Il mondo sta cambiando alla velocità della luce e anche le aziende multimilionarie devono adattarsi rapidamente alle esigenze dei nuovi consumatori, quindi delle nuove generazioni. Cos’hanno in comune Apple e Google? All’apparenza nulla, invece sono appena diventate (anche) delle media company e dirette concorrenti. Scopri come e perché! La prima domanda che sono certo ti starai ponendo è: come mai non è presente Netflix? Perché è gia una media company ben conosciuta e consolidata come leader nel settore streaming. Ne ho già ampiamente parlato in un altro articolo, qui. Netflix è senza alcun dubbio l’azienda che ha fatto da traino ed ha introdotto con successo il modello di business basato su una piattaforma di servizi in cloud con abbonamento che non vincola all’utilizzo di un hardware. Da cui effettivamente altre aziende hanno preso ispirazione in altri settori. Inoltre, non è solo una semplice piattaforma, ma una vera e propria società di produzione cinematografica: investe 8 miliardi di euro (ricordati questo dato per dopo) per produrre contenuti originali e garantire allo spettatore serie e film unici. Ha davvero rivoluzionato il mondo, e ha capito prima degli altri, che attraverso un servizio accessibile ovunque e da qualsiasi dispositivo, si sarebbero potuti fare grandi numeri. Netflix hit the jackpot! DAZN ha fatto lo stesso nel calcio, proponendo un servizio tramite abbonamento per visionare contenuti sportivi, senza però fare concorrenza spietata al colosso SKY, visto che hanno chiuso un accordo per integrare il palinsesto dei campionati. Questa è un’altra storia, ma è attualità e ci fa capire in che direzione sta andando il mondo e quindi anche il modello business attuale e futuro delle multinazionali. Gli scenari sono allettanti e stanno cambiando molte dinamiche in vari settori. "Non è la più forte delle specie che sopravvive, né la più intelligente, ma quella più reattiva ai cambiamenti“, diceva Charles Darwin. Ecco perchè oggi ti parlerò di Apple e Google: stanno dimostrando di essere flessibili ai cambiamenti, se in maniera profittevole lo vedremo solo tra qualche anno. Faccio prima un preambolo (come al solito, ma stavolta dovuto). Apple ha sempre basato il suo modello di business sui prodotti, mentre Google è nata sin da subito come azienda di servizi. La prima la conosciamo tutti e fino ad oggi ha sempre messo sul mercato prodotti di altissimo design e la si può considerare un brand di lusso. Google, è un’azienda di servizi, motore di ricerca più importante al mondo e leader nella pubblicità digitale con Google Adwords. Senza dimenticare che è proprietaria di Youtube e propone altri servizi come Gmail, Chrome, Google Analytics ecc. Come avevo detto nella recensione di “The Four”, non vuole essere etichettata come media company in quanto motore di ricerca e contenitore di informazioni. Ma lo è diventata in un altro modo: entrando nel settore dei videogiochi, lo approfondiremo appunto nel paragrafo dedicato. Due aziende leader in settori completamente diversi (fino a qualche settimana fa). Eppure dal 25 marzo hanno qualcosa in comune: sono appena diventate, appunto, (anche) delle media companies e soprattutto sono delle dirette concorrenti. In che modo? Andiamo nel dettaglio e capiamo perché le loro presentazioni sono così rivoluzionarie. Apple annuncia la guerra a Netflix e Google e si lancia per prima nelle news It’s show time. Lo show a Cupertino è finito il 25 marzo, ma per i consumatori è iniziato adesso (anche se noi italiani per alcuni servizi presentati dovremmo pazientare parecchio, alcuni forse non li vedremo mai). E’ stato un giorno importante per Apple, che per la prima volta non ha presentato un telefono, un Ipad, ma servizi, tanti servizi. Quali saranno utili