Per concludere il tema innovazione, dopo aver pubblicato articoli (che puoi trovare nel blog) su alcune aziende particolarmente interessanti (ce ne sarebbero a centinaia), intendo pubblicare la lista delle aziende che stanno crescendo più rapidamente nel mondo, con un focus sulle italiane. Come si può notare dallo studio pubblicato da Financial Times: "FT 1000 – Europe’s Fastest Growing Companies 2020", stilato dalla società di ricerca Statista, che ha valutato migliaia di imprese provenienti da tutto il mondo, sono presenti ben 188 aziende italiane. C’è da considerare che tale ricerca si basa sulla crescita tra il 2015 e il 2018, le cui candidature si sono chiuse a dicembre 2019. La società ci tiene a precisare che la tabella, visibile per intero a questo link, non intende darne una valenza completa, per il semplice fatto che diverse aziende non hanno voluto pubblicare le cifre ufficiali o altre non hanno voluto farne parte. Ad ogni modo, la notizia positiva è che l’Italia si colloca tra le prime posizioni, dopo ovviamente il dominio indiscusso della Germania. Quest’ultima, con l’Italia, la Francia e l’Inghilterra, rappresentano oltre il 70% delle aziende presenti nella classifica. Ciò che emerge è che non si tratta di opinioni o pareri di esperti, ma di uno studio basato su indicatori, quali ricavi e tassi di crescita reali tra su un arco temporale che va dal 2015 e al 2018. La top 5 delle leader italiane Le aziende presenti in questa lista, sono aziende agili che stanno innovando, investendo e prosperando, nonostante le problematiche, comunemente note, nel fare impresa nel nostro paese. Le 5 aziende sono le seguenti: Mamma 2.0 S.r.l, Supermercato24 S.p.A., Rinah S.p.A., TMT International S.r.l. e Nexumstp S.p.A, come puoi notare dalla foto sottostante. Fonte foto: Il Sole 24 ore Al link che ho segnalato precedentemente è possibile filtrare il paese e consultare tutte le aziende italiane presenti. Noi italiani siamo storicamente i fautori di grandi realtà e imprese, essendo tra i leader (in alcuni casi in assoluto) mondiali in tantissimi settori produttivi: automobilistico, moda, prodotti chimici, ceramica, apparecchi sanitari, agroalimentare, vino, produzione di macchinari per l’industria alimentare e macchinari industriali in generale. A mio modo di vedere, questi dati devono indurci ad una riflessione, certamente positiva ed ottimistica, della situazione attuale nel nostro paese. In quanto ad innovazione l’Italia sta dimostrando (in alcuni casi) di essere all’altezza dei maggiori Stati europei, ma quello che forse andrebbe migliorato, aggiungo io, è la digitalizzazione a livello pubblico e moltissimi casi anche privato. La situazione attuale, legata all'emergenza sanitaria, sta facendo emergere i limiti tecnologici di molti enti e aziende, che pagano una scarsa cultura digitale all'interno dei contesti lavorativi. Chissà se, superata questa fase, avremo dei miglioramenti in tal senso. Se non si è agili, veloci e con un’attitudine al cambiamento e all’innovazione, si rischia di fallire in tempi brevissimi. A maggior ragione adesso. La situazione economica (e non solo) in questi giorni è drammatica e nei prossimi mesi molte aziende e attività non avranno vita facile. Ci auguriamo tutti che si possa reagire nel più breve tempo possibile e tornare ad essere produttivi e più competitivi di prima. L’Italia è ricca di bellezza e detiene un patrimonio artistico e culturale unico, e che per tali ragioni nonostante i difetti e le tante difficoltà, è uno dei paesi più invidiati al mondo. Sono un "cazzeggiatore" professionista su Linkedin, da poco trentunenne, interista credente e da calabrese (testardo) purosangue sono un amante del mare. Odio con tutto il cuore il piccante, la 'nduja, la cipolla e l'aglio. Se si parla di innovazione e idee rivoluzionare, non posso esimermi dal riportare una tecnologia, che molto probabilmente, sarà destinata a cambiare le nostre vite e le nostre modalità di spostamento nel nostro paese. Hyperloop è un progetto che sta partire ufficialmente anche in Italia. Difatti, il 20 febbraio scorso, Gabriele “Bibop” Gresta, presidente e fondatore di Hyperloop Italia, ha annunciato la prima tratta che collegherà la stazione di Cadorna all’aeroporto Milano Malpensa, in meno di 10 minuti. Ho avuto il piacere di ascoltare i dettagli e le ambizioni di Hyperloop direttamente da Gresta, in occasione del Web Marketing Festival, durante il quale ha tenuto uno speech. Qualche mese fa già preannunciava l'arrivo ufficioso del progetto nel Bel Paese, senza però anticipare nulla sugli sviluppi, divenuti realtà dopo nel mese di febbraio. Il video integrale dell'intervento lo puoi trovare facilmente su Youtube. Cos’è Hyperloop? Hyperloop è una capsula leggerissima di carbonio che viaggia nel vuoto all’interno di un tubo di 4 metri privo di attrito sfruttando la forza generata dai magneti. Il treno può raggiungere una velocità di 1223 km/h proprio grazie alla quasi assenza dell’aria. La tecnologia si chiama “Vactrain”, sostanzialmente sottovuoto. (Fonte Wired). Tra l’altro, l’obiettivo è quello di diminuire l’impatto ambientale, grazie all’utilizzo di materiali all’avanguardia. Oltre 800 ingegneri lavoreranno allo sviluppo di Hyperloop. L’idea è nata da Elon Musk, noto imprenditore (vedi "Hyperloop Transportation Technology Inc", "Tesla" ecc.), ma il progetto italiano sarà portato avanti proprio da Gresta. Quest’ultimo vuole costruire sei sezioni Hyperloop lungo ferrovie e autostrade. Secondo i piani di fattibilità, dovrebbe coprire sei tratte tra Nord e Sud (ancora da definire). Molto probabilmente, il progetto coinvolgerà Anas, FS e Ferrovie Nord. I presidenti delle regioni Puglia, Basilicata, Sicilia, Lombardia, Veneto e Friuli-Venezia Giulia hanno già manifestato il loro interesse. Tra i progetti in studio, oltre al collegamento dalla