effettivo status di cliente attivo. La strategia della Preminenza Un altro concetto ben approfondito all'interno del libro, di particolare rilevanza per l’autore, è quello della strategia della Preminenza, un orientamento aziendale cliente-centrico. Un approccio realmente dedicato al consumatore, più che al prodotto o al servizio. Molti imprenditori s'innamorano delle proprie idee, senza dare importanza a ciò che pensano gli acquirenti o i potenziali clienti. La strategia della Preminenza è, quindi, un mindset aziendale che implica il passaggio dall' "io" al "tu" e che prevede una modalità di comunicazione al consumatore autentica e sincera. Lo scopo del tuo prodotto o servizio deve essere solo uno: migliorare la vita delle persone. Il Marketing secondo Jay Abraham Il marketing, ovviamente, secondo l'imprenditore è il primo moltiplicatore (assieme all’innovazione) per qualsiasi azienda, ma le strategie davvero utili da tenere a mente, per non commettere errori, sono le seguenti: - Pubblicità, marketing a risposta diretta e copywriting - Vendita transazionale e vendita consulenziale - Lead generation, individuazione del target e qualificazione - Up-selling e cross-selling - Rivendita - Riadattare e recuperare; monetizzare - Referral Se vuoi scoprire tutti trucchi e le strategie da attuare per lanciare o potenziare la tua impresa, non puoi non leggere questa pietra miliare del marketing. Adesso vuoi leggere altri libri di marketing o di business? Se hai 5 secondi lascia un feedback, bastano due CLICK e condividi la recensione! Segui le pagine Linkedin e Facebook per rimanere aggiornato. |
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