Generalmente, il caos è il disordine esistente tra l’ultimo ordine di cui si è a conoscenza e l’ordine futuro ancora da realizzarsi. Sun Tzu "Voglio trovare un senso a questa sera, anche se questa sera un senso non ce l'ha. Voglio trovare un senso a questa vita, anche se questa vita un senso non ce l'ha". Domani è un altro, giorno arriverà...", diceva Vasco Rossi. Da quel fatidico giorno, venerdì 21 febbraio, è cambiato tutto. Ma il momento è arrivato. Il momento ideale per dare un senso ad un mondo caotico e alle nostre vite. È una prima volta per tutti. Nessuno di noi ha mai affrontato un problema di questo genere e il bello (se così si può dire) sta proprio in questo. Non esiste un manuale di sopravvivenza o un vadevecum su come affrontare un dramma sociale, economico, psicologico e politico così complesso. Ci affidiamo ai nostri governatori e alle dichiarazioni confortanti, o meno, degli esperti in materia: dai medici agli economisti, dagli studiosi agli scienziati, fino ad arrivare agli imprenditori navigati. Le parole di queste persone, che riteniamo affidabili, diventano ancore di salvezza a cui appoggiarsi. Motivo per il quale il modo di comunicare dei personaggi pubblici deve essere rassicurante, oserei dire chirurgico e certamente il più vicino possibile alla realtà. Ma cosa ne sarà della nostra vita sociale nei prossimi mesi? Cosa ne sarà del mondo del lavoro? Cosa ne sarà della nostra privacy? Cosa ne sarà della sopravvivenza di alcune aziende? Cosa ne sarà del turismo in Italia? Quali sono le abitudini che dovremo modificare e per quanto tempo? Quali saranno le rivoluzioni più impattanti? Tutte domande a cui nessuno può rispondere. Sostanzialmente, però, in questa fase ognuno deve fare i conti con se stesso tra le quattro mura di casa. L'ignoto fa già paura nel quotidiano, figuriamoci in una situazione di assoluta emergenza, che ci induce (si spera) a fare riflessioni di ogni tipo. Questa volta, però, possiamo affrontarlo tutti insieme e questo un po' ci rasserena, ci rincuora. Perché siamo tutti sulla stessa barca ed è un problema condiviso, giusto con qualche miliardo di persone. In un modo o nell'altro ne usciremo: chi ferito, chi con le ossa rotte, di dissanguato e chi quasi indenne. Le conseguenze saranno soggettive - da persona a persona, da azienda ad azienda - e tutto dipenderà dal settore di competenza e da quanto si navigava in cattive acque, economicamente e psicologicamente parlando, già prima dell'emergenza sanitaria. Quello che è certo è che cambiata la nostra scala gerarchica dei bisogni. Vediamo come. La "Piramide dei bisogni" di Maslow Abbiamo iniziato il nuovo anno con tutte le buone intenzioni (io in primis), decine di buoni propositi, imbastito progetti, pianificato vacanze, creato gruppi di lavoro per programmi ambiziosi e ragionato su strategie di medio-lungo termine. Tutto d'un tratto, ogni cosa ha perso importanza, o meglio è scesa clamorosamente dalla nostra scala gerarchica. Perché siamo nel bel mezzo della battaglia e l'unico obiettivo è uscire il più indenni possibile. A favore della nostra salute e della nostra economia, sia essa intesa a livello personale che collettivo. Le priorità, come dicevo, sono cambiate e dopo tanto sforzo comune nel rendere questo mondo sempre più produttivo, veloce, tecnologico e sempre più connesso, qualcosa più grande di noi ci ha improvvisamente obbligati a premere sul tasto "pausa". Generalmente, siamo abituati a cliccare nuovamente su "play" per proseguire. Qui no. Probabilmente prima di schiacciare sul tasto "play" bisognerà prima rimodellare tante cose, reinventarsi, mettere in discussione quanto fatto fino a quel momento e ripartire con un nuovo mindset. Chi non lo farà, molto probabilmente sarà fuori dai giochi o avrà vita breve. Chi è agile, vince. A tal proposito, ti consiglio vivamente di leggere il libro "Ballando con l'Apocalisse" di Andrea Fontana. Alla fine dell'articolo troverai il link alla recensione. Ma andiamo ad analizzare i nostri bisogni. Come detto, priorità e bisogni sono decisamente mutati in questa fase storica. Siamo scesi di qualche gradino. Se pensiamo all'intramontabile "Piramide dei bisogni" di Maslow (vedi foto in basso), ci rendiamo conto che, allo stato attuale, ci troviamo in una posizione di assoluta sopravvivenza. Siamo concentrati sui nostri bisogni fisiologici, sulla sicurezza, sulla protezione e sui nostri bisogni sociali, quest'ultimi ovviamente relativi all'ambito familiare. Considerando che la nostra socialità si limita al nostro nucleo con cui conviviamo. Tutti noi ci chiediamo