stazione dell'aeroporto Cadorna-Malpensa di Milano, si prevede la tratta Verona-Trieste in mezz'ora (Fonte Forbes). Hyperloop ha un solo ambizioso obiettivo: creare un concetto di trasporto rivoluzionario in grado di collegare distanze molto lunghe in un tempo ridotto. La prima tratta dovrebbe essere pronta per le Olimpiadi Invernali di Milano e Cortina del 2026 con un sistema integrato che possa collegare rapidamente i viaggiatori dagli aeroporti ai siti olimpici. Un progetto certamente costoso (si parla di milioni di euro per ogni km) e avveniristico che si baserà su: trasporto veloce, sostenibilità ambientale, risparmio energetico, sviluppo economico e benessere sociale. L’Italia torna quindi al centro della ricerca tecnologica grazie agli investimenti che vengono fatti per questa infrastruttura. “Questo progetto mostrerà tutta una serie di eccellenze italiane nel mondo del design e dell’ingegneria. In qualche modo torniamo all’ingenuità italiana, a quando eravamo al centro del mondo con le nostre creazioni. Credo molto nell’ecosistema italiano, stiamo investendo in questo e stiamo puntando molto sul progetto Hyperloop Italia”, queste le parole rilasciate da Bibop Gresta a Forbes. C'è un'Italia che va alla velocità della luce e un'altra che va a quella di una tartaruga. Molte aziende e startup hanno capito che marcia ingranare. Staremo a vedere! Fonti: Forbes.it Wired.it Sono un "cazzeggiatore" professionista su Linkedin, da poco trentunenne, interista credente e da calabrese (testardo) purosangue sono un amante del mare. Odio con tutto il cuore il piccante, la 'nduja, la cipolla e l'aglio. “Il futuro dei videogiochi non è una scatola”. Piccolo (e ambizioso) slogan per cercare di spazzare via mentalmente leader come PlayStation e Xbox, impresa molto ardua al momento, vista la predilezione dei giocatori verso le console. Ad ogni modo, il Ceo di Google, Sundar Pichai, diversi mesi fa ha dichiarato: “Abbatteremo i limiti tradizionali del settore dei videogame, sarà una piattaforma per tutti. E quando diciamo tutti intendiamo tutti letteralmente”, Anche i grandi falliscono. Ricordiamoci, però, che Google diversi mesi fa ha annunciato la chiusura di Google+, un social network nato per contrastare Facebook, Twitter e LinkedIn. In rete esiste un vero e proprio "cimitero di Google", che puoi consultare qui. Dopo i tanti errori degli ultimi anni, l’azienda ha spostato gli investimenti verso un settore molto più prolifico: quello dei videogiochi, che nel 2018 ha generato 138 miliardi di euro e che secondo alcune previsioni di Newzoo raggiungerà i 180 miliardi di euro nel 2021. Contrariamente a quanto si pensi, il settore non rappresenta solo la fascia giovani e adolescenti ma coinvolge anche tantissimi adulti. Ogni mese su Facebook circa 700 milioni di persone utilizzano i giochi all’interno del social. Google è entrata in maniera dirompente nel settore con Stadia. Il concetto è simile al modello di business di Netflix (tanto per cambiare), nessun hardware, se non un pad (compatibili anche altri joystick già sul mercato) che permette di giocare tramite TV, PC o cellulare, collegato direttamente con l’assistente di Google. Le rivoluzioni sono sostanzialmente tre: possibilità di utilizzo da qualsiasi dispositivo, sfruttare il servizio in streaming essendo basato sul cloud gaming. Ma soprattutto Stadia sarà perfettamente integrata con Youtube, in quanto attraverso la piattaforma si può iniziare a giocare in maniera immediata dopo la visione di un video. Youtube può diventare davvero un veicolo per creare una sorta di "community del gaming" facilmente accessibile. Google ha previsto anche la funzione multipower. Giochi quando vuoi, dove vuoi e con chi vuoi, visto che ovviamente si può entrare anche in competizione con altri giocatori connessi. Stadia è la libreria digitale di videogiochi più grande al mondo, priva di console. Stadia prevede un abbonamento per usufruire della piattaforma che si adatta a tutti i dispositivi e alle risoluzioni più esigenti, fino ad arrivare all’8k che rappresenterà il futuro. L’avvento, oramai prossimo, del 5G sarà si potrebbe rivelare sicuramente un vantaggio non da poco nella riuscita di questo progetto, considerando la spiccata esigenza del giocatore medio di avere altissime prestazioni e qualità eccellenti in ogni videogioco. C’è da dire che attualmente il servizio sta avendo alcune problematiche legate all'ottimizzazione della risoluzione e pare che Google abbia dato colpa agli sviluppatori dei giochi. La seconda critica è quella legata al numero di giochi, che al momento pare sia limitato. Con il definitivo arrivo del 5G e perfezionando il servizio, riuscirà Stadia a spazzare le console? Come sempre ho più domande che risposte, ma di certo sarà un'impresa molto ardua. Però, la storia insegna e si diceva la stessa cosa di Blockbuster (ne ho parlato qui). Quindi chissà che Stadia non si rivelerà una vera e propria rivoluzione in tal senso o, nella peggiore delle ipotesi, finirà nel "The Google Cemetery". Vuoi leggere altri articoli come questo nel blog? Vai qui. Sono un "cazzeggiatore" professionista su Linkedin, da poco trentunenne, interista credente e da calabrese (testardo) purosangue sono un amante del mare. Odio con tutto il cuore il piccante, la 'nduja, la cipolla e l'aglio. Come accennato nell'articolo precedente, riporterò alcune startup e aziende (a mio parere degne di nota) che hanno avuto il coraggio di innovare, proporre nuovi approcci e nuove visioni. La prima di cui vorrei parlare è NEOU, una startup che intende rivoluzionare l'industria del fitness. "Non tutti possono permettersi una bici da $ 2.000 o uno specchio da $ 2.000. Ma dov'è il modello Netflix? Dov'è il modello Amazon? Dov'è il prodotto per tutti che era conveniente e che era davvero funzionale, sia che tu avessi l'hardware o no?” ha