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C'era una volta...un virus!

29/3/2020

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​By Lorenzo Chininea
C'era un volta...

un virus che bloccò il mondo.

Tutto si fermò. Un virus così veloce da spostarsi da uno Stato all'altro e da persona a persona con una facilità disarmante.

Mai come a quei tempi Oriente e Occidente furono così vicini. Ci si rese conto che ciò che accadde lì, in Oriente, così lontano, si espanse a macchia d'olio anche qui, in Europa. Fu devastante soprattutto per molti Stati che non ebbero la capacità, o meglio la lucidità, di prendere decisioni rapide ed efficaci, per il bene e per la salute del loro Paese.

Quel virus ci rese tutti uguali (
un po' come la "livella" di Totò) e fece emergere tutta la nostra vulnerabilità, per alcuni sconosciuta. Democratizzò le persone: proprio perché intaccò persone note, un Principe, autorità di ogni genere, medici, esponenti del Governo di tutto il mondo ecc. Figure intoccabili, invincibili e imbattili, si dovettero ricredere.

Mise in discussione tutte le sicurezze create fino a quel momento. Quelle di un mondo veloce, ultratecnologico, iperconnesso, fatto di spostamenti continui grazie ad aerei e treni velocissimi, di macchinari di ultima generazione, robot capaci di fare qualsiasi cosa, persino di operare le persone, auto autonome e il 5G che sembrava pronto a fare il suo ingresso nel mondo. Ma prima arrivò il COVID-19 e ci fece tornare con i piedi per terra.

Un virus che stravolse la nostra vita: le abitudini, i rapporti sociali, il lavoro e la nostra quotidianità.

Strade desolate per settimane in giornate incredibilmente soleggiate fecero da contorno ad una situazione quasi apocalittica. Il silenzio assordante, tipico di quei giorni, veniva rotto solamente dalle sirene delle ambulanze e della polizia. Nient'altro. Le saracinesche di bar, ristoranti, palestre e attività rimasero abbassate per mesi. Ad esclusione di farmacie, supermercati, panifici, edicole e tabacchini. Le persone di tutto il mondo si chiusero in casa per diverse settimane, in alcuni casi anche per mesi.

Alcune aziende chiusero gli uffici, altre diedero la possibilità alle persone di lavorare dalle proprie abitazioni, altre ancora ebbero l'obbligo di continuare a produrre per il bene delle persone. Le vite frenetiche di uomini di affari vennero completamente stravolte. L'agenda del business man tipo passò da continui appuntamenti, visite a clienti, inutili e continue riunioni ad attività quotidiane spontanee, semplici, ma non per questo banali. Divennero giornate preziose in compagnia della propria famiglia, anche se in alcuni casi, ovviamente, qualcuno le passò in solitudine. Qualche videochiamata ci permise di sentirci tutti più vicini, ma divisi da uno schermo. 

Fu un periodo delicato per tutti, perché ognuno noi fece i conti con se stesso.


Andiamo ai protagonisti di questa storia: un pessimista, un ottimista, un realista e un opportunista.

Il pessimista cadde in depressione ed entrò nel panico più totale. A tal punto che pensò anche di abbandonare tutto ciò che costruì fino a quel momento. Dimostrò di non sapere affrontare le avversità e di vedere il lato positivo. Durante quelle settimane di isolamento smise di vivere, di provare emozioni, di viaggiare con la mente, di esplorare, di imparare, di capire come vedere la luce dopo il tunnel. Intere giornate a piangersi addosso, a leggere notizie false e disastrose. 

L'ottimista, invece, ebbe una visione proiettata principalmente su come gestire la propria vita e il proprio lavoro una volta fuori dall'epidemia. Visse quei giorni con la speranza che dopo qualche mese si sarebbe risolto tutto e che, per lui come per tanti altri, avrebbe rappresentato un momento di ripartenza. Quasi una rinascita. L'approccio fu quello di una persone che, nonostante le gravi perdite economiche, riuscì a guardare il futuro con lucidità, quindi con sano ottimismo. Le settimane di isolamento, per lui, furono un modo per godersi i propri familiari, studiare, analizzare e programmare per non farsi trovare impreparato. 