e di successo, lo sapremo tra tanti anni, ma le ambizioni dell’azienda sono altissime. Si è aperta una nuova era per la mela morsicata: quella dei servizi tramite abbonamento. Dopo il calo di vendite di Iphone nel 2018, l'azienda ha compreso di dover spostare la redditività in altri modi e lo ha fatto presentando, appunto, servizi di vario genere. Oltre ad Apple Card, Tim Cook ha presentato: Apple News+, Arcade, Apple Channels e Apple TV+, con tanto di ospiti internazionali a fare da cornice all'evento. Premetto che il limite di questi servizi è legato al fatto che la maggior parte sono sfruttabili quasi esclusivamente da utenti che possiedono prodotti IOS, a parte Apple Tv+ che potrà essere visionato anche tramite smart tv. Questo "dettaglio" potrebbe limitare la crescita esponenziale rispetto a i concorrenti (Netflix e Google), ma a quanto pare le previsioni sono più che positive. Il messaggio è chiarissimo: ampio spazio ai servizi, che stando a Seeking Alpha (https://seekingalpha.com/article/4225357-apple-doubling-services-revenue-100-billion) la Apple potrà raggiungere i 100 miliardi di euro nel 2023 solo nella voce “servizi”. Attualmente, il segmento "servizi" fa solo (si fa per dire) il 14% del totale delle entrate totali, che in termini di fatturato equivale a $ 37 miliardi, considerando l'anno fiscale 2018. Il CEO Tim Cook ha fissato l'obiettivo di più che raddoppiare tali entrate. "Se Apple raggiungerà l'obiettivo di $ 50 miliardi entro il 2020, potrebbe fissare un obiettivo ancora più grande di raddoppiare i ricavi dal segmento Servizi in altri 5-7 anni", ha affermato l'analista Stanley Katy Huberty Huberty. "Il management di Apple ha chiarito che prevedono che l’azienda in futuro sarà totalmente basata sui servizi”. Ecco le stime rappresentate in un grafico, piuttosto significative, provenienti da una ricerca di Jefferies.com. Vediamo di cosa si tratta, uno per uno. Apple News+: centinaia di magazine con un unico abbonamento Apple News+ (si legge Apple News Plus) è stato il primo progetto presentato sul palco. Tim Cook ha esordito dicendo «Come a molti di voi, anche a me piace andare in edicola e trovare così tanti magazine che parlano di così tante cose diverse, ma possiamo prenderne solo uno o due. Ma cosa succederebbe se potessimo averli tutti? Beh, è quello che facciamo oggi: portiamo le riviste su Apple News». Un'idea sicuramente rivoluzionaria che ridisegna completamente le modalità di fruizione dei magazine e dei quotidiani. Non è detto, però, che avrà il successo sperato vista la predilezione di molte persone di leggere sfogliando la carta. E' una sfida che Apple ha deciso di intraprendere e solo il tempo potrà dire se sarà un successo. A prescindere dalle possibilità di successo globale, rappresenta certamente una vera e propria novità nel mercato (anche se a dir la verità una versione di Apple News era già attiva in America) in quanto ha l'obiettivo di mettere insieme centinaia di riviste e quotidiani ad un prezzo vantaggioso. Con un unico abbonamento di 9,99 dollari (invece che 8000 dollari, prezzo all’anno sommando ogni singolo abbonamento), l’utente ha accesso a oltre 300 riviste e quotidiani. Per il momento il servizio è disponibile solo negli USA e in Canada e in autunno in UK, e chissà quando lo sarà anche in Italia, forse mai. Sarà accessibile da dispositivi proprietari Apple e scaricabile dallo store. Tra i magazine di rilievo ci sono: Vogue, National Geographic Magazine, People, ELLE, The Wall Street Journal e Los Angeles Times. Non sarà presente alcuna pubblicità. Pare che Apple si trattenga il 50% dei ricavi, motivo per il quale ancora gli accordi non sono numerosi. Stai comodo perchè non si parla solo di news, ma anche di cinema e serie tv. Apple channels