quanto durerà questa fase e quando torneremo a soddisfare i bisogni meno essenziali per la nostra esistenza, ma non per questo non importanti. Anzi, pensandoci bene alcuni forse sono completamente inutili (motiverò questa frase tra poche righe). Solo il tempo potrà dirci quando sarà possibile tornare al vertice della piramide. Un'occasione unica per dare un senso a tutto Questa (lunga) premessa è per arrivare al succo dell'articolo. Per tutti noi è una grande opportunità per dare un senso a quello che siamo, a ciò che abbiamo creato finora (famiglia, amicizie, lavoro ecc.), a quello che ci circonda, ai nostri valori e alla nostra vita. Vediamo punto per punto cosa potremmo comprendere durante questa fase di emergenza. Dare un senso a noi stessi e alla nostra vita. Come ho già detto negli articoli precedenti, sta emergendo quello che realmente siamo, cosa facciamo nei momenti di solitudine e di difficoltà. Come impieghiamo il nostro tempo libero e quali sono le nostre passioni: quanto amiamo noi stessi, la nostra salute e la nostra cultura. Siamo animali sociali, non c'è alcun dubbio, ma siamo anche singoli uomini che insieme fanno una comunità di quasi 8 miliardi di persone. Ognuno di noi ha qualcosa di unico: un'ambizione, un significato, un senso profondo. Ma solo noi possiamo saperlo. E lontano dal caos della routine siamo tutti invitati a ragionare davvero sulla nostra esistenza. Dare un senso ai nostri affetti. Che viviamo questo periodo con i nostri cari, o meno, stiamo comprendendo, oggi più che mai, l'importanza dei bisogni sociali (vedi "Piramide di Maslow"): famiglia, parenti, amici e colleghi. Ci siamo resi conto che ci manca un pezzo fondamentale della nostra vita, senza il quale siamo incompleti. Quello di condividere, di confrontarci, di sorridere faccia a faccia, di abbracciare qualcuno o addirittura di discutere. Sì, perché quello che quello che prima credevamo fosse una scongiura, invece, semplicemente lo affrontavamo in maniera errata e ne davamo un significato sbagliato. Una discussione animata con un caro amico, una suocera oppressiva, un collega antipatico o un vicino scontroso. Paradossalmente, abbiamo l'opportunità di dare una diversa lettura e un diverso significato a queste situazioni quotidiane. Dare un senso al nostro lavoro e alla tecnologia. Qui non si tratta di capire la differenza tra "telelavoro" e "Smart working", tema molto dibattuto e senz'altro di moda su tutti i social. Siamo arrivati al punto che essere Smart è figo. "Se non sei Smart, sei fuori" (prendo in prestito una frase di Briatore, adattandola al contesto). Ma dopo tutto questo torneremo tutti a fare le stesse cose allo stesso modo? Cosa ci portiamo di positivo da questa esperienza? Riusciremo a comprendere che "lavoro agile" significa riporre fiducia nei propri dipendenti e non solo stare al passo coi tempi? Forse dovremmo ragionare su come la tecnologia può aiutarci a risolvere sempre più problemi. Questo periodo può davvero rivoluzionare il modo di concepire il lavoro, le relazioni formali, gli appuntamenti e il concetto di formazione. Non dimentichiamoci che Smart, significa intelligente. Ecco, tutti noi siamo invitati a ragionare su come rendere tutto più semplice, fluido, scorrevole, su come snellire la burocrazia e i processi aziendali. Banalizzo: come risolvere un problema da remoto o come organizzare delle riunioni e degli appuntamenti di lavoro, senza muoversi dal proprio ufficio, se non addirittura dalla propria abitazione. Tra l'altro, tutte azioni già attuabili anche qualche mese fa. Dare un senso alle cose. Come detto, siamo scesi di qualche gradino e ciò che prima era prioritario, diventa improvvisamente non necessario. Un abito griffato, una scarpa da centinaia di euro, una borsa di Gucci dell'ultima collezione e tanti altri oggetti diventano magicamente futili. Beni materiali che prima ci sembravano essenziali per dare un senso (apparente) alla nostra persona, per rappresentare il nostro status symbol e per elevarci socialmente, oggi sono semplicemente dei pezzi di stoffa che ci mettiamo addosso per andare a fare la spesa o per buttare la spazzatura. Questo è il significato. Ebbene sì, perché in queste settimane Gucci, Armani e tante altre aziende di moda si sono attivate per produrre beni di prima necessità (mascherine, camici, cuffie, tute ecc.), utili per aiutare operatori e strutture ospedaliere. Offrendo un contributo prezioso all'intero Paese. Non ho alcun dubbio che, in questo caso, nella maggior parte dei casi tutto ritornerà come prima. Ma forse non per