Cerchiamo di non guardarci indietro con rabbia o avanti con paura, ma intorno con consapevolezza. James Thurber Trolley o zaino in spalla, dei vestiti comodi addosso, l’essenziale per poter partire “leggeri” e tanta voglia di avventura. Soli o in compagnia. Ce lo saremmo immaginati così il nostro viaggio verso la consapevolezza. Qualcuno se lo immaginava in un’isola deserta, chi in Africa, chi in una splendida metropoli, chi sognava di affrontare il lungo cammino che porta a Santiago e chi in un posto completamente sconosciuto. Fuori dal mondo. Ognuno nella dimensione in cui si si ritiene più adatto in base al proprio carattere. Non si tratta di un viaggio normale, ma di un'esperienza che ti catapulta fuori dalla zona comfort. Il viaggio si sa, è terapeutico e fa vivere momenti unici che permettono di uscire dalla propria routine, di ritrovare la serenità e di depurare la mente. Viaggiare aumenta la nostra consapevolezza, oltre che la nostra cultura. "L’unica regola del viaggio è: non tornare come sei partito. Torna diverso." Anne Carson E adesso stiamo viaggiando tutti insieme dalle nostre case. Dal nostro luogo sicuro, con le persone che vorremmo sempre con noi. Non è bellissimo? Le abbiamo scelte. È un viaggio interiore, un percorso che tanto si avvicina all’idea comune di viaggiare per ritrovare sé stessi. Quell’idea che ci porta ad aprire la mente, allargare i nostri orizzonti e le vedute. Anche a soffrire. A tratti è triste perché manca la quotidianità. La "vecchia" normalità. Ma è pur sempre un viaggio che lascia qualcosa: ricordi, ferite, emozioni e conoscenze. Ci fa crescere e ci induce a riflettere. Torneremo diversi da questo viaggio? Certamente stiamo (ri)scoprendo "l'arte della lentezza" (nonché titolo del libro di Véronique Aïache: trovi la recensione nella libreria digitale), che ci induce ad annoiarci - quindi ad essere creativi ad occupare il tempo nella maniera che riteniamo più opportuna - e a decelerare i ritmi. Questo, probabilmente, è l’unico viaggio che abbiamo iniziato senza conoscere né la durata né la meta. La strada che percorreremo la scopriremo passo dopo passo - step by step per gli anglofoni - superando tanti ostacoli per poi arrivare chissà dove. In questo viaggio siamo liberi di gestire il tempo - dove il tempo non è denaro ma dedicare la propria attenzione su qualcosa o qualcuno - e di ritrovare (o scoprire) i valori che ci appartengono. Di soffermarci a ragionare su quali siano i punti cardine della nostra vita e su cosa abbiamo realmente creato fino all’altro ieri (prima di partire). Di ricrederci su alcune persone (in positivo o in negativo) e di mettere in dubbio le nostre convinzioni e le nostre sicurezze. È tutto in discussione, tranne le nostre radici. Quelle non si sradicano. Ci siamo rivelati per quello che siamo: fragili o antifragili (neologismo di Nassim Taleb), dipende da come siamo fatti. Forse i più invincibili, quelli che non avrebbero mai pensato di "cadere", hanno conosciuto per la prima volta la loro fragilità. E invece, chissà, chi era fragile si è scoperto antifragile. "L'antifragilità va al di là della resilienza e della robustezza. Ciò che è resiliente resiste allo shock e rimane identico a se stesso; l'antifragile migliora." Nassim Taleb Stiamo tutti potenziando e ricostruendo, mattone per mattone, la nostra antifragilità. Stiamo navigando a vista. Si può proprio dire. Stiamo viaggiando verso un altro modo di vivere (almeno per un primo periodo). In queste settimane, grazie alla paura, stiamo allenando l'elasticità della nostra mente. Come se fosse un muscolo che ha bisogno di flessibilità e di crescere, altrimenti si atrofizza. Stiamo entrando e uscendo continuamente dalla zona comfort come se ad accoglierci all’entrata ci fosse una porta scorrevole. Pian piano ci stiamo adattando al pensiero comune che nei prossimi mesi tante cose saranno diverse rispetto a prima. Con la consapevolezza che non sappiamo proprio niente di quello che sarà. Pensiamo a qualsiasi soluzione possibile per tutelare la nostra vita sociale ed economica. Tutte supposizioni che però ci fanno capire quanto eravamo “ricchi” prima. E non parlo di denaro (anche se prima di tutto ciò stavamo tutti decisamente meglio), ma ricchi di vita: famiglia, amici, lavoro. Cose semplici. Siamo consapevoli che dobbiamo adattarci per sopravvivere. E non è poco. Adesso siamo consapevoli anche di qualcos'altro. Siamo consapevoli che senza gli altri siamo incompleti. Siamo consapevoli che la libertà è un valore inestimabile e che sarà bellissimo vivere la vita fuori senza sentirsi in colpa di uscire. Siamo consapevoli che finora abbiamo dato rilevanza a tante cose inutili, dimenticandoci l’importanza di essere delle persone e non delle macchine che lavorano 8 ore al giorno, se non di più. Siamo consapevoli che dovremo rinunciare a tante cose, ma d'altra parte non c'è scelta. Su qualcosa (forse), ancora, non siamo consapevoli. Siamo consapevoli che il valore del tempo che abbiamo a disposizione adesso è inestimabile? Siamo consapevoli che è bellissimo parlarci tutti in felpa (quando si vuol essere proprio eleganti) e in ciabatte? Ci rende ancora più umani. Siamo consapevoli dell’importanza dell’uso delle parole, soprattutto in situazioni di paura e di incertezza? Siamo consapevoli che è fondamentale potenziare la nostra consapevolezza per guardare tutto con estrema lucidità? Saremo consapevoli che l’essenziale è comprendere cosa è davvero prezioso per noi? La conoscenza, le competenze e la speranza - accompagnata da un sano ottimismo - sono frutto di una consapevolezza conquistata, e ne parlerò nel prossimo articolo. Quando questo viaggio sarà finito ricordiamoci chi ci è stato accanto, chi ci ha aiutato e ci ha sostenuto, e chi invece, ne ha approfittato o ci ha evitato. Cosa vuoi fare adesso? Se vuoi viaggiare leggendo un libro, qui trovi 11 titoli di testi, a mio parere utili, per questo periodo. Oppure ti invito a leggere l'articolo "Dare un senso ad un mondo caotico". Curioso per natura, sportivo dalla nascita e testardo per origini. Leggo per crescere e per esplorare nuovi mondi. Amo il marketing, la vendita, il calcio e i viaggi. Adoro i Simpson e sono un divoratore di serie tv. Odio il piccante, la 'nduja, la cipolla e l'aglio. E per questo mi definiscono un calabrese atipico. |