e Apple TV+: Netflix è avvisata I rumors sono stati confermati: Apple ha presentato due servizi televisivi, differenti tra loro, Apple Channels che includerà altri canali e network principalmente americani e Apple tv + che rappresenterà un vero e proprio servizio in stile Netflix, con tanto di film e serie originali. Vediamo di cosa si tratta. Apple Channels è una piattaforma che integra altri servizi (strano per un’azienda come Apple) che accorperà altre piattaforme già presenti sul mercato come HBO, Prime TV, Starz, SHOWTIME, via via se ne aggiungeranno altri. Ad eccezione di Netflix e Disney. Il prezzo ancora non è noto. Difficilmente la vedremo in Italia perchè rappresenta accordi di diritti di trasmissione al momento non validi per l'Europa. Discorso diverso invece per Apple Tv +. L'azienda ha deciso di investire nel business dello streaming video investendo oltre 1 miliardo di dollari in spettacoli originali (Netflix ne investe 7 miliardi in più, come ti ho detto sopra). Arriverà anche in Italia in autunno e la si potrà scaricare da tutti i dispositivi Apple e da alcune smart tv come Samsung e LG. Il ceo di Netflix, Reed Hastings, ha dichiarato: “Apple è una grande azienda. Vogliamo che le persone guardino i nostri programmi tramite i nostri servizi”. Dunque, è ufficiale che sarà guerra aperta e non ci saranno integrazioni d inessuno tipo tra loro. Non solo piattaforma, ma anche casa di produzione cinematografica, viste la presenza di nomi illustri come Jennifer Aniston, Oprah Winfrey e soprattutto Steven Spielberg. Saranno quindi lanciati sul mercato film e serie tv originali, prodotti proprio dall’azienda con la mela morsicata. Non saranno tantissime le produzioni originali, ma pare che la qualità sarà il punto di forza. Riuscirà la Apple a dare filo da torcere ad un colosso come Netflix e Amazon Prime Video? Aspetta, nono ho finito... In concomitanza a questo annuncio, la Apple si lancia anche nel settore dei videogiochi... Apple Arcade: il gaming ovunque vuoi Apple Arcade! Sarà un servizio all-you-can-play: si potranno provare tutti i titoli della collezione e giocare senza limiti, senza pubblicità né tracking dell’utente, senza acquisti in-app, e nel rispetto della privacy dei giocatori. Il servizio sarà disponibile dall' autunno 2019. Includerà giochi da Annapurna Interactive, Bossa Studios, Cartoon Network, Finji, Giant Squid, Klei Entertainment, Konami, LEGO, Mistwalker Corporation, SEGA, Snowman, ustwo games e molti altri. Ci saranno più di 100 giochi disponibili in download per iPhone, iPad, iPod, Mac e Apple TV. L’abbonamento elimina inoltre gli acquisti in app e la pubblicità, puntando a migliorare l’esperienza di gioco. Molti giochi saranno, appunto, disponibili anche in modalità offline. Anche in questo caso è un servizio dedicato a prodotti proprietari Apple, diversamente da Google. Arcade è stata la risposta di Tim Cook a Stadia di Google. Vediamo di cosa si tratta e quali sono le differenze. Stadia: il futuro dei videogiochi non è in una scatola “Il futuro dei videogiochi non è una scatola”. Piccolo (e ambizioso) slogan per cercare di spazzare via mentalmente leader come PlayStation e Xbox, impresa molto ardua al momento, vista la predilezione dei giocatori verso le console. Ma chissà che Stadia non si rivelerà una vera e propria rivoluzione in tal senso. Il Ceo di Google, Sundar Pichai ha dichiarato: “Abbatteremo i limiti tradizionali del settore dei videogame, sarà una piattaforma per tutti. E quando diciamo tutti intendiamo tutti letteralmente”, Le idee sono chiare e lo confermano le assunzioni di due tra i più esperti del settore. Phil Harrison, ex enfant prodige della Sony (vedi foto in basso), che ha presentato il progetto Stadia, e Jade Raymond, che ricoprirà