tutti. Chissà... Relativizzare i problemi. Quello che pre-COVID-19 ci sembrava un dramma, un problema insormontabile, da qualche settimana è paragonabile al dolore procurato da un semplice pizzicotto. Stiamo imparando a relativizzare ogni cosa. Se in passato, solo chi aveva realmente affrontato veri e propri drammi personali (di salute, familiari o economici) poteva comprendere l'importanza della vita, adesso siamo tutti al livello zero. Ci siamo uniformati e tarati. Quello che ovviamente cambia, di persona in persona, è il modo in cui stiamo affrontando questo stato di emergenza (ne ho parlato qui "C'era una volta...un virus"). Quando tutto sarà finito, o meglio scemato, ragioniamo non una, ma dieci volte, prima di lamentarci su cose poco rilevanti. Mi auguro che ne usciremo, in questo caso spero tutti, più lucidi, più sicuri e più temprati. Dare un senso ai brand e alle aziende. Essere umani è la chiave. I brand hanno un'occasione unica: quella di comunicare i propri valori, la propria etica e per dimostrare la vera natura, nel bene e nel male. Purtroppo, e per fortuna, è in queste occasioni drammatiche che si comprende la differenza tra un'azienda umana e una orientata al mero fattore economico. Si ritorna ad un approccio che mette al centro le persone, ma ancora più in profondità di prima. A tal proposito, ti consiglio di leggere "Human-centric marketing" di Matteo Rinaldi, che tratta proprio questo argomento. Il rapporto umano tra chi rappresenta un'azienda, piccola o medio-grande poco importa, e i clienti, fornitori e stakeholders, diventa ancora più essenziale e impattante. A mio parere dopo questo periodo le relazioni vere e sincere ne usciranno ancora più rafforzate, il resto, invece, sarà il risultato di una pessima gestione umana. Quando l'emergenza sarà finita tutti si ricorderanno dei brand che hanno preso una posizione etica e che hanno aiutato il Paese in un momento di tale difficoltà. Chi è rimasto inerme, o peggio, ha agito con avidità, nel frattempo, senza rendersene conto, avrà perso la fiducia di molte persone. Dare un senso alla globalizzazione e al consumismo. Abbiamo voluto un mondo così globalizzato e, in un modo o nell'altro, ne stiamo pagando le conseguenze. È anche per la globalizzazione che il virus è riuscito a diffondersi in tutto il mondo alla velocità della luce. Siamo tutti lontani, ma tutti vicini. Oriente e Occidente sono ad un passo. Le catene produttive sono allo stremo. Richiediamo sempre più prodotti, sempre più di qualità, in qualsiasi periodo dell'anno e nel più breve tempo possibile. Acquistiamo continuamente anche oggetti, che come anticipato, ci rendiamo conto siano perfettamente inutili o non necessari ai fini della nostra esistenza. Dovremo dare un senso a ciò che siamo come consumatori e come aziende. Il minimalismo è un eccesso, ma si può e si deve ripensare al consumismo e alla produttività in più maniera etica. Dare una senso alla responsabilità sociale e alla sostenibilità. Infine, è arrivato il momento per ragionare seriamente sul nostro rapporto con la natura e con il mondo circostante. Volenti o nolenti, questo periodo ci sta portando a fare un esperimento su quanto è impattante il comportamento di ognuno di noi sul pianeta. La riduzione degli spostamenti (se non per necessità) sta comportando un quasi totale azzeramento del traffico e quindi dell'inquinamento e dei livelli di polveri sottili (secondo Legambiente a Milano si è registrato un -24% e nella provincia di Bergamo un -34%). Tutto ciò impatta positivamente sulla qualità dell'aria e sul clima. Quindi sulla nostra salute e su quella dell'intero pianeta. Quale miglior occasione per dare un senso alle nostre azioni e per ripensare ad una mobilità sostenibile (vedi mezzi di spostamento a basso impatto ambientale, es. Hyperloop) e ad un insieme di soluzioni (vedi telelavoro o Smart working) più responsabili? Io non sono capace di dare risposte alle domande che ho posto, per tale ragione ti invito a riflettere. È un'occasione unica per dare un senso a tutto: è un treno che non passerà mai più. Making sense of a messy world: it's time. Cosa vuoi fare adesso? Leggere l'ultima recensione "Ballando con l'Apocalisse" di Andrea Fontana. Consultare gli ultimi articoli pubblicati nel blog. Curioso per natura, sportivo dalla nascita e testardo per origini. Leggo per crescere e per esplorare nuovi mondi. Amo il marketing, la vendita, il calcio e i viaggi. Adoro i Simpson e sono un divoratore di serie tv. Odio il piccante, la 'nduja, la cipolla e l'aglio. E per questo mi definiscono un calabrese atipico. |