dichiarato a Forbes il CEO di NEOU, Nathan Forster. Bingo! Tanto per cambiare questa startup, che ha basato il modello di business di Netflix e lo ha adattato al mondo del fitness, è americana e ha sede a New York. NEOU non è altro che una piattaforma che permette a tutti di usufruire di allenamenti live o on demand ad un prezzo mensile di 14,99 dollari o annuale pari a 49,99 dollari (attualmente in offerta per il primo anno con 30 giorni di prova). Gli utenti possono scegliere tra oltre 1.500 classi tra 80 diversi trainer - sia dal vivo che su richiesta - in generi che vanno da bootcamp/HIIT per ballare, forza, cardio e tanto altro. Il fitness per tutti: semplice, comodo ed economico. NEOU, probabilmente, è destinata a cambiare il modo di fruire e di praticare lo sport. E’ evidente che una tipologia di allenamento di questo tipo non può essere apprezzata da tutti, perché i motivi per cui si frequentano palestre, associazioni sportive, club, ma anche solo praticare sport outdoor, non sono minimamente paragonabili e hanno altre dinamiche (vedi socializzazione, trainer qualificati, attrezzi di alta qualità, fiducia e motivazione). NEOU, quindi, non esclude l’abbonamento in palestra o altre attività sportive, ma si andrebbe ad integrare con quanto è attualmente presente sul mercato e si propone come alternativa comoda, semplice ed economica. Si potrebbe paragonare al modo in cui vengono concepiti NETFLIX (e le varie piattaforme) e il cinema (ne ho parlato qui): due modi opposti, ma integrabili, di fruire della visione di un film. Le palestre, di contro, potrebbero offrire la possibilità di allenarsi anche a casa (usufruendo dei corsi attivi) attraverso tecnologie già presenti sul mercato. Dall’hardware al software. “C'è molto da fare in questo spazio, ma è molto focalizzato sull'hardware: Mirror, Tonal, Peloton. Tutte quelle aziende sono concentrate sulla vendita di un costoso componente hardware e quindi è possibile ottenere contenuti tramite tale hardware" Come si può notare, nel settore sono presenti, appunto, altre startup che però puntano principalmente sulla vendita dell’attrezzo (bike, specchio digitale o simili) e in seguito sull’abbonamento a piattaforme ricche di video live o on demand e di allenamenti. Mentre NEOU ha basato il suo modello di business sulla qualità e quantità dei contenuti e sull’ottimizzazione della piattaforma, senza vincolare all’acquisto di un attrezzo o di un macchinario. I contenuti vengono creati all’interno di una palestra di 20.000 di quadrati sulla Fifth Avenue a New York (dove è possibile anche frequentare le lezioni dal vivo a più o meno 20 dollari). Proprio in questi giorni è stata lanciata NEO Kids, per dare ai bambini un’alternativa ai videogiochi, ma con l’obiettivo di incidere positivamente sulla salute e offrire una possibilità per muoversi divertendosi. L’azienda finora ha raccolto 25 milioni di dollari, ma a quanto pare tale cifra è destinata a crescere. NEOU rivoluzionerà il mondo del fitness? Fonte: Forbes Vuoi leggere altri articoli come questo nel blog? Vai qui. Sono un "cazzeggiatore" professionista su Linkedin, da poco trentunenne, interista credente e da calabrese (testardo) purosangue sono un amante del mare. Odio con tutto il cuore il piccante, la 'nduja, la cipolla e l'aglio. Dalle aziende che hanno tardato ad innovare (vedi "Innovare o morire"), a chi oggi sta rivoluzionando le nostre vite. Sta modificando le nostre abitudini e cambiando drasticamente il nostro modo di acquistare, di Uno studio del Boston Bolton Group ha selezionato le 50 le aziende più innovative del 2019 (, molte delle quali non sorprendono. Vedi Google, Amazon, Apple e Microsoft. La prima considerazione è che all'interno della lista sono presenti realtà provenienti da svariati settori: software, auto, piattaforme streaming, prodotti tecnologici, aziende di abbigliamento, hotel ecc. Segnale che l'innovazione è riferita all'utilizzo di sistemi che possono essere utili per settori completamente diversi tra loro. Lo studio evidenzia, infatti, come l'intelligenza artificiale sia la principale innovazione che determinerà i maggiori sviluppi tecnologici nei prossimi 3-5 anni. Non a caso, le prime tre aziende investono milioni di euro per sviluppare sistemi di intelligenza artificiale: Alphabet con Waymo, Amazon con Alexa, Apple con Siri, ma anche McDonald's sfrutta l'AI per adattare i menu digitali ai diversi momenti della giornata. Fonte: Boston Consulting Group Fai clic qui per modificare. Sono un "cazzeggiatore" professionista su Linkedin, da poco trentunenne, interista credente e da calabrese (testardo) purosangue sono un amante del mare. Odio con tutto il cuore il piccante, la 'nduja, la cipolla e l'aglio. “Non è la specie più forte o la più intelligente a sopravvivere, ma quella che si adatta meglio al cambiamento”. Charles Darwin L’innovazione è sempre sinonimo di cambiamento e come riportato nell’articolo “Innovare o morire”, persino aziende leader hanno commesso l’errore (e molte altre lo faranno anche in futuro) di non cogliere l’opportunità nel momento più adatto, di rinnovarsi. Storicamente tutte le rivoluzioni, in ambito economico e produttivo, hanno generato vincitori e perdenti. A volte, a vincere o perdere sono i “grandi”, ma anche i piccoli. Mi riferisco a grandi aziende, gruppi e multinazionali, ma appunto anche piccole e medie realtà, o artigiani, negozi specializzati e via dicendo. Ogni epoca ha visto scomparire mestieri che un tempo venivano ritenuti fondamentali, che negli anni sono stati sostituiti da tecnologie avanzate o semplicemente sono divenuti obsoleti. Per un mestiere che scompare, ne nascono altri dieci. Per un'azienda che chiude (e non è mai una bella notizia) nascono decine, centinaia di startup, che in futuro potrebbero divenire aziende di grandi dimensioni. Reinventarsi ed innovare è