il ruolo di vicepresidente. Colui che sarà a capo di Stadia Game and Entertainment e si concentrerà su sviluppare giochi in esclusiva e per trasporre le produzioni di terze parti sulla tecnologia cloud. Anche i grandi falliscono. Proprio qualche mese fa Google ha annunciato la chiusura di Google+, un social network nato per contrastare Facebook, Twitter e LinkedIn. Da questo errore, l’azienda ha spostato gli investimenti verso un settore molto più prolifico: quello dei videogiochi, che nel 2018 ha generato 138 miliardi di euro e che secondo alcune previsioni di Newzoo raggiungerà i 180 miliardi di euro nel 2021. Contrariamente a quanto si pensi, il settore non rappresenta solo la fascia giovani e adolescenti ma coinvolge anche tantissimi adulti. Considera che ogni mese su Facebook circa 700 milioni di persone utilizzano i giochi all’interno del social. Google entra, quindi, in maniera dirompente nel settore con Stadia. Il concetto è simile al modello di business di Netflix, nessun hardware, se non un pad (vedi foto in basso, ma sono compatibili anche altri joystick già sul mercato) che permette di giocare tramite TV, PC o cellulare, collegato direttamente con l’assistente di Google. Le rivoluzioni sono sostanzialmente tre: possibilità di utilizzo da qualsiasi dispositivo, sfruttare il servizio in streaming essendo basato sul cloud gaming. Ma soprattutto Stadia sarà perfettamente integrata con Youtube, in quanto attraverso la piattaforma si può iniziare a giocare in maniera immediata dopo la visione di un video. Youtube può diventare davvero un veicolo per creare una sorta di "community del gaming" facilmente accessibile. Google ha previsto anche la funzione multipower. Giochi quando vuoi, dove vuoi e con chi vuoi, visto che ovviamente si può entrare anche in competizione con altri giocatori connessi. Sarà la libreria digitale di videogiochi più grande al mondo, priva di console. Foto pad utilizzabile per sfruttare tutti i giochi di Stadia da qualsiasi dispositivo Prevederà un abbonamento (a quale prezzo ancora non è noto) per usufruire della piattaforma che si adatterà a tutti i dispositivi e alle risoluzioni più esigenti, fino ad arrivare all’8k che rappresenterà il futuro. L’avvento, oramai prossimo, del 5G sarà si rivelerà sicuramente un vantaggio non da poco nella riuscita di questo progetto, considerando la spiccate esigenza del giocatore medio di avere altissime prestazioni e qualità eccellenti in ogni videogioco. Secondo Bloomberg le azioni di Sony e Nintendo, in seguito all’annuncio, pare che siano calate rispettivamente del 4.6 % e del 4.5 %. Riuscirà Stadia a spazzare le console? Sarà un'impresa molto ardua, visto che il mercato delle console è più che consolidato. Però, la storia insegna e si diceva la stessa cosa di Blockbuster. A proposito: anche il colosso di Zuckerberg pare essere al lavoro su una tecnologia di streaming nei videogiochi. Il futuro, appunto, sarà rappresentato da sistemi aperti che prevederanno la fruizione dei servizi in maniera veloce, accessibile da qualsiasi parte e da tutti i dispositivi (o quasi, Apple a parte). L'integrazione tra dispositivi può davvero essere l'elemento fondamentale nel business di oggi e di domani. Riusciranno Google e Apple a rivoluzionare l’intero sistema globale attraverso questi nuovi servizi? Chi ha letto questo articolo ha consultato anche: Scopri come Netflix e Amazon perdono milioni di euro (anche miliardi) consapevolmente “Né RedBox, né Netflix sono lontanamente sul nostro radar in quanto a competitività”. Contenuto o contenitore: ai follower l'ardua sentenza “In the future everyone will be world-famous for 15 minutes”. Apple: i 7 motivi di un successo straordinario “E’ meglio essere primi nella mente che primi sul mercato”. |