Sesto articolo de #ilmarketingèsemplice. Ti avevo promesso di svelarti il motivo per cui avrei affrontato il copy solo dopo i precedenti articoli: Inizia dal “perché” e "Brand positioning è avere coraggio". Senza dimenticare il n. 4, ovvero di rispondere alle richieste in entrata. Cosa c’entra? Lo capirai tra poche righe. Potrebbe sembrare che tutto sia scollegato, ma c’è una logica e un filo conduttore. Aspetta, ma perchè c'è un bel barattolo di Nutella, peraltro scaduto, nella foto dell'articolo? Arriva fino in fondo e lo scoprirai. Premetto che trattare il tema del copy in un articolo è riduttivo, infatti non è quello l’obiettivo. Se vuoi approfondire l’argomento, ti consiglio di partire dal libro “Scrivere per vendere”, recensito qui, di Marco Lutzu, il massimo esperto di copy in Italia. Il libro è ben fatto con un taglio pratico e comprensibile. Dicevamo: quindi qual è l’obiettivo? E’ legato ad una parte del titolo… Per la precisione l’ultima. (ma non fa miracoli). Facciamo prima un passo indietro. Cos’è il copy? L’arte del copywriting è l’insieme di tecniche di scrittura persuasiva che hanno l’obiettivo massimizzare le campagne di vendita e convertire i lettori in clienti. Tutto qui. Niente di nuovo. Sfruttare strategie di copywriting, se attuate correttamente, ti permette di: · Identificare un target e comunicare nel modo più personalizzato possibile · Comunicare, e ribadire, la USP (unique selling proposition) e i tuoi vantaggi · Attirare l’attenzione e convertire i lettori · Rispondere alle obiezioni prima che vengano poste · Comunicare il proprio valore e sostenerlo con delle testimonianze E via dicendo… Il Copy è un’arma che se ben sfruttata (sia offline che online) può davvero fare la differenza e sbaragliare la tua concorrenza. Ma tutto il tempo che investi in scrittura, lettere cartacee, newsletter, campagne online, può risultare perfettamente inutile e avrai perso tempo e denaro. Non è ASSOLUTAMENTE efficace se:
In poche parole, non è facile convertire un potenziale cliente se il prodotto non ha un mercato e un senso di esistere. Oggi, è facile creare campagne sponsorizzate e landing page, ma non è altrettanto semplice convertire i lettori in clienti. Non è neanche semplice se l’azienda non è strutturata per rispondere alle richieste dei potenziali clienti provenienti da una campagna online e offline, e se il personale non è formato per assisterlo in tutte le fasi: dalla richiesta in entrata all’assistenza. Le persone hanno bisogno di sapere che c’è qualcuno disposto ad aiutarli e ad ascoltarli, come detto in un altro articolo. Il copy non fa miracoli. Posto invece che il prodotto sia valido e necessiti solo di una “spinta”, è comunque fondamentale che abbia un chiaro posizionamento sul mercato e che il target di riferimento sia ben delineato. Tutte le attività di marketing sono inutili senza un brand positioning. Figuriamoci il copy. Qual è, quindi, il filo conduttore di questi articoli de #ilmarketingèsemplice? E’ tutto legato in maniera indissolubile al branding, al valore che viene creato prima di eseguire tutte le attività di marketing, comprese le tecniche di Growth Hacking (ne ho parlato qui). Senza un valore, tutto è effimero. Sono partito da lì, non a caso. Branding non è sorprendere ogni volta con un colpo di scena. E’ l’esatto contrario: è ribadire, costantemente, comunicandolo in maniera chiara ed efficace, attraverso un ottimo copy, che l’azienda è orientata ed estremamente focalizzata su un determinato settore, prodotto o servizio. Il copy è il mezzo più potente per ribadire il branding e la focalizzazione dell’azienda, non per far saltare dalla sedia le persone: “Oddio, guarda cosa si sono inventati questi”. Non per nulla, i migliori brand al mondo sono quelli che non perdono occasione per valorizzare la loro longevità, la loro coerenza, il loro valore, per mettere in risalto i prodotti più apprezzati e considerati sempre dei must have. Facciamo un esempio pratico. Eccoci arrivati alla buonissima e intramontabile Nutella. Intanto pochi sanno che è "figlia" di Giandujot, una crema spalmabile chiamata SuperCrema, nata nel lontanissimo 1951. Pubblicità Supercrema risalente al 1951 Nel 1964, invece, nasce quella che tutti noi conosciamo. La Ferrero non ha mai avuto la bella idea (sì fa per dire) di snaturare il prodotto o di creare un’estensione del brand o di produrre altri gusti, snaturando quindi il prodotto principale. Come puoi vedere dalla foto in basso, che risale appunto al 1964, l’azienda non ha mai cambiato il messaggio: la Nutella è sinonimo di famiglia, di condivisione, di piacere, di una buona colazione o di una merenda tra amici. Tutto è rimasto uguale da 55 anni! Non è vero? Pubblicità Nutella risalenti al 1964-1965 La Nutella è oramai così familiare che rappresenta uno dei brand più conosciuti e inconfondibili al mondo. Il copy ha un messaggio coerente da decenni e nessuno si è mai azzardato di cambiarlo. Come detto, il branding è abitudine, non imprevedibilità. Ferrero è consapevole che le persone hanno bisogno di certezze, di abitudini e di qualcosa che possa addolcire e allietare le giornate: la Nutella è una di queste. Foto risalente al 2015: 50 anni di Emozioni insieme Come puoi vedere dall'immagine (del 2015), è cambiato packaging, ma non la filosofia. Che mondo sarebbe senza Nutella? La Ferrero, purtroppo, è un caso raro. Sono davvero poche le aziende che mantengono questa coerenza per così tanto tempo. Ecco perché il copy è un’arma straordinaria che non fa miracoli. Per potenziare un buon copywriting, partendo ovviamente da un buon posizionamento, è diventato fondamentale raccontare e coinvolgere le persone. Come? Attraverso lo storytelling. Oggi, le aziende vogliono essere sempre più trasparenti e hanno la necessità di trasmettere i valori e mettere in risalto il fattore umano. C’è un tremendo bisogno dello storytelling. Moltissime aziende si stanno sempre più strutturando per integrare team di esperti creazione e montaggio video, con l'obiettivo di: - Costruire l'identità aziendale, dimostrare autenticità e valori - Creare empatia e avvicinarsi ai clienti - Raccontare curiosità e creare suspance - Mettere in risalto il fattore umano dell'azienda E' quello di cui parlerò nel prossimo articolo: “Il potere dello storytelling”. Chi ha letto questo articolo ha consultato anche: |