l’unica strada. Quello dell’innovazione è un discorso che potrebbe essere facilmente banalizzato e per tale motivo riporto delle informazioni provenienti da fonti certe. Secondo la Boston Consulting Group sono 50 le aziende più innovative del 2019. Lo studio evidenzia, infatti, come l'intelligenza artificiale sia la principale innovazione che determinerà i maggiori sviluppi tecnologici nei prossimi 3-5 anni. Non a caso, le prime tre aziende (che puoi notare dalla foto sottostante) investono milioni di euro per sviluppare sistemi di intelligenza artificiale: Alphabet con Waymo, Amazon con Alexa, Apple con Siri, ma anche McDonald's sfrutta l'AI per adattare i menu digitali ai diversi momenti della giornata. Fonte: Boston Consulting Group A tal proposito ci tengo raccontare un piccolo aneddoto... Questo Natale mi sono reso conto di quanto sia influente l'intelligenza artificiale, e probabilmente quanto lo sarà in futuro, non solo per noi giovani. Una persona che conosco molto bene, all'età di 80 anni, ha ricevuto come regalo Alexa di Amazon. Bisogna dire che conosceva già le funzioni (avendole già provate), ma posso assicurarti che è stato più che contento del regalo ricevuto. Questa storia dal mio punto di vista fa comprendere tante cose. Lasciando un attimo da parte questa piccola partentesi e i grandi colossi, bisogna considerare che tutte aziende (nessuna esclusa), provenienti da qualsiasi settore, stanno subendo, o in caso positivo, cavalcando la disruption digitale. Sostanzialmente è una questione di sopravvivenza: vivere o morire, quindi di innovare o morire. Come emerge da un report di Digital Europe, il contribuito digitale al PIL in Italia vale solo il 4%, meno della media europea (5%). Le aziende italiane più digitalizzate sono principalmente i grossi gruppi e multinazionali, che rappresentano, però, solo il 30% del totale. Il restante 70% è formato da PMI, per cui il lavoro è ancora lungo e per tale ragione siamo indietro rispetto agli altri paesi. A mio parere l’Italia necessita di figure altamente specializzate in ambito digitale, di un ricambio generazionale, di una maggiore cultura digitale all’interno dei contesti aziendali e pubblici (vedi PA e servizi per il cittadino). Tutte le imprese e le realtà devono adattarsi o trovare nuove strategie volte ad offrire servizi e prodotti di qualità, in un mondo che va sempre più veloce. Ma andiamo al focus dell’articolo e alla parte strategica, che più mi preme riportare. Come Esselunga e The Space hanno risposto alla disruption digitale Amazon, Netflix, Disney, Apple, Facebook (e tanti altri) saranno sempre più influenti (non lo dico io, ma i dati) e in un modo o nell’altro fanno concorrenza ad altre migliaia aziende, piccoli imprenditori, negozi o anche grossi gruppi. Soprattutto Amazon, che viste le ambizioni del fondatore, intende monopolizzare (o almeno provarci) più settori contemporaneamente: e-commerce, streaming, food delivery, supermercati (vedi Amazon Go) ecc. Tutti, ma proprio tutti, sono coinvolti in una rivoluzione che riguarda svariati settori. I servizi streaming video di film e telefilm, rappresentano oggi un mercato sempre più in crescita e si sta assistendo all’arrivo (anche in Italia) di nuovi player come Disney +, Apple TV+, oltre al già citato Netflix e ovviamente al colosso di Bezos con “Amazon Video”. Il gruppo The Space, cosciente del fatto che tali player possono levare tempo per andare al cinema e offrire un servizio di altissima qualità direttamente dal proprio divano di casa, ha risposto con una strategia molto interessante. Un unico abbonamento, tutti i film che vuoi. Quando vuoi. Navigando sul sito dei cinema The Space, mi sono accorto che hanno da poco lanciato una strategia degna di nota, che personalmente ho apprezzato moltissimo. Al fine di contrastare, o quantomeno arginare il grande fenomeno dei servizi streaming multichannel, ha deciso di lanciare, ad un prezzo vantaggioso, un abbonamento mensile senza limiti a 16,90 euro al mese (con vincolo 12 mesi e tre rate anticipate). Oppure c’è la possibilità di pagare 199,00 euro subito (senza vincolo), risparmiando pochi euro. Il servizio include film in 2D e 3D e offre la possibilità di sedersi nei posti VIP. Sostanzialmente si può andare al cinema quando si vuole, a che ora si vuole, con un unico abbonamento. Fonte foto: thespacecinema.it Un modo, oserei dire, geniale per offrire un’esperienza ai clienti e dare la possibilità ad appassionati di cinema di accedere in qualsiasi momento. E’ chiaro che la visione di film a casa e quella al cinema non sono paragonabili e sono due approcci diversi. L’uno non esclude l’altro, ovviamente. Ma c’è da considerare anche che tramite le piattaforme si ha accesso a migliaia di telefilm, documentari e film in qualsiasi momento e da qualsiasi dispositivo. Il vantaggio, invece, del cinema è quello di visionare un film, appena uscito, in un ambiente confortevole e comunemente ritenuto ottimale in termini di audio e video. Il fattore che può danneggiare i cinema è la pigrizia, o meglio, la comodità di guardare qualsiasi cosa, in qualsiasi momento, direttamente dal proprio divano. Quante volte, presi dalla pigrizia, abbiamo detto: “Guardiamo un film a casa?”