Negli ultimi articoli ho nominato spesso la parola etica, non caso. Se sei un attento lettore te ne sarai certamente accorto. E’ possibile accostarla al business oppure è un ossimoro? E' un concetto opinabile? Perché alcune aziende, pur essendo poco etiche, hanno un enorme successo planetario? Lo vedremo nell'esempio riportato alla fine dell'articolo. Prima di tutto è necessario riflettere sul valore che ognuno di noi attribuisce a questa parola. Come persone abbiamo il dovere di stabilire un rapporto con la vita e con la società improntato a un’etica rigorosa, che più è rigorosa più ci umanizza". Luis Sepúlveda Prima di essere promotori di un prodotto o servizio e prima di essere consumatori siamo persone e come tali siamo guidati dalle leggi, ma soprattutto dalla morale e dell’etica. Le nostre scelte quotidiane sono spesso guidate dall’etica. Compriamo prodotti bio (anche se non tutti sono realmente tali) perché lo riteniamo corretto, magari a "Km 0" per valorizzare il territorio. Limitiamo l’acquisto di prodotti in plastica (per quanto possibile) per non inquinare il pianeta. Potrei fare decine e decine di esempi. Tali scelte rappresentano il vero potere del consumatore. Se da domani milioni di persone smettessero di acquistare, ad esempio, tutti i giubbotti prodotti con piume d’oca vera, probabilmente le aziende propenderebbero per quelle sintetiche. Ogni piccola azione personale può cambiare qualcosa nel tempo. Ma andando nel particolare, cosa rappresenta, quindi, un comportamento poco etico nel business, nel marketing e nella comunicazione? - La comunicazione ingannevole - La manipolazione - Informazioni false - Politiche di vendita poco chiare o non legali - Truffe - Prodotti o servizi non in linea con le aspettative - Prezzi e sconti fittizi e via dicendo... La pubblicità gioca certamente un ruolo fondamentale nel veicolare un certo tipo di informazioni. Essa rappresenta un mezzo e non il contenuto stesso del messaggio. Intendo dire che è possibile trovare sia pubblicità etiche che pubblicità ingannevoli. Il tutto dipende dall’onestà intellettuale del divulgatore. I consumatori sono per la maggior parte delle volte vittime di un sistema molto più complesso di quello che viene raccontato superficialmente in uno spot pubblicitario o in un post sui social. La differenza tra qualcuno che cade nei tranelli della pubblicità ingannevole e chi no, è che c'è chi crede in quello che dicono gli altri seguendo l’istinto e non la ragione, e chi si fa un’idea propria informandosi autonomamente. Io da sempre propendo per la seconda. A tal proposito, qualche settimana fa ho visionato un interessante documentario su Netflix: “Betting on Zero”, basato su una serie di indagini, manifestazioni e denunce, esposte da persone che hanno perso migliaia di euro, contro il “colosso” americano Herbalife. L’azienda, che tutti noi conosciamo, è comunemente ritenuta una realtà che attua politiche di vendita e di promozione poco trasparenti, e soprattutto, lontane dall’essere legali. Non è un’opinione, ma un dato di fatto. Herbalife e l’etica sono agli antipodi. Il metodo utilizzato dall’azienda si basa sul marketing piramidale (che già chiamarlo marketing fa inorridire), una sorta di reclutamento continuo di clienti tra amici, parenti e conoscenti, alcuni dei quali vengono individuati anche come potenziali "distributori", che a loro volta s'impegnano a cercare altri clienti. Una catena quasi inarrestabile. Spesso, chi si fa ingannare da questo genere di realtà sono persone, generalmente di ceto basso, che ingenuamente si illudono di poter avviare un business prolifico con estrema facilità, per poi scontrarsi con la dura realtà: i guadagni facili non esistono, altrimenti saremmo tutti felici milionari. Ecco perché sono scettico quando noto sul web centinaia di guru che promettono soldi rapidi. Lungi da me dal voler creare una campagna anti-Herbalife, ma mi è servito come esempio per semplificare un concetto che ritengo fondamentale. Questo per dire che il successo non è sempre etico, ma è anche vero che esistono bellissime realtà che fanno della fiducia e dell’onestà i loro cavalli di battaglia. Un comportamento onesto, chiaro e trasparente è quello che le aziende hanno il dovere di portare avanti negli anni. Nella costruzione di un brand, l’etica gioca un ruolo fondamentale per dare credibilità al marchio, coerentemente con alla vision e alla mission aziendale. Per alcune realtà può rappresentare un vero e proprio posizionamento (vedi Patagonia, noto brand di abbigliamento). Siamo noi, in qualità di consumatori e/o promotori, che decidiamo da che parte stare. In cui nel primo caso, basta leggere un libro, informarsi, leggere le etichette dei prodotti o consultare articoli da fonti autorevoli per farsi un'opinione propria. Mentre dalla seconda prospettiva, è certamente possibile fare impresa, quindi profitti, in maniera responsabile. Marketing etico o ingannevole? E' solo una nostra scelta. Nel prossimo articolo di lunedì 21 ottobre, per par condicio, riporterò anche un bellissimo esempio di business di successo etico. Sono un "cazzeggiatore" professionista su Linkedin, da poco trentunenne, interista credente e da calabrese (testardo) purosangue sono un amante del mare. Odio con tutto il cuore il piccante, la 'nduja, la cipolla e l'aglio. Chi ha letto questo articolo ha consultato anche: |