Il realista valutò tutto con grande precisione e dedizione. Si affidò a fonti certe per comprendere quale fosse la strada più plausibile su come e quando uscire dell'emergenza sanitaria. Il realista manifestò un equilibrio mentale impeccabile: non si fece trasportare dalla emozioni né positive né negative. Nonostante l'epidemia fosse palpabile, affrontò tutto con grande serenità. Ne approfittò per formarsi, studiare, pianificare il futuro e per radicare nuove sane abitudini e per mantenere la mente fresca e allenata.

L'opportunista, ovviamente, non perse occasione per lucrarci e cercò ogni giorno di capire come guadagnare sempre più soldi, con l'obiettivo di diventare sempre più ricco grazie al COVID-19. Tra tutti, è quello che vide maggiormente crescere il suo conto in banca e, per pavoneggiarsi, passò intere giornate a sorseggiare discutibili Mojito nella sua imponente villa con piscina. Grazie al web vendette qualsiasi cosa a prezzi esorbitanti: dalle mascherine all'Amuchina. Da buon manipolatore puntò dritto sulla fragilità delle persone. Ci riuscì.


Che fine fecero dopo l'epidemia?

Il pessimista, ci mise mesi per riprendersi ed ebbe un contraccolpo così forte che perse tutto per colpa della sua negatività e della mentalità autodistruttiva. Non si preparò a sufficienza per ripartire e si trovò impreparato. Finì per andare dallo psicologo. 

L'ottimista, già perfettamente pronto, iniziò la sua vita lavorativa e personale con invidiabile positività. Seppur le perdite siano state ingenti, si rimboccò le maniche e vide la sua vita migliorare perché si rese conto di quanto fossero importanti le piccole cose: un abbraccio, un caffè con un amico, un gesto verso un proprio caro. Tutte azioni, in passato, ritenute scontate.

Il realista, il più imperturbabile, ripartì subito e comprese immediatamente la situazione. Il 2020 fu un anno complicato, ma neanche questo lo sconfortò. Capì che i momenti disastrosi, spesso, rappresentano un nuovo inizio, un'opportunità per migliorare e per eliminare il superfluo. La vita smart lo ha temprato, formato e per questo affrontò tutto con grande lucidità e coraggio.

L'opportunista rimase completamente solo. Tutti si ricordarono della sua avidità e fu deriso da ogni singola persona con cui ebbe a che fare dopo l'emergenza. Quando tutti tornarono lucidi, nessuno si fidò più di lui. Finì per fallire definitivamente e si tolse la vita.

Fine.

L'obiettivo di questa storia inventata era quello di farti riflettere. 

In questi giorni tutti noi ci mostriamo per quello che siamo, come ci approcciamo alla vita e alle avversità. Per cui possiamo immedesimarci, più o meno, in uno dei quattro approcci alla realtà attuale. 


Abbiamo l'opportunità di gestire questo periodo, e quindi le nostre giornate, nel miglior modo possibile.

Dobbiamo considerarci tutti come un'auto che dopo tanti km alle spalle, tante avventure e una vita a viaggiare con la quinta marcia, ha semplicemente bisogno di fermarsi.

Fino a qualche settimana fa, le nostre pause rappresentavano tanti piccoli pit-stop giornalieri: velocissimi, sfuggenti. Il minimo tempo indispensabile per poi ripartire con l'acceleratore schiacciato al massimo. Questo perché vogliamo e pretendiamo di essere sempre produttivi, ma la nostra macchina (fisica e mentale) rischia di bruciarsi e di andare in tilt. Ecco perché è il momento ideale per effettuare di lavori di manutenzione: cambiare la carrozzeria, migliorare le prestazioni del motore, sostituire alcuni componenti danneggiati, aggiungere il gasolio e, infine, approfittarne per dare una bella pulita interna ed esterna.


Queste settimane possono rappresentare dei momenti preziosi, di cui paradossalmente, un giorno ricorderemo anche i fattori positivi. 

​E tu chi sei? Il pessimista, l'ottimista, il realista o l'opportunista?
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Curioso per natura, sportivo dalla nascita e testardo per origini. Leggo per crescere e per esplorare nuovi mondi. Amo il marketing, la vendita, il calcio e i viaggi.  Adoro i Simpson e sono un divoratore di serie tv. Odio il piccante, la 'nduja, la cipolla e l'aglio. E per questo mi definiscono un calabrese atipico.

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