. Adesso ad un prezzo mensile vantaggioso si può andare al cinema: quando si vuole e che ora si vuole! Funzionerà? Esselunga a casa. Abbonamento illimitato. Un’altra notizia, proprio di qualche giorno fa, è quella del gruppo Esselunga. Amazon, oramai da diversi anni, consegna cibo e bevande a domicilio nelle principali città italiane e lo fa anche a poche ore dall’ordine. Per provare a rispondere al colosso americano (e non solo), Esselunga ha da poco lanciato la consegne illimitate con la possibilità di pagare un fisso mensile, stabilito in più fasce periodiche a scelta del consumatore: per 3 mesi il costo del servizio è di 29 euro (9,60 euro al mese); per 6 mesi costa 39 euro e per 12 mesi 59 euro. Il cui importo minimo è di 110 euro, altrimenti il costo addebitato è di 7,90 euro. Tale servizio è collegato alla carta Fidaty, che offre prevede l’utilizzo tramite l’app ufficiale. Fonte foto: Esselunga.it Esselunga dà, quindi, la possibilità di personalizzare la consegna nella data e nell’orario che si preferisce. La spesa viene consegnata al piano (cosa non da poco). Per concludere, al fine di essere competitivi sul mercato è necessario essere umili e agili al cambiamento. C’è bisogno di idee, strategie, competenze, azioni rivoluzionarie che generano il progresso. Lo devono fare le piccole aziende, le PMI, ma anche le multinazionali. Ne sono un esempio i due gruppi citati all'interno dell'articoli. Ma siamo così sicuri che i nostri servizi e prodotti siano davvero competitivi e in linea le aspettative delle persone? Stiamo innovando almeno quanto i competitor del nostro settore di riferimento? Stiamo offrendo servizi e assistenza al cliente di altissima qualità? Stiamo risolvendo un problema alle persone? Stiamo offrendo un'esperienza unica? Prima di puntare il dito contro chi annienta il nostro business, chiediamoci se stiamo facendo di tutto per evitarlo. Il progresso riguarda tutti noi. Nessuno escluso. Nei prossimi articoli riporterò alcune grandi idee rivoluzionarie che stanno cambiando (e cambieranno) le nostre vite. Fonti: https://www.bcg.com/publications/2019/most-innovative-companies-innovation.aspx https://www.digitaleurope.org/ https://www.thespacecinema.it/card-e-promo/subscription-tsp https://www.esselunga.it/ Sono un "cazzeggiatore" professionista su Linkedin, da poco trentunenne, interista credente e da calabrese (testardo) purosangue sono un amante del mare. Odio con tutto il cuore il piccante, la 'nduja, la cipolla e l'aglio. Sulla scia dell'ultimo articolo sulla necessità progredire, di essere agili al cambiamento, vorrei parlare di alcune aziende che non hanno saputo innovarsi al momento giusto. Alcune hanno perso la loro leadership non perché i loro servizi fossero di basso livello, ma proprio perché non hanno colto il cambiamento. Cosa che hanno fatto altre aziende, aprendo nuovi scenari, risolvendo nuovi problemi, semplificando la fruizione dei servizi e aggiungendo valore. La maggior parte delle volte anticipando le richieste del mercato. "L’innovazione è fondamentalmente ciò che rende obsoleto ciò che è stato fatto prima". Jay Abraham Essere leader in un mercato in un determinato periodo non significa esserlo per sempre. Proprio qualche giorno fa, Il CEO di Wolkswagen Herbert Diess ha affermato: "Rischiamo di fare la fine di Nokia. Per non perdere il primato nel mondo dell'auto, serve spingere sulla transazione al motore elettrico, mettendo da parte le vetture a idrogeno". Infatti, proprio qualche mese fa, l'azienda ha annunciato di abbandonare il famoso Maggiolino. Chi non ha saputo innovare nel proprio mercato di riferimento, non lo ha fatto per diverse ragioni e di seguito ti riporto quelle di ognuna delle quattro. 4 aziende che non hanno saputo innovare 1 - Nokia: tutti noi ne avevamo uno tra le mani prima del 2009 e probabilmente negli anni ne abbiamo cambiati diversi. Era il cellulare più alla moda: un must per grandi e per teenager, talmente robusto da resistere a qualsiasi urto o caduta. Il Nokia era una vera e propria istituzione. "Non c’è alcuna possibilità che l’iPhone acquisirà quote significative di mercato", disse il CEO dell'azienda finlandese con grande presunzione, agli inizi del 2007. Apple non venne considerata una minaccia. Negli anni successivi, però, capirono che i consumatori iniziavano ad apprezzare il telefono senza tastiera e lanciarono, quindi, il Lumia. Non fu un trionfo. Le quote di mercato scesero di anno in anno. C'è da dire che Nokia, attualmente, sta commercializzando smartphone e si sta nuovamente adattando alle nuove tecnologie, proponendo anche buoni prodotti. Il mercato però è così saturo che la lotta è tra colossi come Apple, Huawei, Samsung, Xiaomi e altre aziende che detengono piccole quote di mercato. Ma oramai è troppo tardi e rischia nuovamente di farsi del male. "Gli ultimi saranno i primi", si dice. In questo caso è l'esatto contrario. 2 - BlackBerry: "Se quell'affare prende piede, stiamo competendo con un Mac, non con un Nokia", queste le parole di Mike Lazaridis, ex co-CEO di Blackberry. L'azienda ha sottovalutato Apple, convinta dalle quote di mercato che deteneva in quegli anni. La lotta, in effetti, a quei tempi era tra loro e Nokia. BlackBerry era il telefono per "professionisti", destinato ad un pubblico che ne apprezzava le caratteristiche estetiche e tecniche. Nokia, invece, era il cellulare di massa e perfetto per qualsiasi età. Nonostante tutto BlackBerry, in seguito all'entrata sul mercato di Apple (2007), si convinse a produrre uno smartphone: il modello Storm. Progettato in pochi mesi e lanciato in ritardo, ebbe un piccolo successo momentaneo, ma l'ascesa di Apple fu veloce, inarrestabile. Anche qui era troppo tardi. Quella di BlackBerry fu semplicemente una risposta (neanche troppo voluta e in linea con la sua natura) ad una tecnologia rivoluzionaria proposta dall'azienda Cupertino, ben studiata sia dal punto di vista del marketing che del design. Ma non solo. Apple ha avuto la capacità di creare una vera e propria community di persone talmente innamorate del prodotto, da fare la fila diverse ore pur di accaparrarsi il primo iPhone. La mela morsicata divenne uno status symbol (e lo è tutt’ora). Apple ha cambiato completamente le carte in tavola e ha annientato sia Nokia che BlackBerry, che non contenta, nel 2015 torna nuovamente sul mercato con un altro prodotto: BlackBerry Priv, ma anche questo fu un flop annunciato. Oggi, l'azienda dopo diversi anni di crisi, dovuta appunto ad un crollo epocale, si occupa di servizi software e di sicurezza digitale per aziende e governi. 3- Blockbuster: “Né RedBox, né Netflix sono lontanamente sul nostro radar in quanto a competitività.” dichiarò nel 2008 Jim Keyes, l’ex CEO di Blockbuster. Otto anni prima, nel 2000, Reed Hastings propose proprio a Blockbuster una cifra pari a 50 milioni di sterline per l'acquisizione di Netflix (che inizialmente si presentava sul mercato con il noleggio di DVD con consegna a casa). Blockbuster, all'epoca, aveva una distribuzione di negozi capillare in tutto il mondo. "Che facciamo stasera, guardiamo un film? Andiamo da Blockbuster", tutti noi l'abbiamo detto per anni. Sembrava di essere in America: film e patatine in un ambiente unico. Entrare da Blockbuster era davvero un’esperienza unica, che ancora ricordo perfettamente. La storia di oggi, però, la conosciamo tutti: Blockbuster è fallita e Netflix è in continua crescita, nonostante l'arrivo sul mercato di Amazon Prime, Disney + e HBO. Ne vedremo delle belle. 4- Kodak: "Le foto su uno schermo non le guarderà nessuno", dissero i vertici dell'azienda. La Kodak era sinonimo di fotografia e lo è stata dal 1888 ai primi anni del 2000. Nel 2012 dichiarò il fallimento. Il digitale prese il sopravvento e le pellicole iniziarono a sparire. Il paradosso è che nel 1973 Steve Sasson (ex CEO di Kodak) inventò la prima fotocamera digitale, che però pesava 3.6 kg e le dimensioni erano improponibili, motivo per cui non è stata nemmeno lanciata sul mercato. Fu brevettata e poi messa in un cassetto perché oltre ad aver bisogno di essere perfezionata, probabilmente i tempi non erano ancora maturi. Kodak ha sfiorato la bancarotta nel 2012 e oggi, solo dopo tanti anni, ha saputo reinventarsi con l'obiettivo di diventare “leader tecnologico in grado di servire i mercati commerciali delle immagini, come la stampa a livello commerciale e i servizi professionali”. Abbandonando quindi il mercato delle macchine fotografiche e orientandosi ad un mercato più professionale. Tra le quattro, è stata l'unica assieme a BlackBerry che dopo molti anni ha saputo reinventarsi seppur in altri settori. Mentre Nokia continua imperterrita a rincorrere un mercato trafficatissimo di competitor già affermati. Timing errato, presunzione di essere invincibili e incapacità di leggere il futuro e i cambiamenti radicali, sono queste, e sicuramente altre, le motivazioni per cui queste aziende hanno perso la loro leadership. La principale ragione che accomuna queste quattro aziende (e non solo queste, ma sono le più rappresentative) è certamente l'avvento del digitale, delle nuove tecnologie e quindi dell'uso delle stesse. I consumatori di oggi richiedono velocità, possibilità di utilizzare servizi e prodotti in qualsiasi momento e da qualsiasi dispositivo. Un futuro che cambia alla velocità della luce. Siamo nell'era in cui ogni problema può essere risolto in frazioni di secondo: una ricerca su Google, un Whatsapp, una foto con il cellulare, una condivisione sui social network, una videochiamata, un biglietto aereo acquistabile in pochi minuti, servizi a domicilio di qualunque tipo (spesa, farmaci, cibo ecc.). Le più grandi innovazioni avvengono non per volere dei consumatori, ma perché qualcuno ha compreso dei bisogni latenti delle persone, introducendo servizi o prodotti nel modo giusto e al momento giusto. "Se avessi chiesto ai miei clienti cosa volevano, mi avrebbero risposto: un cavallo più veloce." Henry Ford Nei prossimi articoli, invece, riporterò le aziende che hanno innovato, e lo stanno ancora facendo. Sono un "cazzeggiatore" professionista su Linkedin, da poco trentunenne, interista credente e da calabrese (testardo) purosangue sono un amante del mare. Odio con tutto il cuore il piccante, la 'nduja, la cipolla e l'aglio. La conoscenza, l'apprendimento costante e l'agilità mentale, sono tre variabili che influiscono drasticamente nella nostra vita, sia professionale che personale. Il motore di questo processo continuo è senza dubbio la curiosità. Ma non solo, anche la voglia di andare a fondo alle cose e di approfondire temi di nostro interesse. Anche se, a mio parere, bisogna andare oltre alle proprie specializzazioni e provare ad ampliare il nostro raggio di interessi, indispensabili per vedere le cose da altre angolazioni (ne ho parlato in questo articolo "L'importanza degli Outsider"). Tale approccio permette di poter avere una visione trasversale e inedita, che spesso aggiunge valore alla nostra esistenza. Spesso impariamo più cose da esperienze che esulano dalle nostre abitudini, da persone differenti da noi, da luoghi che non ci rappresentano per nulla, ma che c'insegnano qualcosa e ci lasciano dei dubbi. Ci fanno ragionare e permettono di porci delle continue domande sulle nostre convinzioni, alcune delle quali insite in noi stessi senza alcuna ragione. Magari alcune dovute al nostro ambiente circostante, che sappiamo benissimo quanto impatti sui nostri comportamenti e sui modi di pensare. La nostra mentalità non si evolve perché non viaggiamo né la mente né fisicamente, non esploriamo. Non viviamo mondi nuovi. Non rischiamo, perché tutto ciò che è fuori dalla nostra famosa zona di comfort, fa paura. Non è vero? La lettura (uno dei tanti modi per esplorare) ci permette di viaggiare continuamente. Di capire e di confrontare punti di vista, teorie, presunte verità assolute, e di pesare cosa è vicino al vero e cosa invece no. Leggere significa anche, e soprattutto, essere umili. Essere di ampie vedute e ragionare con la propria testa. Si tramuta nel desidero di sviluppare un pensiero critico proprio su tutto ciò che ci circonda o su un argomento in particolare che desideriamo approfondire. Ogni libro letto ci rende consapevoli del fatto che ne sappiamo meno di quello che crediamo. Chi reads sostanzialmente è il riassunto quanto scritto sopra: curiosità, passione e apprendimento costante. "Andare in rete", mettendomi in discussione, si traduce indubbiamente nell'uscire dalla mia zona di comfort. Ho aperto questo blog non con la presunzione di insegnare, ma piuttosto con l'intenzione di far riflettere, di invogliare alla lettura di un libro e di indurre ad aprire la mente. Leggere è consapevolezza di non saperne mai abbastanza e vuol dire non smettere mai di essere curiosi. La mia idea sulla lettura (e sulla conoscenza). Il processo della conoscenza è paragonabile ad un albero: le cui radici sono i nostri valori, le esperienze di vita e le conoscenze consolidate nel tempo, che ci rendono maturi e sicuri, coerentemente con quello che siamo, che facciamo e a cui crediamo. Ogni tema da approfondire è come un ramo, che a sua volta sostiene altri rametti, che rappresentano le sfaccettature e gli ulteriori approfondimenti, spesso infiniti. I rami, però, possono aumentare, crescere di volume, ma anche rompersi e rinsecchirsi se non li curiamo o non li potiamo. Ma le nostre radici, se davvero solide, difficilmente si sradicheranno. Possono cambiare le nostre idee, i nostri pensieri (vanno messi sempre in discussione), ma non cambieremo noi stessi. I nostri modi di pensare si evolvono, si tramutano e cambieranno sempre. Questo perché maturiamo o perché determinate esperienze ci hanno fatto capire che quanto pensavamo in passato non era poi così giusto. Da quando siamo bambini o adolescenti ad oggi, tutti noi abbiamo cambiato opinione su qualcosa o su qualcuno. La vita e la storia ci hanno insegnato che la staticità di pensiero non ha mai portato da nessuna parte. I muri, virtuali e reali, non hanno mai funzionato. Anzi, hanno solo diviso, ghettizzato e fomentato odio e violenza. I social, grazie ad un uso appropriato, possono distruggere quegli ostacoli che qualcuno ha voluto creare, a patto che non diventino dei veicoli per disinformazione gestiti e influenzati da grandi gruppi. In un mondo così veloce come quello attuale, tutto cambia alla velocità della luce. Ecco perché sono del parere che bisogna essere agili e aperti al cambiamento, se positivo. Il progresso è vita, è evoluzione. Il progresso è, ed sempre stato, il cambiamento di qualcosa divenuta obsoleta. Imparare cose nuove, fare cose nuove ed essere aperti a pensare in modo diverso. Quello che non cambia è la nostra persona: i nostri valori, le nostre attitudini e le fondamenta non cambiano e non devono cambiare. Queste sono le nostre radici. Si può crescere e migliorare solo analizzando, condividendo e approcciandoci alla conoscenza e alle cose con estrema umiltà. La conoscenza è vita. Il cambiamento è vita. Sono un "cazzeggiatore" professionista su Linkedin, da poco trentunenne, interista credente e da calabrese (testardo) purosangue sono un amante del mare. Odio con tutto il cuore il piccante, la 'nduja, la cipolla e l'aglio. Prima di tutto ti lascio alla visione del video "The Last Mile". "Let it be, let it be. There will be an answer, let it be.", sulle note della bellissima canzone dei Beatles, Wolkswagen rende omaggio ad una delle auto più celebri e longeve della storia: il Maggiolino. Il video, intitolato "The last mile", ripercorre la storia di vita di un ragazzo, passando dall'infanzia fino all'età avanzata, accompagnata dal suo immancabile Volkswagen Beetle. Un Maggiolino bianco, un padre e suo figlio (lui). Le prime uscite da maggiorenne, passando dalle uscite con amici, dalla sua famiglia e quindi alla vecchiaia. Sempre a bordo del suo fedele compagno di viaggio. Fino all'epilogo della storia: l'ultimo miglio. Dopo oltre ottant'anni di storia, dal 10 luglio 2019 non viene più prodotto alcun esemplare. “Questo film d’animazione rende omaggio all’impronta che ha avuto questa macchina e apre la strada a un futuro di mobilità elettrica per tutti”, ha dichiarato Leo Premutico, Chief Creative Officer di Johannes Leonardo, a CNBC. Il Maggiolino esce di scena con stile, tra gli applausi. A testa alta. Non si tratta un addio di un'azienda, ma di un nuovo inizio. I cambiamenti più dolorosi, spesso, sono quelli che fanno crescere e aprono nuove frontiere. "Il progresso è impossibile senza cambiamento e chi non può cambiare idea non può cambiare nulla." (George Bernard Shaw). "L'auto del popolo" divenuta un'icona di lifestyle "Questa macchina è nata per diventare un prodotto di massa. È simile a quello che ha fatto il Bauhaus per gli spazi abitativi, ma mentre quest’ultimo è rimasto elitario, il Maggiolino è diventato sin da subito mainstream.", affermò Il designer di Volkswagen Klaus Bischoff. Proprio così. Definita come la prima vera "auto del popolo" (il nome della casa madre ha il medesimo significato), il Maggiolino ha attraversato diverse epoche storiche: dal periodo nazista, al post-guerra, agli anni Sessanta, fino al Duemila con la trasformazione nel New Beetle. Un'auto senza tempo che ha saputo mantenere intatto il suo fascino, avendo avuto la capacità di adattarsi ai tempi, attraversando periodi gloriosi, indimenticabili, ma anche bui. Dalla nascita del primo prototipo nel 1938 (tre anni prima Hitler affidò l'incarico di progettare un'auto economicamente accessibile all'ingegnere Ferdinand Porsche) alla sua definitiva esplosione a livello mondiale nel 1949, anno in cui due modelli sbarcarono negli Stati Uniti all'Esposizione Mondiale tedesca, precisamente a New York. Fu un successo. Divenne il momento in cui il Beetle si trasformò in un'icona mondiale e da lì conquistò il mercato americano. Sei anni dopo l'azienda raggiunse il milionesimo Maggiolino e per celebrare questo importantissimo traguardo, ha creato un modello dorato (vedi foto in basso). Come accennato, il Maggiolino ha saputo adattarsi a diversi usi: da macchina per la famiglia, ad auto sportiva, a celebre protagonista di molti film tra cui "The love bug" del 1968, una commedia di Disney interamente basata sul Maggiolino, di nome Herbie. Senza dimenticare "Sleepers il film di di Woody Allen (vedi foto) e tanti altri. Il Maggiolino è stato un'icona di lifestyle, grazie ad un look senza tempo che l'azienda tedesca ha saputo rinnovare costantemente. Per concludere, di seguito riporto le foto più eloquenti dell'auto, dal primo prototipo alla New Bettle. Ma soprattutto ci tengo a condividere le pubblicità più rappresentative dell'epoca, alcune delle quali particolarmente divertenti e significative. "Where one road ends, another begins". Fonte: https://www.volkswagen.it/it/mondo-volkswagen/storia-di-volkswagen/storia-del-maggiolino.html Primo prototipo. Anno 1938. Fonte foto: Wolkswagen.it Modello cabriolet. Anno 1949. Fonte foto: Wolkswagen.it Modello dorato. Anno 1955. Fonte foto: Wolkswagen.it "The love bug". Anno 1968 Il Maggiolino nel film "Sleepers" del 1973. Fonte foto: Pinterest New Beetle. Anno 1998 Sono un "cazzeggiatore" professionista su Linkedin, da poco trentunenne, interista credente e da calabrese (testardo) purosangue sono un amante del mare. Odio con tutto il cuore il piccante, la 'nduja, la cipolla e l'aglio. Anno nuovo, propositi nuovi, vecchie abitudini. In queste settimane ho notato sul web lunghe liste pubbliche, ricche di obiettivi e sogni da raggiungere nel 2020. "Tutto molto bello!" (Cit. Bruno Pizzul). Trovo sia assolutamente corretto mettere su carta (o salvarli nelle note del cellulare) gli obiettivi dell'anno, in modo da tenerli periodicamente sotto controllo. Personalmente preferisco farlo privatamente e dare un altissimo valore a quello che ritengo di voler raggiungere sia a livello professionale che familiare. Perché è così difficile mantenere le promesse e raggiungere gli obiettivi prefissati ad inizio anno? C'è una variabile di fondo da cui dipendono tutte le nostre azioni, e di conseguenza tutte le nostre buone intenzioni: dare il giusto valore al tempo. Tutto ciò che vogliamo raggiungere è strettamente legato al tempo. Può sembrare una banalità, ma il tempo è il dono più prezioso che abbiamo e una cattiva gestione di esso può causare problematiche a livello professionale, personale o in alcuni casi di salute. Sarò più preciso nelle prossime righe. Ritengo che il modo in cui sfruttiamo il nostro tempo descriva sostanzialmente chi siamo: il nostro carattere, le nostre attitudini, il nostro livello di resilienza, la nostra costanza e, ultimo non per importanza, il nostro impegno nel volerci migliorare costantemente. Spesso, troppo spesso, sento dire le solite frasi fatte: - "Non ho tempo per fare sport", significa che non dai importanza alla tua salute e al tuo benessere psicofisico. Pertanto, è appurato che lo sport sia un fattore determinante nel miglioramento delle performance generali e nel raggiungimento di obiettivi individuali e, di conseguenza, di gruppo. - "Non ho tempo per leggere", probabilmente attribuisci poco valore alla tua cultura e al miglioramento personale. - "Non ho tempo per uscire con gli amici", forse perché ritieni che le amicizie siano solo una perdita di tempo e non un arricchimento, un piacere e uno svago fondamentale per la tua esistenza. - "Non ho tempo da dedicare alla mia famiglia", è perché credi tua la vita ruoti attorno al lavoro. - Non ho tempo terminare tutto il lavoro, le giornate dovrebbe durare 48 ore", perché la tua attenzione è focalizzata sui tuoi obiettivi lavorativi e tutto il resto è secondario. Lavorare è la tua unica ragione di vita. - "Non ho tempo per andare al cinema", probabilmente perché vedere film e trascorrere una serata rilassante non è una tua priorità. Quanto appena riportato non sono altro che il risultato di una serie di scelte personali o di una cattiva gestione del tempo. Molti buoni propositi sono destinati a fallire o perché si rivelano irraggiungibili o per il semplice fatto che tendiamo a concedere sempre meno a tempo ad una determinata cosa, a favore di un'altra o, peggio ancora, quando a vincere è la pigrizia. La bella notizia è che le giornate durano 24 ore sia per Bill Gates che per tutti noi. Con la differenza, che lui gestisce la Microsoft, ha una fondazione a cui dedica tantissimo tempo (e denaro), ma trova sempre tempo prezioso per i suoi hobby, alla sua famiglia, alla lettura, allo sport ecc. Più tempo dedichiamo a qualcosa e maggiore è il valore che ne attribuiamo. Questo è chiaro. In sostanza, però, esistono 4 sfere della nostra vita comuni a tutti noi. A proposito di questo, al WOBI del 30 ottobre 2019, ne ha parlato Stew Friedman nel suo speech di apertura dell'evento. In sostanza, la sfida più complicata è avere un equilibrio a 360°, che si tramuta nella capacità di combinare 4 aspetti cruciali della nostra quotidianità (da lui definiti "Four-way view"): 1 - Lavoro/carriera 2 - Casa/famiglia 3 - Comunità/società 4 - Mente/corpo/spirito Da 0 a 100, quanto tempo dedichi ad ognuna delle quattro? Come riesci a bilanciare e mantenere elevati livelli di performance in ogni occasione? Qual è il tuo livello di soddisfazione di ogni aspetto della tua vita? Friedman ha sottoposto un interessante esercizio (vedi foto in fondo all'articolo) nel corso del suo intervento e ci lasciato qualche minuto di confronto. Posso dire che quanto è emerso dal mio schema è stato una piacevole sorpresa. Adesso tocca a te! Compila per conto tuo questa tabella, in linea con la realtà, e ragiona attentamente sui risultati ottenuti. Diamo valore al nostro tempo. Non scappare! Vuoi leggere gli ultimi articoli pubblicati? Vai nel blog. Fonte foto: totalleadership.org Sono un "cazzeggiatore" professionista su Linkedin, da poco trentunenne, interista credente e da calabrese (testardo) purosangue sono un amante del mare. Odio con tutto il cuore il piccante, la 'nduja, la cipolla e l'aglio. |